Giovanni Falcone avrebbe rifiutato la definizione di ‘eroe’. Piuttosto avrebbe voluto essere indicato come un servitore dello Stato, che ha rinunciato alla sua vita privata e alla libertà semplicemente per quello spirito di servizio di cui ha parlato nelle poche interviste concesse nel corso della sua carriera.
Di questo e di tanti altri aspetti di un magistrato che ha fatto la storia nella lotta alla mafia si è parlato, questa mattina, nell’ambito di un convegno frutto della collaborazione tra Procura, Tribunale di Frosinone, Associazione Nazionale Magistrati, Ordine degli avvocati di Frosinone e Istituto Superiore ‘Bragaglia’ di Frosinone, a trent’anni dalla strage di Capaci nella quale, insieme a Giovanni Falcone, persero la vita sua moglie, Francesca Morvillo, e tre agenti della scorta.
Non solo un ricordo dell’impegno e del grande lavoro portato avanti con l’amico e collega Paolo Borsellino, ma anche l’aspetto privato della sua lotta alla mafia, dalle rinunce a una vita blindata 24 ore al giorno. Tra i saluti quello del prefetto di Frosinone, Ernesto Liguori; del presidente della Sezione penale del Tribunale di Frosinone, Francesco Mancini; del sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Frosinone e presidente provinciale dell’Anm di Frosinone, Vittorio Misiti; del presidente dell’Ordine degli avvocati di Frosinone, Vincenzo Galassi; del presidente della Provincia, Antonio Pompeo; del sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani; della consigliera regionale Sara Battisti, del presidente del Consorzio Industriale del Lazio, Francesco De Angelis; della professoressa Azzurra Mottolese dell’Ufficio scolastico provinciale e del dirigente scolastico dell’Istituto superiore ‘Anton Giulio Bragaglia’, Fabio Giona, moderati dal Giudice del lavoro presso il tribunale di Frosinone, Massimo Lisi.
Quindi l’intervento del procuratore di Frosinone, il dottor Antonio Guerriero, che nel racconto di come la sua vita e la sua professione hanno incontrato quelle di Falcone, ha sottolineato il messaggio più importante lasciato in eredità dal magistrato è che bisogna dialogare con tutti, portando la testimonianza di come non si debba incidere sull’indipendenza e l’autonomia della magistratura.
A concludere l’interessante focus dell’avvocato Fabio Padovani, referente del Cnf per la Legalità dell’Ordine degli avvocati di Frosinone, che ha ripercorso le tappe salienti del lavoro di Falcone, le indagini, le amicizie, le vittime di Cosa Nostra fino al maxi-processo preparato nel carcere dell’Asinara con Paolo Borsellino.
Una lezione di legalità per tutti ma, soprattutto, un messaggio importante per gli studenti del ‘Bragaglia’ che hanno ascoltato con grande interesse gli interventi. A loro è dedicata una delle frasi simbolo di Giovanni Falcone: ‘Gli uomini passano, le idee restano e continuano a camminare sulle gambe degli altri uomini’.