“Un cuore verderosa non molla mai. Forza Thomas”. Ad Alatri questa mattina era comparso uno striscione dedicato al 18enne in fin di vita al San Camillo di Roma dopo la sparatoria di lunedì sera. I familiari, gli amici, i cittadini e l’Italia hanno sperato fino all’ultimo in un miracolo. Nella tarda mattinata la nota dell’ospedale romano. Thomas non ce l’ha fatta, ‘elettroencefalogramma piatto per assenza di attività elettrica cerebrale’. Il proiettile che gli ha trapassato il cranio non gli ha lasciato scampo.
Ad Alatri è sceso il buio, il silenzio. Ma c’è anche tanta rabbia. Dopo il delitto di Emanuele Morganti, massacrato nel 2017 a soli 21 anni, è successo ancora. Un altro giovane è stato ucciso. E se in tanti ieri erano tornati a sperare dopo la precisazione del San Camillo che smentiva la morte clinica, oggi la speranza ha lasciato il posto al dolore.
Intanto le indagini per fermare mandante ed esecutori dell’agguato a colpi di pistola vanno avanti serrate. Le ipotesi al vaglio restano quelle trapelate già dalla giornata di ieri. Avvertimento finito male o scambio di persona. Queste le principali piste sulle quali si starebbero concentrando gli inquirenti. Nella mattinata, sul luogo dell’agguato, sono arrivati i Carabinieri del Ris per ulteriori rilievi. Il proiettile che ha ucciso Thomas non sarebbe stato ancora trovato. La scena del crimine è transennata. Le scalette del ‘Girone’, da sempre ritrovo di giovani comitive del posto, sono divenute un luogo che oggi fa paura, macchiato dal sangue di un diciottenne.
Il cerchio si stringe intorno a quattro persone
Non solo le risse di sabato e domenica scorsi, come emerso nelle prime ore successive all’agguato. Qualcuno racconta che sarebbero state diverse quelle più violente. Andrebbero avanti da inizio gennaio. A fronteggiarsi due bande rivali – come aveva confermato anche ieri il Procuratore Guerriero, nel corso del sopralluogo in Largo Cittadini – in guerra tra loro per contendersi le piazze di spaccio. Poi, nelle risse dello scorso weekend, sarebbe stato coinvolto qualcuno che non doveva essere ‘toccato’. Il padre, noto alle Forze dell’Ordine, si sarebbe a questo punto messo in mezzo per ‘vendicare’ quell’affronto. Tramite un secondo soggetto avrebbe assoldato i due killer – sembrerebbe due giovani rom – arrivati sotto le scalette del Girone a bordo del T-Max scuro. Uno di loro è sceso ed ha sparato. Se il colpo sia stato esploso per intimidire, se fosse diretto a Thomas o a qualcun altro, come già detto, è ancora da chiarire. E, oltretutto, chi conosceva bene Thomas nega categoricamente che potesse far parte di una delle bande e che l’obiettivo fosse lui. Restano queste, però, le principali indiscrezioni che circolano tra chi conosce bene gli ambienti criminali di Alatri. Dagli inquirenti bocche cucite e nessuna conferma ufficiale ma appare chiaro che il cerchio si stia stringendo intorno a questi quattro soggetti: mandante, ‘tramite’ ed esecutori.
Come riportato dal nostro quotidiano nella mattinata di ieri, già lunedì sera chi sapeva avrebbe fatto i nomi ai Carabinieri di Alatri gridando loro davanti la Caserma: “O andate a prenderli voi o ci andiamo noi”. Un chiaro segnale che la ‘guerra’ non sia finita con lo sparo a Thomas. Anzi, potrebbe appena essere cominciata. Chi indaga sa che bisogna fare presto, bisogna assicurare i colpevoli alla giustizia. Prima che ad Alatri scorra altro sangue.