Anagni – “Un gesto di pura, assoluta crudeltà, che merita di essere punito in proporzione alla gravità del fatto”. Così l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente (LEIDAA) definisce l’uccisione della capretta durante una festa di compleanno ad Anagni. Un grave episodio salito alla ribalta delle cronache nazionali dopo che la mattanza è stata filmata in tutte le sue fasi con lo smartphone e diffusa sui social.
Abbiamo scelto di non diffondere i video, inviati alla nostra redazione da una lettrice, nella notte tra lunedì e ieri, perché le immagini in essi contenute erano troppo difficili da guardare e tollerare. E poco spazio lasciano ai dubbi, alle scuse, ai pentimenti. Quei filmati ritraggono un gruppo di giovanissimi in un agriturismo alla periferia della Città dei Papi. Lì stavano festeggiando un diciottesimo compleanno, lì la furia del branco ha preso il sopravvento su un essere indifeso.
“Colpisce – aggiunge la deputata, che presiede l’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e la tutela dell’ambiente – la totale assenza di empatia, la totale insensibilità di chi ha compiuto quest’azione del tutto immotivata, e quella di chi ha ripreso l’avvenimento come se la distruzione di una vita fosse uno spettacolo godibile. A maggior ragione il fatto colpisce perché si tratta di ragazzi molto giovani. Solo la famiglia e la scuola possono colmare le pesanti lacune educative che un tale comportamento evidenzia. Al Parlamento il compito di inasprire finalmente le pene per gli odiosi reati a danno degli animali. Spero che sia presto approvata la mia proposta di legge in tal senso, attualmente all’esame della commissione Giustizia della Camera. Se quel testo fosse già in vigore, i responsabili finirebbero in carcere e la diffusione del filmato su internet costituirebbe un’aggravante. In ogni caso – conclude – LEIDAA presenterà denuncia e si costituirà parte civile se, come auspicabile, si arriverà a processo”.
Le indagini
Ora i protagonisti di questo ignobile gesto rischiano l’accusa di “maltrattamenti di animale” o, peggio, “uccisione di animali”, qualora venissero confermate le circostanze che hanno portato l’animale alla morte. Un reato punito ai sensi dell’Art 544 bis del codice penale: “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni”; laddove per crudeltà va intesa la causazione della morte con modalità o per motivi che urtano la sensibilità umana. Il Pm della Procura dei Minori, dopo la visione dei filmati, ha disposto l’avvio dei riscontri investigativi. I Carabinieri della Compagnia di Anagni dovranno ora interrogare tutti coloro che erano presenti alla festa di compleanno e ricostruire la dinamica dei fatti.
La povera capretta è stata presa a calci da uno dei giovani incitato dal gruppo al grido di “Ancora, ancora”. Nel frattempo, l’amico riprendeva tutto con il suo smartphone. Poi è stata caricata su un carrello e gettata da un parapetto al di sotto di un muretto. Nel video si sentono chiaramente i commenti dei presenti, le risate, le parolacce. Nessuno di loro, però, è intervenuto per fermare lo scempio. E, alla luce del fatto che questo tipo di reato può essere parificato all’omicidio, “in quanto attribuisce rilievo a qualunque condotta, sia omissiva che commissiva, che è oggettivamente idonea a produrre l’evento-morte dell’animale (a prescindere dalle sue concrete modalità esecutive)”, a rischiare penalmente non è solo l’autore dell’eventuale reato, dunque il ragazzo immortalato mentre sferra i calci al povero animale: tutti, seppur in misura diversa, sono responsabili di quanto accaduto.
I profili social dei protagonisti sono stati prontamente chiusi, qualcuno addirittura cancellato, esattamente come il video che, però, era già stato salvato su altri dispositivi. In un commento, uno dei presenti afferma che: “La capra era già morta”. Circostanza tutta da comprovare.
Associazioni animaliste sulle barricate
Sulla vicenda è intervenuta anche l’AIDAA, Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente, che ha emesso un breve comunicato annunciando denunce: “Questa è una azione criminale di una violenza inaudita che deve essere punita severamente e che soprattutto non deve passare sotto silenzio e per questo abbiamo deciso come associazione di denunciare sia l’autore dell’omicidio della capretta sia il suo amico che ha ripreso tutto quanto. Devono pagare caro!”, scrivono dall’Associazione.
“L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) nelle prossime ore presenterà una denuncia per maltrattamento e uccisione di animali nei confronti degli autori dell’atroce fine della capretta. L’associazione si costituirà inoltre parte civile nel processo“. «Procediamo chiedendo la massima pena per il reato di maltrattamento e uccisione di animale aggravato da futili motivi», spiega l’avvocato Claudia Taccani, responsabile dell’Ufficio legale Oipa. «Questo genere di delitti sono l’espressione di pericolosità sociale e auspichiamo una volta di più che il legislatore metta finalmente mano a una riforma del Codice penale che inasprisca le pene per questi reati».
Il caso è, dunque, divenuto di rilevanza nazionale e di certo la provincia di Frosinone non ne esce gloriosa. Al netto delle indagini, delle condanne sul web, della rabbia e dello sconcerto, la realtà è che i social mostrano, ormai ogni giorno, quella che è una vera e propria deriva sociale. Forse sarebbe il caso che la famiglia, la scuola e le istituzioni cominciassero a rivedere i modelli educativi delle nuove generazioni. Evidentemente, qualcosa negli ultimi anni è andata storta.