“Ho mandato un vocale a mia moglie nel quale le dicevo che stavo per morire aggredito da un orso e che amavo sia lei che nostro figlio di due anni. Poi ho chiamato mio padre e gli ho detto la stessa cosa. Perché credevo che quell’orso mi avrebbe nuovamente raggiunto in breve tempo e mi avrebbe sbranato”. Antonio Rabbia è il coraggioso ingegnere di 33 anni, residente ad Ausonia, che lo scorso 21 dicembre è rimasto vittima di una vicenda che ha dell’incredibile. È stato azzannato alla pancia da un orso mentre passeggiava lungo la strada panoramica 609 in territorio di San Donato Valcomino. L’uomo in questa vicenda viene tutelato dall’avvocato Giuseppe Spaziani.
“Credo di essere sopravvissuto all’attacco di mamma orsa perché ho lottato per la vita ed ancora oggi, a distanza di alcuni giorni, non riesco a credere che una normale passeggiata in una zona di montagna, altamente frequentata da anche da anziani e bambini, potesse trasformarsi nella mia fine. Tutto ha avuto inizio il 21 dicembre poco dopo le 13 quando sono arrivato a San Donato Valcomino in compagnia del mio cagnolino, un meticcio di 5 anni, che si chiama ‘Biondo’. Ho parcheggiato nella piazzola denominata la ‘curva dei motociclisti’ e con il mio fedele amico a quattro zampe al guinzaglio ho iniziato a percorrere il sentiero aperto al pubblico”.
“Un momento di pace, reso gradevole anche dai raggi del sole. Ad un certo punto ho visto il cane alzare la testa di scatto e nel girare lo sguardo ho notato due piccoli orsi vicino accanto ad un gruppo di pietre. Neanche il tempo di elaborare cosa stesse accadendo che ho visto un orso grande, immenso, alzato con le zampe in aria e la bocca spalancata che ha emesso un verso terribile: era ad una distanza di circa 50 metri da me ma è riuscito ad arrivarmi addosso in pochi secondi. Con le fauci mi ha addentato alla pancia mentre cercavo di fuggire“.
“Insieme siamo rotolati a valle per una ventina di metri. Io sono stato bloccato da un albero al quale mi sono aggrappato mentre l’orso ha continuato a cadere verso il basso. Ho provato a mettere la gamba a terra per scappare ma mi sono reso conto che ero ferito e che perdevo sangue e non riuscivo a correre. Nel frattempo il mio cane, che avevo perso di vista, è andato incontro all’orso e ringhiando ed abbaiando è riuscito a farlo retrocedere. Questo mi ha consentito di strisciare per duecento metri e sono riuscito ad arrivare alla macchina ed a chiedere soccorso mentre ero convinto che il mio amato cagnolino fosse morto per difendermi. Sono stato portato in ospedale a Cassino e medicato: oltre alle ferite alla pancia, ho riportato anche la frattura di due costole e una distorsione alla caviglia”.
Nella concitazione del momento nessuno ha pensato al cane. Antonio per tre giorni ha creduto che fosse morto ma nonostante questo ha chiesto aiuto a dei volontari di San Donato che hanno cercato la povera bestia tra i boschi fino a trovarla, sana e salva.
“È stata la telefonata più bella della mia vita quella ricevuta dalla signora Melissa e nella quale mi diceva che il mio cane era vivo. Quando siamo andati a riprenderlo è rimasto fermo immobile per una ventina di secondi perché forse credeva che io fossi morto. Poi ha iniziato a farmi le feste, ad abbaiare ed a leccarmi il volto. Anche lui è rinato una seconda volta”.