C’è una valle nel Lazio che porta ancora le cicatrici di decenni di veleni industriali. È la Valle del Sacco, dichiarata Sito di Interesse Nazionale (SIN), dopo che il fiume e i suoi terreni avevano accumulato livelli spaventosi di inquinamento. Sembrava l’inizio della rinascita: nel 2019 arrivano 53 milioni di euro per avviare le bonifiche. I cittadini tornano a sperare. Ma oggi, quelle stesse terre stanno per essere sacrificate di nuovo, sull’altare degli interessi militari ed economici.
L’ex stabilimento Winchester di Anagni, dismesso e da anni in fase di demilitarizzazione, potrebbe infatti diventare un nuovo sito di produzione di esplosivi. Non un impianto qualsiasi: 11 capannoni per produrre 150 chili all’ora di nitrogelatina, un potente materiale derivato dalla nitroglicerina. 40 tonnellate al mese di esplosivo, nel cuore di un territorio già martoriato.
40 milioni di euro per tornare a inquinare: soldi pubblici per un progetto a rischio
Dietro il progetto, KNDS Ammo Italy multinazionale franco-tedesca specializzata in munizioni pesanti. Finanziamento? 40 milioni di euro provenienti dai fondi ASAP dell’Unione Europea, soldi destinati a rafforzare l’industria europea di munizioni e missili per supportare lo sforzo bellico in Ucraina. Ma a pagarne il prezzo, come sempre, sarà il territorio. È doveroso specificare che il progetto è stato presentato alla Regione Lazio che non si è ancora espressa sull’eventuale approvazione e sulla valutazione dei rischi ambientali.
E pensare che quella zona doveva essere bonificata, recuperata, restituita alla cittadinanza. Anziché nuovi alberi e spazi pubblici, arriveranno camion carichi di esplosivi e polveri da guerra. Un insulto per chi lì ci vive e ha visto negli anni ammalarsi e morire amici, parenti, vicini a causa dei veleni industriali mai davvero cancellati.
Chi si oppone: una denuncia che arriva nelle istituzioni
A portare la protesta all’interno delle istituzioni è la deputata Ilaria Fontana, che ha presentato interrogazioni parlamentari e richiesto verifiche urgenti da parte del Governo. Fontana ha denunciato pubblicamente l’assurdità di riconvertire un sito inserito in un’area gravemente contaminata in una fabbrica di esplosivi, mentre le bonifiche ambientali sono ancora in corso.
Ha sottolineato la totale mancanza di informazione verso i residenti e i potenziali rischi ambientali e sanitari che questo progetto potrebbe comportare per il territorio. Una scelta definita irresponsabile, visto che il sito rientra all’interno di una delle aree più compromesse d’Italia e già segnata da anni di emergenze ambientali mai davvero risolte.
Una domanda scomoda che tutti dovremmo farci
Com’è possibile che in una zona dichiarata prioritaria per le bonifiche ambientali si autorizzi la costruzione di un impianto per la produzione di materiale esplosivo? Vale davvero la pena sacrificare la salute di migliaia di cittadini in cambio di un business da 40 milioni? La Valle del Sacco ha già pagato abbastanza.
Se i cittadini non si mobiliteranno ora, se la politica locale continuerà a tacere, rischiamo di vedere sparire anche quel poco di speranza che ancora resta. Il futuro della Valle del Sacco non può e non deve essere fatto di polveri da sparo e nitrogelatina. Perché chi dimentica il proprio passato è condannato a riviverlo.