“+Europa vuole svendere il Made in Italy agroalimentare alle multinazionali nel nome di una tutela della ricerca che la legge non mette affatto in discussione. Ma ci auguriamo che a farla siano anche Istituti pubblici e Università e non solo multinazionali interessate solo a fare business”. E’ quanto afferma il responsabile nazionale del Dipartimento Agricoltura di Fratelli d’Italia, il deputato Aldo Mattia, nel sottolineare che “anti-italiana è la posizione ideologica di contestazione di una norma che nasce dalla più ampia partecipazione popolare”.
“A volerla – continua – sono stati i cittadini con la raccolta di oltre 2 milioni di firme a sostegno del provvedimento, con più di 2 mila comuni che hanno deliberato a favore spesso all’unanimità, tutte le Regioni di ogni colore politico ed esponenti di tutti gli schieramenti oltre a ministri e sottosegretari, parlamentari nazionali ed europei e sindaci. Una norma appoggiata anche da una larga e composita alleanza, dall’Acli ad AssoBio, dalla Cna alla Coldiretti, da Italia Nostra a Slow food Italia. L’invito al rispetto del principio di precauzione che è alla base di questa normativa deriva peraltro proprio dall’unico rapporto scientifico indipendente fino ad ora esistente realizzato da Fao ed Oms che individua ben 53 rischi potenziali per la salute. A questo proposito va ricordato che nei processi produttivi della carne a base cellulare vengono utilizzati gli ormoni messi al bando negli allevamenti proprio dall’Unione Europea da oltre 40 anni. L’Italia in Europa e l’Europa nel mondo, per la cultura alimentare che hanno sviluppato nei secoli, hanno il dovere di svolgere un ruolo guida nelle politiche di sicurezza alimentare senza affidarsi alle rassicurazioni interessate delle poche ma grandi multinazionali che vogliono fare business nel settore. Mente sapendo di mentire chi pensa che il cibo prodotto nei bioreattori di laboratorio potrà essere una opportunità di crescita per le piccole imprese. Non è un caso che oggi impegnati in questo affare ci sono i più grandi gruppi mondiali della finanza, dell’hitech e della farmaceutica”, conclude Mattia.