Alatri – “Thomas questo è per te angelo mio bellissimo. Ti amo, fratello per sempre”. È scritto su un palloncino bianco, uno di quelli fatti volare in cielo questa mattina durante la manifestazione organizzata all’Istituto Pertini dagli ex compagni di scuola di Thomas Bricca.
Foto, messaggi, ricordi. Sono quelle dei compagni di scuola e degli amici che da lunedì sera non si danno pace. Migliaia le dediche ed i messaggi per il 19enne ucciso con un colpo di pistola alla testa, sulle scalette sotto il ‘Girone’. Il luogo è divenuto un via vai di ragazzi. Arrivano silenziosi, guardano verso quella scalinata. Un luogo, da sempre ritrovo di giovani, divenuto simbolo di una tragedia. Macchiato dal sangue di uno di loro.
Qualcuno ancora non ci crede. Adem, il migliore amico di Thomas, ha raccontato ai nostri microfoni che spera di ‘svegliarsi da questo brutto sogno’. GUARDA QUI LE INTERVISTE ESCLUSIVE AGLI AMICI. L’omicidio di quel ragazzo sempre con il sorriso sul volto – come lo descrive chi lo conosceva bene – ha sconvolto non solo Alatri e la provincia di Frosinone ma l’Italia intera. Però ad Alatri, oltre al dolore e alla sete di giustizia, emerge un sentimento di ribellione, di voglia di riscatto, di dire ‘basta’. Ha iniziato a prendere piede proprio ieri, quando la conferma del decesso di Thomas ha portato via ogni speranza, lasciando il posto alla rabbia, alla disperazione.
“Basta. Qui non si devono più far vedere, mai più”, lo hanno gridato quei giovanissimi ragazzi ai quali è stato portato via un ‘fratello’, è questo che Thomas era per loro. Da ieri hanno deciso di ribellarsi a chi – stando ai loro racconti – da tempo imponeva la sua supremazia con minacce e vessazioni nei confronti di chiunque provasse ad alzare la testa, rischiando di mandare a monte i loro ‘affari’. Il controllo delle piazze di spaccio andava difeso sopra ogni cosa.
“Quelli sono stati mandati per uccidere un ragazzo, un altro amico mio. Sono mesi, quasi anni, che minacciano senza motivo le persone. Ci mettevano dentro le macchine, chiamavano gente di Frosinone, dei rom, per intimidirci. Questa volta hanno trovato dei ragazzi nordafricani che non sono stati zitti dopo essere stati picchiati e che il giorno dopo hanno reagito. E loro cosa hanno fatto? Hanno ucciso un ragazzo senza motivo e anche se fosse stato un altro sarebbe stata la stessa cosa. Devono solo vergognarsi”. – Ha detto Nidhal alle nostre telecamere.
“In ospedale è stata mandata una persona per controllare se il ragazzo che dovevano uccidere fosse morto, lo abbiamo visto noi lunedì mentre eravamo lì ad aspettare notizie su Thomas”, è la testimonianza di un altro amico. Nidhal, Lorenzo, Michele, Davide ed Adem ci hanno messo la faccia. Hanno deciso che non potevano più stare in silenzio, perché questa volta non si è trattato di risse, di botte, di minacce. Un ‘fratello’ è stato ucciso. Quello che oggi questi ragazzi chiedono è giustizia, non vendetta. Vogliono che ci ha ucciso Thomas paghi.
“Con le risse non c’entrava nulla, nel fine settimana era a Roma con noi”
A parlare altri due ragazzi. Sono minorenni e, per ovvi motivi, la loro video testimonianza non può essere pubblicata. Raccontano che Thomas fosse con loro a Roma nel fine settimana, quando si sono consumate le risse che avrebbero portato poi all’agguato di lunedì: “Eravamo a Roma a ballare, a divertirci. Non sapevamo neppure cosa stesse accadendo qui. Thomas non c’entra nulla non solo con le risse a cui non ha mai preso parte ma neppure con la droga. Non ne ha mai fatto uso, nessuno di noi si è mai permesso. Non era quel tipo di persona. Io lo conosco da quando ho 11 anni, per me è stato come una famiglia. Ora non so davvero cosa fare”. – È la testimonianza rilasciata in esclusiva ai nostri microfoni.
Il coraggio di dire “basta“
Questi giovanissimi ragazzi di Alatri, devastati dal dolore, hanno trovato il coraggio di parlare. Di dire “basta”. A loro si sono uniti altri ragazzi nati e cresciuti in questa città finita di nuovo al centro delle cronache. Tutti insieme hanno deciso di alzare la testa. Si sono ritrovati ieri sera, in un bar poco distante dal luogo dell’agguato. Hanno brindato a Thomas, come se fosse ancora lì, in mezzo a loro. Sono minorenni o poco più che diciottenni. Quando cinque anni fa, nel 2017, venne ucciso Emanuele Morganti a soli 21 anni, erano appena dei bambini. Oggi a piangere un amico sono loro e non vogliono più stare a guardare. Non accettano che possa ripetersi ancora. Ad Alatri oggi non esiste omertà, nessuno ha più paura di parlare.