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Andrea Costantini, ecco chi è il difensore del Sora con il ‘vizietto’ del gol

7 reti in 9 partite, quelle messe a segno da Costantini che hanno contribuito in maniera sostanziale al primo posto del Sora in Eccellenza

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Ha preso per mano il Sora Calcio, dall’alto della sua esperienza, e lo sta trascinando verso lidi meravigliosi. Se i bianconeri, in procinto di affrontare la decima giornata del campionato, sono primi in classifica, è anche merito delle sue 7 reti. Andrea Costantini è difatti il goleador dei volsci nonché capocannoniere dell’Eccellenza (a parità di marcature con Compagnone del Monte San Biagio n.d.r.). Fino a qui tutto sembrerebbe regolare, sennonché il classe ’85 di ruolo fa il difensore centrale, non l’attaccante. Un primato di assoluto valore per un calciatore di qualità, che ha vanta ben 50 presenze in serie C e 400 in serie D. L’ex capitano della Lupa Frascati, voluto a tutti i costi in estate dalla dirigenza sorana, è un atleta di razza e mentalità, un difensore granitico col vizietto del gol, con quel fiuto che tanto sta piacendo a compagni, società e tifosi. Conosciamolo meglio.

Partiamo dal presente, ha un record importantissimo fino a questo momento: infatti con 7 reti all’attivo è il capocannoniere del girone, nonostante lei abbia tutt’altro ruolo in campo…se lo aspettava? Il fiuto del gol è stata sempre una sua caratteristica?
“No, di certo non mi aspettavo di essere capocannoniere, ma essendo il rigorista della squadra, con giocatori bravi nell’uno contro uno e una formazione votata all’attacco, immaginavo ci dessero qualche rigore e così é stato.
Poi a me piace fare gol, ci vado con cattiveria in area di rigore, con la certezza che prima o poi la palla arrivi”.

Che tipo di difensore è?
“Sono nato come centrocampista, poi sono diventato difensore, quindi spesso cerco di anticipare la giocata, a volte mi va bene a volte male…diciamo che sono un difensore di posizione, non mi piace molto rincorrere!”.

C’è qualcuno a cui si ispira, ha un mito?
“Quando giocavo a centrocampo mi piaceva molto Ambrosini, ora dietro mi piace vedere Smalling o De Vry”.

In squadra è uno dei più ‘anziani’, con tanta esperienza soprattutto in categorie più alta e vanta oltre 50 presenze in serie C e 400 circa in D, ha vinto tanti campionati…si sente un po’ la ‘chioccia’ di questo gruppo? Cosa consiglia ai ragazzi più giovani?
“Nel sora sono il più vecchio ma solo anagraficamente perché in campo e nello spogliatoio sono il più bambino…mi voglio godere questi ultimi momenti di calcio…Sì, ho una lunga esperienza e questo è solo il 4anno che gioco in Eccellenza. Ai ragazzi dico tutti i giorni di apprendere il più possibile, soprattutto nei comportamenti, perché la testa è la cosa più importante e il fattore che può determinare una carriera”.

A proposito di esperienze, qual è il ricordo a cui è più legato?
“Ogni anno si porta dietro esperienze, sia negative che positive, ma la cosa bella é scoprire, di volta in volta, persone che ti accompagnano nel privato…ogni stagione mi ha regalato qualche ragazzo che si aggiunge alla ‘lista amici'”.

Sognava, come tanti, sin da piccolo di fare il calciatore? E vista la sua prolificità…sarebbe voluto diventare un attaccante?
“Diventare un calciatore è sempre stato un mio sogno. Da bambino immaginavo di calcare i campi della serie A, disputare la Cahampions, la maglia della nazionale: se non si sogna non si può giocare a calcio. L’attaccante lo farò l’ultimo anno di carriera, quindi sono avvisati i direttori!”

Come si trova con l’idea di calcio di mister Ciardi? Dove crede possa arrivare questo Sora?
“Con il mister mi trovo molto a mio agio, é una persona diretta, anche nello spogliatoio, e questo é un bene. Il Sora può arrivare dove vuole, può vincere. Stando alla classifica odierna, solo noi possiamo “perderlo” questo campionato, non sono gli altri a farci paura”.

Nel giorno in cui smetterà di giocare, pensa di restare in questo mondo?
“Mi piace fare tutto in una squadra, caricarmi di responsabilità, perché sono fatto così. Quando smetterò, uscirò dal calcio. Non mi piace più, é fatto solo di conoscenze, di favoritismi, di mestieranti che circolano da anni in questo circuito chiuso. E così non va, o meglio, non fa per me”.

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