Biodigestore di Frosinone, Petricca e Martino: “Un silenzio insopportabile da sinistra e da destra”

I consiglieri comunali di FutuRa si chiedono polemicamente perché una vittoria dei cittadini venga del tutto ignorata dagli schieramenti

Da sempre in democrazia gli uomini della politica e delle istituzioni parlano, per dialogare con i governati. Specialmente nei momenti più delicati nella storia delle loro comunità. Non è stato così per l’archiviazione della procedura relativa alla istanza per la realizzazione del biodigestore di Frosinone nel territorio che comprende via Selva dei Muli, via Lestre del Cerro, via Selvotta e via Selva Casarina. “Una vittoria di cittadini – sottolineano i promotori dell’opposizione all’apertura dell’impianto in un territorio già provato da un punto di vista ambientale, qual è la Valle del Sacco -, vittoria riportata sia nelle vesti di ‘Comitato Tutela, Salute e Territorio Selva dei Muli’ che in quelle dell”Associazione Medici di Famiglia per l’Ambiente’”. Eppure ad una settimana di distanza circa dallo spargersi della notizia, quel che sembra prevalere è il silenzio, l’assenza completa di commenti e considerazioni da parte dei vertici del centrodestra come del centrosinistra. I dottori Teresa Petricca e Giovambattista Martino, dell’associazione Medici di famiglia ma anche e soprattutto consiglieri comunali di maggioranza del neo gruppo consiliare FutuRa, hanno un dubbio che li agita: un’ampia parte della politica locale sembra aver piuttosto incassato un colpo, anziché una affermazione positiva per il territorio. Proprio per questo ko forse inatteso della pratica, perseguire l’oblio appare forse a questi esponenti silenti come la soluzione più conveniente se non il comportamento più ovvio e conseguente.

Vittoria di comitati e cittadini che la politica non commenta

“Abbiamo visto – dichiarano all’unisono i consiglieri Petricca e Martino – che qualsiasi azione, anche insignificante, che venga portata avanti, anche un semplice gesto, perfino chinare il capo o lanciare uno sguardo, viene considerata come spunto di valutazioni politiche. Ecco perché ci siamo chiesti in questi giorni, e più di qualche volta, perché l’aver bloccato un biodigestore e l’aver salvato Frosinone dal riversarsi di 90mila tonnellate di immondizia l’anno non abbia suscitato la benché minima reazione politica, nemmeno un giudizio generico sull’argomento. Cosa significa questo silenzio che definire assordante è poco? È forse dispiaciuto alla politica stessa quel che è accaduto? A destra e sinistra indistintamente? Pare proprio di sì – hanno proseguito i dottori Petricca e Martino – visto che, né gli uni e né gli altri, hanno manifestato un atteggiamento, non diciamo di accondiscendenza, ma almeno di riconoscimento per il risultato conseguito. Il pericolo reale della città, eliminato anche grazie a noi ed ai comitati, lo ricordiamo era legato al riversarsi di 90mila tonnellate di immondizia ogni anno. Se consideriamo che si discute in continuazione della discarica di Via Le Lame, che custodisce circa 650mila tonnellate di rsu, si comprende come la stessa quantità in sei anni sarebbe stata superata dall’immondizia che sarebbe giunta nel capoluogo per alimentare quell’impianto. Insomma nessuno vuol essere ringraziato ma almeno che la politica dicesse che questa cosa è avvenuta ce lo saremmo francamente aspettati”.

Una battaglia ambientale durata 5 anni fra molti inviti a desistere

Tornando all’archiviazione della procedura per l’edificazione del Biodigestore di Frosinone, sono gli stessi cittadini che hanno firmato la diffida ai decisori regionali e l’esposto all’autorità inquirente. “Gli uni per difendere i sacrifici di una vita e la storia di generazioni, gli altri per la difesa della salute di una intera comunità – hanno ricordato in una nota congiunta Associazione Medici per l’Ambiente e Comitato Selva dei Muli -. Una storia iniziata 5 anni or sono che
sembrava ineludibilmente predestinata, accompagnata da un mantra che continuamente consigliava di desistere: ‘tanto non c’è nulla da fare…’. Un susseguirsi di conferenze di servizi regionali più volte procrastinate, frazionate e rimandate alla ricerca di una composizione documentale idonea per l’approvazione, dove gli interventi dei medici e di
altre associazioni territoriali venivano puntualmente disattesi. Abbiamo assistito, in questo iter, alla marginalizzazione della difesa della salute nell’ambito di meccanismi procedurali che ancora ci appaiono incomprensibili. E’ nostra convinzione, che una svolta in questa interminabile ‘guerra’ sia scaturita dall’aver spostato l’attenzione da percorsi tecnici, che sembravano condurre all’approvazione del biodigestore, verso la condizione sanitaria reale e concreta della collettività. Abbiamo smesso di lamentarci con la Regione Lazio ed abbiamo agito sul territorio. Ed ecco le spirometrie ai residenti di Selva dei Muli. Una valutazione documentata della funzione ventilatoria attuale degli accedenti comparabile e riproducibile, a distanza, della eventuale edificazione del biodigestore a certificare eventuali sopraggiunti danni. Un fatto concreto ed incontrovertibile, come concreta ed
incontrovertibile è stata la determinazione, in propria ed altrui difesa, dei cittadini di Selva dei Muli che hanno orgogliosamente ribadito l’appartenenza ad una frazione vulcanica del territorio frusinate, traboccante di storia”.

Se il diritto alla salute e all’integrità del territorio è spinto dal basso

Medici e Comitato, ricordiamo, che hanno tra l’altro presentato al sindaco Riccardo Mastrangeli una relazione con gli studi scientifici, nazionali e regionali, attestanti la condizione sanitaria della città. Un documento depositato poi in Regione in sede di ultima conferenza dei servizi. Relazione, peraltro, definita “un rimpiazzo disperato di un piano sanitario territoriale assente”. Sempre Medici e Comitato hanno investito i nuclei investigativi esponendo la difficoltà incontrate o lacune come la mancata di caratterizzazione del terreno insistente in ambito SIN e nota da ben 5 anni. Insomma difendere le istituzioni che funzionano, le garanzie, la certezza del diritto, il diritto alla salute ed alla integrità del territorio è possibile sempre se una legittima e motivata spinta dal basso esiste, com’è avvenuto a Selva dei Muli. Perché è importante poter contare su un moto popolare capace anche di conquistare diritto di pensiero, parola e azione. Qui si tratta di proteggere la qualità della vita e dell’ambiente che ci restano e non è possibile voltarsi dall’altra parte. Per questo Martino e Petricca insieme al comitato dei cittadini, a vittoria avvenuta, oggi si voltano dietro per contare quanti stavano davvero, a viso aperto, dalla loro parte. Nei partiti prima di tutto.

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Stefano Di Scanno
Stefano Di Scanno
Giornalista Professionista

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