La vicenda è nota a tutti, da anni ormai se ne parla, anche la stampa è più volte tornata a porre l’attenzione sulla delicata problematica, ma senza sostanziali esiti. Si tratta della copertura di un capannone con lastre in amianto, una struttura datata che si trova tra residenze private ed attività commerciali, “una vergogna” insistono i cittadini che abitano nella popolosa frazione della contrada Vallone di Arpino, a ridosso della SR82 “Valle del Liri”.
In più occasioni il vicesindaco ing. Massimo Sera è stato sollecitato in tal senso, affinché si preoccupi della salute della comunità ed intervenga con opportuna attenzione. Sembrerebbe che qualche anno addietro sia stata avviata una “indagine” ma, a distanza di tempo, non è dato sapere che tipo di accertamenti siano stati eseguiti ed a cosa abbiano portato eventuali verifiche. Non si sa se sia stata investita la ASL. Di fatto le lastre in questione, come confermano specifiche analisi effettuate su un frammento di circa 5cm quadrati da un laboratorio titolato, risultano contenere una percentuale di amianto, uguale all’indice di crisoloto, pari ad 11,2. Oltre ai cittadini nessuno mai, tantomeno tra gli amministratori, ha considerato questi dati come allarmanti, un evidente rischio per l’incolumità pubblica. Le lastre sul capannone non sono mai state coperte o incapsulate, come previsto, con le attuali tecniche di messa in sicurezza mirate ad evitare la dispersione delle fibre cancerogene.
I residenti, particolarmente preoccupati, attraverso la stampa tornano a rivolgersi all’Amministrazione Comunale della città di Arpino, al sindaco Vittorio Sgarbi in qualità di massima autorità sanitaria locale, chiamato ad esercitare poteri e doveri di controllo, anche preventivo, a tutela dell’ambiente e della salute pubblica, alla Polizia Municipale, all’Ufficio Tecnico, ai Carabinieri della stazione del paese, ai rappresentanti della minoranza politica, affinché anche loro si interessino per una opportuna risoluzione, in tempi brevi. Per dovere di cronaca, la nostra redazione ha tentato di contattare il sempre disponibile vicesindaco Massimo Sera in merito alla delicata problematica senza, in questo caso, ottenere riscontri in merito.
Ricordiamo, anche se potrebbe apparire superfluo, che l’amianto è stato riconosciuto come un cancerogeno certo per l’essere umano tanto che il 27 marzo 1992 con la legge 257/92 l’Italia ne vietò l’utilizzo e la produzione di manufatti, anticipando di 13 anni il divieto raccolto ed emanato dall’Unione Europea. L’amianto è tra i materiali definiti “friabili”, è soggetto a facile deterioramento, ovvero rilascia le fibre cancerogene nell’aria. La redazione di Frosinone News resta a disposizione di quanti vorranno fornire chiarimenti ai cittadini rispetto al “mostro” del Vallone.