Era stato lanciato l’allarme qualche giorno fa. Kim, una meravigliosa cagnolona di 2 anni, razza Dogo Argentino, era introvabile. La pelosotta era stata smarrita lo scorso 22 aprile a Chiaiamari, frazione di Monte San Giovanni Campano. Subito la sua immagine dolcissima aveva fatto il giro dei social con tutte le info del caso. Era anche microchippata. In tanti hanno provato a cercarla e in tantissimi hanno veicolato il messaggio attraverso i propri canali. La cucciolotta, stando a quanto si apprende, era fuggita dopo essersi impaurita a causa dei fuochi d’artificio. Secondo il racconto dei proprietari, Kim avrebbe scavalcato la recinzione scappando. Sono state ore di angoscia. Il popolo del web sperava nel lieto fine, ma non è stato così. Kim è stata trovata, sì, il giorno seguente. Ma è stata trovata morta. Qualcuno le ha sparato con un fucile. Sparato. È stata uccisa da ‘ignoti’. Ma quale sarebbe la sua colpa? Forse figurare tra quelle razze canine ritenute pericolose? Anche fosse, non giustifica in alcun modo il terribile reato compiuto. Non c’è un senso dietro l’ennesima violenza perpetrata ai danni di anime innocenti, che non conoscono cattiveria. Quella che invece ha certamente animato il soggetto che ha premuto il grilletto togliendo a Kim la stessa vita e ai suoi padroni la felicità di vederla scorrazzare nel giardino di casa, di giocare con lei, di coccolarla e amarla come un membro della loro famiglia. Ancora una volta probabilmente la bestia che ha sparso sangue resterà nell’ombra e impunita.
Un caso che segue tanti altri simili, di brutture e crudeltà infinite commesse sugli animali. Una scia di dolore e atrocità che sembra essere senza fine e che spesso vede soggetti profondamente deviati come autori di simili violenze. Avvelenamenti, torture inenarrabili, botte, uccisioni con armi di vario genere. Il tutto a confermare che è l’uomo l’animale più pericoloso, l’unico dotato di malvagità.
Vogliamo ricordare, che il Codice Penale in vigore in Italia punisce uccisioni e maltrattamenti secondo quanto segue: “Il nuovo articolo 544-bis c.p.(Uccisione di animali) punisce con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi chiunque per crudeltà o senza necessità cagiona la morte di un animale. L’articolo 544-ter c.p. (Maltrattamento di animali) punisce con la reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro, chiunque per crudeltà o senza necessità cagiona una lesione ad un animale o lo sottopone a sevizie, o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche. La stessa pena è comminata a chi somministri agli animali sostanze stupefacenti o vietate o li sottoponga a trattamenti che provochino danno alla salute degli stessi. Si prevede infine un aumento della metà della pena qualora dai fatti di cui al comma 1 derivi la morte dell’animale”.
Ma ancora non basta come deterrente, ancora non riesce a frenare il susseguirsi di episodi come il caso dell’incolpevole Kim. Di quante altre Kim dovremmo scrivere prima che si possa sperare in un inasprimento di queste leggi e nella loro applicazione alla lettera? Quante anime pure dovranno salire sul ponte dell’arcobaleno prima che si metta in atto una vera e propria campagna di sensibilizzazione all’argomento?