Maltrattamenti fisici e psicologici per oltre un decennio. Poi la forza di denunciare ogni angheria da parte del compagno, padre dei suoi tre figli. Un calvario lungo e infinito quello vissuto da una donna residente nel Cassinate che vede coinvolti anche i suoi familiari.
Per sfuggire alle botte e alle vessazioni del marito, infatti, la poveretta aveva cercato più volte rifugio dai genitori e dai fratelli ma anche qui era stata raggiunta e percossa dall’ex compagno. Una situazione divenuta insostenibile che neanche la Giustizia è riuscita ad arginare con dei provvedimenti prima e con gli arresti domiciliari poi.
Lui, senza remore e senza freni, non si è mai arreso. Ieri la corte d’appello di Roma ha confermato la sentenza emessa dai giudici del tribunale di Cassino lo scorso febbraio e l’uomo è stato condannato a una pena di tre anni di reclusione. Una storia questa che vede come protagonista una giovane donna, madre di bimbi molto piccoli, che per 10 anni ha sopportato vessazioni mensili ma poi, durante la Pandemia i maltrattamenti sono divenuti quotidiani e inaccettabili.
Una sera, dopo l’ennesima brutale aggressione, la poveretta è riuscita a fuggire con i tre bambini nella casa dei genitori e da qui inizia la seconda parte del suo incubo fatto di danneggiamenti, insulti, tentativi di accesso nell’abitazione degli ex suoceri e tante altre folli iniziative. Un escalation che si è conclusa con l’arresto. Ieri, con la decisione della corte d’appello di Roma, i giudici hanno ulteriormente confermato il carattere violento dell’uomo. La vittima e i suoi bimbi sono difesi dall’avvocato Mariangela Di Passio.