Alatri – Chiuso il “Bar Davide”, ex circolo Enal. I sigilli alle porte del noto locale sono stati affissi nella mattinata dai Carabinieri, ai sensi dell’Art. 100, su provvedimento emesso dal Questore di Frosinone, con Decreto del 5 giugno scorso. L’attività è sospesa da oggi, 7 giugno, fino al prossimo 22 giugno. Quindici giorni di sospensione a seguito di segnalazioni dei Carabinieri della Compagni di Alatri i quali hanno evidenziato che “il locale fosse da tempo ritrovo di pregiudicati la cui presenza ha portato al compimento di varie risse”. Episodi che, dunque, avrebbero turbato l’ordine e la sicurezza pubblica. I fatti contestati sono stati registrati in un arco temporale prolungato, a partire dal 2021, ma hanno trovato il loro culmine nei recenti episodi di cronaca precedenti all’omicidio di Thomas Bricca, il 19enne assassinato con un colpo di pistola alla testa lo scorso 30 gennaio al ‘Girone’.
In particolare, prima dell’agguato mortale, il 28 e 29 gennaio, due violente risse tra gruppi contrapposti di giovani, italiani e stranieri, si sono registrate nelle vicinanze del bar. I partecipanti alle risse, identificati anche grazie alle telecamere di videosorveglianza del locale, fornite ai Carabinieri dallo stesso gestore, vennero denunciati per rissa aggravata. Tra loro, come accertato dagli stessi militari dell’Arma, vi erano anche le persone indagate per l’omicidio di Thomas Bricca. Ad oggi, lo ricordiamo, sul registro degli indagati risultano iscritti Roberto Toson e suo figlio Mattia.
Inutile la teoria difensiva avanzata dal legale dei titolari del “Bar Davide” il quale ha evidenziato la piena “serietà ed integrità imprenditoriale del titolare” che ha sempre collaborato con le forze dell’ordine fornendo anche, come già detto sopra, le immagini delle telecamere di video sorveglianza che si sono rivelate utili al fine delle indagini sulle risse precedenti all’omicidio Bricca.
Premesso che il provvedimento di sospensione, emesso ai sensi dell’Art.100, per essere applicato, non richieda la “colpevolezza e/o la complicità del titolare della licenza, essendo sufficiente che i fatti illeciti e contrari alla sicurezza e all’ordine pubblico si pongano in oggettiva connessione con il locale in questione…”, il Questore ha decretato la chiusura del “Bar Davide” per le prossime due settimane.
Delusi e amareggiati dalla decisione il titolare del bar e la figlia che, insieme al padre, manda avanti l’attività di viale Duca D’Aosta. Da parte loro si dicono certi di aver sempre fatto il possibile per evitare che simili episodi interessassero la loro attività. Più volte, proprio in caso di risse o di momenti di particolare tensione, sono stati loro stessi a richiedere l’intervento dei Carabinieri sul posto per scongiurare epiloghi più gravi. Sta di fatto che la legge non ammette “sconti” e, pur “non essendoci colpevolezza o complicità” alcuna da parte dei titolari, la decisione è arrivata.
Un’emergenza sociale da non sottovalutare
Ciò che emerge da questa vicenda, però, è che ad Alatri un problema di sicurezza e di ordine pubblico esiste e persiste da tempo. Senza che nessuno faccia nulla di concreto per arginare il fenomeno. Un compito che non spetta di certo ai titolari o ai gestori di bar e locali pubblici. Ad Alatri c’è una vera e propria emergenza sociale da troppo tempo sottovalutata. La stessa che ha visto più volte la città finire alla ribalta delle cronache, non solo per le risse o per episodi di spaccio e ubriachezza molesta. Ma per ben due omicidi che hanno visto vittime due giovanissimi, Emanuele Morganti prima e Thomas Bricca poi. Due ragazzi uccisi da una violenza cieca. I colpevoli del delitto Morganti sono stati assicurati alla giustizia. Sul caso Bricca la verità sembra, purtroppo, ancora lontana. Ad oltre quattro mesi dall’agguato mortale, nessun colpevole.
Più volte, da quel triste 30 gennaio, è stato posto l’accento sull’operato di quanti avrebbero dovuto o almeno potuto fare qualcosa per evitare un epilogo tanto tragico dopo le risse dei giorni precedenti. Si è parlato di “vendetta”, di “scambio di persona” e, seppur il compito di stabilire realmente cosa accaduto spetti agli investigatori che stanno lavorando all’inchiesta nel massimo riserbo, viene certamente da chiedersi se sia stato davvero fatto tutto il necessario. Forse qualche segnale è stato ignorato? L’omicidio Morganti, nel 2017, portò alla luce uno spaccato della città fatto di violenza, soprattutto tra i giovanissimi. Appena cinque anni dopo, nel 2022, la storia si è ripetuta. È evidente che qualcosa non abbia funzionato. E, allora, ben venga il rispetto della legge. Ben vengano le chiusure dei locali, soprattutto se questo può servire da deterrente. Ma che questa non resti l’unica strada che si intende percorrere per dare risposte ad una comunità che, ormai da troppo tempo, chiede che Alatri torni ad essere una città sicura.