Sulla gestione delle spiagge italiane i consumatori chiedono a gran voce una maggiore trasparenza e l’introduzione di servizi pubblici. “Le spiagge sono beni demaniali per natura e se non generano pubblico servizio o pubblica utilità vanno messe a gara con un rialzo del canone che oggi è ridicolo – afferma Silvano Morandi, esperto del settore per Consumerismo No profit – Abbiamo esempi concreti di ristoranti praticamente identici, uno su area demaniale con un canone di 3.000 euro annui e l’altro in affitto a 140.000 euro annui, e in entrambi il prezzo dello spaghetto alle vongole è lo stesso. Questa disparità è inaccettabile”.
Per superare questa situazione di stallo è necessario prima di tutto la messa a gara delle concessioni con evidenza pubblica internazionale e senza alcuna prelazione, con limitazioni ad una sola concessione su territorio nazionale: se le spiagge non forniscono servizi pubblici, le concessioni dovrebbero essere rimesse a gara, garantendo un aumento significativo dei canoni e una maggiore trasparenza nella gestione – aggiunge Consumerismo – Serve poi la trasformazione in beni demaniali per destinazione: le spiagge potrebbero essere trasformate in beni demaniali per destinazione, offrendo servizi pubblici come spazi per disabili, ombrelloni a prezzi sociali e rifacimento delle aree comuni. In cambio, i concessionari beneficerebbero di un canone calmierato.
“È tempo di abbandonare le rendite di posizione, le sirene elettorali e affrontare la realtà: o si introducono servizi pubblici efficienti, o si procede con le gare. In entrambi i casi, lo Stato incasserà finalmente di più e i cittadini potranno godere appieno delle spiagge, patrimonio di tutti” conclude il presidente Luigi Gabriele.