Arresti a Ceccano, la paura dell’effetto domino dopo la caduta della lobby. Ruspandini scioglie il silenzio

Dopo due giorni di pausa di riflessione, l’onorevole scioglie le riserve. In tanti continuano a chiedere le dimissioni di Caligiore e company

Ceccano – Arresti, tangenti, associazione a delinquere finalizzata alla corruzione. Concessioni pubbliche, autorizzazioni e l’assegnazione di appalti pubblici per un valore accertato intorno ai 5 milioni di euro. Fiumi di denaro dalla Campania alla Ciociaria, rapporti e intrecci – ancora in larga parte secretati – con esponenti di spicco della criminalità organizzata. Soldi nascosti nei posti più disparati. Trentaquattro indagati in totale e oltre la metà dei nomi che non è ancora apparsa sulle cronache perché le indagini vanno avanti.

La Squadra Mobile di Frosinone capta un’intercettazione, partono le investigazioni che durano oltre tre anni passando poi sotto la direzione dell’ufficio di Roma della Procura Europea. Il resto è storia, anche se il finale non è ancora stato scritto. All’alba di giovedì un terremoto giudiziario, politico e mediatico senza precedenti si abbatte su Ceccano. 

I poliziotti piombano in casa del sindaco (ora sospeso dal Prefetto) Roberto Caligiore. Lui e altri nove soggetti, ritenuti dall’accusa suoi sodali nell’organizzazione, finiscono ai domiciliari. Sono Stefano Anniballi, 66 anni, di Frosinone, l’ingegnere Stefano Polsinelli, 47 anni di Sora, e Antonio Annunziata, 42 anni di Napoli già noto alle cronache e ritenuto uno dei “dominus” nell’ambito dell’inchiesta sul traffico di rifiuti alla Mecoris di Frosinone. È mentre sono al lavoro su quell’indagine che gli agenti del dirigente della Mobile, Flavio Genovesi, captano quella conversazione chiave. Domiciliari per due mesi per l’architetto e funzionario dei Lavori pubblici Elena Papetti, 40 anni di Frosinone, per il geometra dell’ufficio tecnico Camillo Ciotoli, 61 anni, ceccanese Doc, per il concittadino e architetto a capo dell’ufficio strategico per il Pnrr Diego Aureli, 58 anni. I tre erano tutti in servizio al Comune di Ceccano. Ai domiciliari per due mesi anche il commercialista Gennaro Tramontano, 56 anni, originario della Campania ma residente a Ceccano, l’imprenditore Danilo Rinaldi, 43 anni di Ceccano come Vincenzo D’Onofrio, 44 anni, membro del Cda della società cooperativa indagata. Allo scadere dei due mesi di domiciliari scatterà l’interdizione, per un anno, dall’esercizio del pubblico ufficio per i dipendenti comunali, dalla professione per il commercialista e il divieto di esercitare uffici direttivi di persone giuridiche e imprese per Rinaldi e D’Onofrio. Ora occhi puntati sugli interrogatori che prenderanno il via questa settimana. Gli indagati, insieme ai loro legali, stanno studiando le linee difensive da adottare. 

Ruspandini scioglie il silenzio: quando la toppa è peggio del buco

Dopo una pausa di riflessione, comprensibilmente durata due giorni, sabato il leader provinciale di Fratelli d’Italia ha sciolto il silenzio. Massimo Ruspandini, con un post sulla sua pagina Facebook – che pare suggerito da Jafar, il consigliere del sultano di Agrabah che nel film Disney Aladdin escogita un piano per ottenere il trono – si è lasciato andare ad un lungo sfogo. La “lobby” della contea è piombata nel suo periodo più buio e lui è infastidito dai “giornalisti armati di rabbia”. Ma i giornalisti fanno il loro lavoro, quelli bravi in maniera asettica, raccontando i fatti all’opinione pubblica.

Comunque lui, Massimo Ruspandini, sabato ha preso la parola. E la toppa a molti è sembrata peggio del buco, come in tanti hanno evidenziato nei commenti apparsi sotto il suo post. 

Con un atto di responsabilità sarebbe forse stato meglio auspicare le dimissioni immediate di tutta la giunta Caligiore, in attesa che la Magistratura faccia il suo corso. Ma per i vertici ciociari di FdI, come accaduto anche per altre vicende, vedasi lo schiaffo del consigliere comunale di Sora finito sulle cronache nazionali nei mesi scorsi, la parola “dimissioni” pare ostica davanti a qualunque fattaccio. 

Alcuni fedelissimi, però, a microfoni rigorosamente spenti, hanno ammesso che Caligiore e i suoi starebbero ragionando sulle dimissioni. E che il suggerimento sarebbe arrivato anche dallo stesso onorevole. Magari oggi potrebbe essere la giornata decisiva. O magari no. Intanto riportiamo integralmente il post di Ruspandini. E, da giornalisti non arrabbiati, lasciamo che siano i lettori a trarne ulteriori conclusioni. 

Le parole di Massimo Ruspandini

“Questa vicenda mi ha spiazzato, destabilizzato, scioccato, piegato. Sono coinvolte persone che conosco bene, che lavorano al Comune da trent’anni, legate non ai partiti ma alla gente tutta di Ceccano, conosciute e stimate. Mi riferisco ai tecnici e agli imprenditori della città coinvolti nell’inchiesta della magistratura. Al netto delle accuse che spero possano spiegare, le ho sempre considerate persone perbene. Sono amici miei e di tanta gente. 

Con Roberto, che dire…mi legano anni di lotte ma soprattutto una vicinanza umana e politica. Nutro da sempre totale fiducia nella magistratura e ovviamente spero che Roberto possa dimostrare nel processo la sua innocenza come vale per tutti. Viviamo in uno stato di diritto, vale la pena ricordarlo. Certi comportamenti se saranno confermati sono chiaramente incompatibili con Fratelli d’Italia e con la politica, non solo quella che amiamo e per la quale ci siamo spesi da sempre.

Non riesco in questo momento a non pensare al lato umano della vicenda che mi colpisce da troppo vicino. Parlo innanzitutto da ceccanese e chi mi conosce sa quanto ci tenga alla mia città. Non da Deputato della Repubblica, non da Presidente Provinciale del mio partito. 

Vedo tanta delusione, troppa. Tanto risentimento, giusto. Si tratta di fatti, che se confermati, non dovrebbero mai accadere. So sulla mia pelle che i politici quando sbagliano (talvolta anche quando non lo fanno) sono vittime direttamente e indirettamente di una gogna mediatica assurda. È senza dubbio il prezzo da pagare perché siamo noi a scegliere di candidarci, di proporci al cospetto degli elettori. Siamo noi che pretendiamo di poter rappresentare gli altri.

Nel 2007 fui proprio io a chiedere a Roberto di salire in politica. Lo feci da un campo di calcio. Era una persona già allora amata da tutti. Un luogotenente dei carabinieri attivo nel volontariato, come in città sappiamo bene. Il consenso che ha sempre avuto ne è la dimostrazione. Anche per questo mi sento responsabile. Nel bene e nel male. Per questo non critico chi inveisce, non biasimo chi gode. Accetto i moralismi e i pistolotti anche di chi non può permetterseli. Ma li avrò fatti anche io tante volte. Per questo comprendo le prediche, le prese in giro, le battute, l’odio, lo scherno, la ghigliottina, il senso di vendetta ma anche di “superiorità”( presunta naturalmente). 

Spero possiate accettare il mio silenzio e il dolore di tutti i consiglieri comunali, gli assessori, i militanti, i dirigenti del partito. Abbraccio infine chi oggi, giustamente aggiungo, scatena la sua rabbia sui social e in mezzo alla strada. Fa parte di questa società accanirsi contro chi è a terra e chi ha sbagliato anche se, come nel caso di Roberto, ha dato tanto. Ora penso alla sua salute, a come può stare.

Come la pensano in molti, lo si legge sui social. La rabbia che non risparmia nessuno e che arma tanti giornalisti è cosa risaputa. E accade a tutte le latitudini, in tutto il mondo ed è giusto così… forse è giusto così. Perché noi siamo così: ci piace leggere dai giornalisti quello che ci aggrada e odiamo leggerli quando parlano male di noi.

Immagino che a qualcuno interessa sapere come sto. Sto male. Come dovrei stare? 

Mi dispiace per Ceccano, per Giorgia, per il partito, per noi tutti. Ma anche per Roberto, per Danilo, Massimo, Frank, Camillo, Vincenzo e le loro famiglie. Mi dispiace per le donne e per gli uomini della mia comunità che però, avverto, si rialzerà più forte di prima”.

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Roberta Di Pucchio
Roberta Di Pucchio
Giornalista pubblicista

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