Ieri, 19 dicembre, il Dream Cinema di Frosinone ha accolto un ospite d’eccezione: Angelo Duro, celebre comico e protagonista del film “Io sono la fine del mondo”, diretto da Gennaro Nunziante e uscito nelle sale il 9 gennaio. Alla proiezione ha fatto seguito un incontro con l’attore, che ha conquistato il pubblico con la sua ironia tagliente e fuori dagli schemi.
Ma di che cosa parla “Io sono la fine del mondo”?
Angelo Duro interpreta un autista notturno che raccatta adolescenti ubriachi fuori dalle discoteche, un lavoro che sembra rispecchiare perfettamente il suo stile di vita cinico e disilluso. Ma la telefonata improvvisa della sorella – che non sente da anni – lo obbliga a fare i conti con una realtà diversa: prendersi cura dei genitori anziani, di cui lei si è sempre occupata da sola. Per Duro, inizialmente riluttante, la prospettiva diventa un’occasione per vendicarsi dei torti subiti durante l’infanzia, in un viaggio che mescola ironia e sentimenti scomodi.
Un successo controverso ma innegabile
Il film non è passato inosservato, raccogliendo critiche feroci ma anche un caloroso consenso. Selvaggia Lucarelli lo ha definito “cinismo da cinepanettone”, eppure “Io sono la fine del mondo” riesce a catturare lo spettatore, affrontando temi sociali con il politicamente scorretto tipico di Duro.
E i numeri confermano l’efficacia dell’esperimento: nella prima settimana di programmazione, il film ha incassato oltre 3,2 milioni di euro con 426.000 spettatori, secondo i dati ANSA.
Certo, chi va a vedere questa pellicola non si aspetta di uscirne con una laurea in filosofia ma il regista Gennaro Nunziante – già dietro i successi di Checco Zalone – ha colpito nel segno, strappando risate a grandi e piccoli con le battute taglienti del protagonista.
Angelo Duro conquista Frosinone
Dopo la proiezione, Duro è salito sul palco del Dream Cinema e, fedele al suo stile, non ha risparmiato battute al vetriolo. “Non mi aspettavo questo successo,” ha ammesso, “ho lanciato il film senza fare interviste, senza conferenze stampa, senza coinvolgere i giornalisti.”
Una strategia di marketing geniale o semplice spavalderia? Di certo, il risultato parla chiaro. E se qualcuno lo critica, Duro non sembra preoccuparsene: “C’è qualche giornalista che mi odia, e a me questa cosa fa godere. Perché? Perché è il film più visto in Italia.”
Non è mancato un riferimento ironico alla sua esperienza passata a Frosinone: “L’autunno scorso dovevo venire al teatro, annuncio la data e il teatro chiude!” Un’allusione al Teatro Nestor, attualmente in manutenzione, che ha fatto sorridere la platea.
Una lezione per il cinema italiano
“Io sono la fine del mondo” è più di un semplice film: è un segnale. Piaccia o no, dimostra che il cinema italiano non è morto e che lo streaming non può annientarlo. Con registi come Nunziante, attori carismatici come Duro e un cast ben amalgamato, il pubblico torna nelle sale.
Ed è questa è la strada da seguire se vogliamo risanare il cinema e riportare le nuove generazioni a vivere l’esperienza unica di acquistare un biglietto, spegnere il telefono e immergersi in una storia. Perché, anche se qualcuno potrebbe pensare che andare al cinema sia la fine del mondo, in realtà è solo l’inizio di un viaggio che vale sempre la pena fare.