Home Cronaca Bimbo sciolto nell’acido, a Roccasecca nasce “Largo Giuseppe Di Matteo”

Bimbo sciolto nell’acido, a Roccasecca nasce “Largo Giuseppe Di Matteo”

L'atto ufficializzato con una delibera approvata all'unanimità: accolto l'appello lanciato da don Maurizio Patriciello

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La proposta lanciata da don Maurizio Patriciello nei giorni successivi all’arresto di Matteo Messina Denaro è stata recepita dal sindaco di Roccasecca Giuseppe Sacco che l’ha tramutata in realtà: la cittadina del Cassinate presto avrà un largo intitolato a Giuseppe Di Matteo, il bambino di soli 11 anni assassinato da Giovanni Brusca. Per quell’atroce fatto è stato ritenuto responsabile anche Matteo Messina Denaro che però ha sempre negato.

Il Comune di Roccasecca, nei giorni scorsi, con una delibera approvata all’unanimità, ha quindi avviato l’iter di realizzazione del largo commemorativo nel quale già si stanno attuando i lavori di rifacimento. “Un atto dovuto – spiega il sindaco Giuseppe Sacco – perché simili tragedie non vengano mai dimenticate. Uccidere un bambino di soli 11 anni è stata una barbarie. Sciogliere il suo corpo dell’acido è stato disumano“.

Nella motivazione, il Comune di Roccasecca così spiega la decisione: “E’ volontà dell’Amministrazione Comunale, in previsione della futura inaugurazione dell’area da destinare a piazza cittadina come luogo di incontro e socialità, con la denominazione “Largo Giuseppe Di Matteo” vittima innocente di mafia, la cui vita è stata atrocemente spezzata; Giuseppe Di Matteo, nacque a Palermo il 19 gennaio 1981, fu rapito il pomeriggio del 23 novembre 1993, all’età di dodici anni, in un maneggio di Villabate, da un gruppo di mafiosi che agivano su ordine di Giovanni Brusca, allora latitante e boss di San Giuseppe Jato. Secondo le deposizioni di Gaspare Spatuzza, che prese parte al rapimento, i sequestratori si travestirono da poliziotti della DIA, ingannando facilmente il ragazzino, che credeva di poter rivedere il padre, in quel periodo sotto protezione lontano dalla Sicilia. Spatuzza raccontò anche che: “Agli occhi del ragazzo siamo apparsi degli angeli, ma in realtà eravamo dei lupi. …. Lui era felice, diceva ‘Papà mio, amore mio'”.

Il giovane fu legato e lasciato nel cassone di un furgoncino Fiat Fiorino, chiuso in un magazzino a Lascari, prima di essere consegnato ai suoi carcerieri. Per tutto il 1994 il ragazzo fu spostato in varie prigioni nel palermitano, nel trapanese e nell’agrigentino e nell’estate 1995 fu infine rinchiuso in un vano sotto il pavimento di un casolare-bunker costruito nelle campagne di San Giuseppe Jato al quale si accedeva azionando un meccanismo elettromeccanico, dove rimase per 180 giorni fino alla sua uccisione: venne strangolato e poi disciolto nell’acido l’11 gennaio 1996, dopo venticinque mesi di prigionia. La città di Roccasecca intende fare del ricordo di Giuseppe Di Matteo un impegno quotidiano, civile, per farlo vivere ancora, per non farlo morire mai”.

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