Rifiuti-gate, chi “zittisce” e chi finge di voler decidere: cosa c’è dietro i giochi di potere sulle spalle dei cittadini

Discarica di Cerreto si o no? Nel bel mezzo dei giochetti della politica a rimetterci sono i contribuenti. Di tasca e di salute

Rifiuti – Eravamo nel 2016 e siamo giunti al 2024 senza ombra di decisione sulla nuova discarica a servizio dei Comuni della provincia di Frosinone. LEGGI QUI – Restiamo ai tentativi di riaprire Cerreto, sia sotto la presidenza Zingaretti che sotto quella Rocca: tutti vanificati per ora dall’intrico di vertenze giudiziarie in atto.

L’attuale governatore del Lazio, intervistato dai giornalisti a Cassino il 5 marzo, ha ammesso che la riattivazione dell’impianto Mad di Cerreto è «un’ipotesi». Ed ha poi scandito: «Sulla riapertura della discarica di Roccasecca non c’è nulla di deciso ma una cosa deve essere chiara: ogni provincia deve trovare il suo sito». Ha fissato un termine di 4 mesi all’incirca per avviare le procedure di effettiva attivazione degli impianti di stoccaggio nelle province sguarnite da siti di conferimento: Frosinone, Latina, Rieti e Roma.

Solo che il 29 febbraio Luca Di Stefano avrebbe già “zittito tutti”, secondo l’interpretazione di qualche quotidiano locale. In realtà, il presidente della Provincia ha avuto gioco facile nel fingere che si starebbe pure sbrigando: «Il nostro ente – ha dichiarato alla stampa – sta assolvendo agli obblighi di legge e terminando la valutazione delle osservazioni pervenute dai Comuni, inerenti le cartografie ed i fattori locali dai quali si evidenziano i siti idonei ed i siti non idonei ad implementare impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti». Ma questo compito di individuazione del sito – spiega Di Stefano, rispondendo alla Consulta dei sindaci del Cassinate che aveva levato nei giorni precedenti gli scudi contro Palazzo Jacobucci per l’eventuale riapertura di Cerreto – spetta alla Regione Lazio e non alla Provincia.

In effetti il Piano rifiuti della Regione Lazio prevede che via Cristoforo Colombo possa intervenire e decidere da sé, stabilendo d’autorità ed a prescindere da enti e cittadini dei territori interessati, dove va aperto un impianto di trattamento rifiuti, anche sulla scorta di offerte che gli giungessero da privati interessati a mettere a disposizione i propri terreni.
Quindi, la Regione finge di sollecitare la Provincia, che a sua volta finge di dover decidere (almeno dal luglio 2020, data della delibera sulla individuazione del sito idoneo, fino a quando il presidente a fine febbraio scorso s’è fatto intervistare per dichiarare che non si doveva individuare proprio niente), ma in realtà basta un atto d’imperio dell’ente sovraordinato per risolvere il rebus solo apparente e simulato. Perciò una faccia seria l’ha dovuta fare pure Rocca quando ha dato un avvertimento perentorio, pur sapendo bene che non verrà rispettato: «Voglio avere i siti prima dell’estate – ha sillabato durante la visita alla cartiera Reno De Medici -. Non intendo lasciare il disastro che ho trovato: in 10 anni la precedente amministrazione non ha trovato una soluzione e si è fatta commissariare per dare una risposta». Ma va? Fulminante l’aforisma coniato per casi simili: “molti politici praticano la difficile arte dell’essere vagamente specifici”.

Nel frattempo qualcosa continua a muoversi sul fronte Cerreto di Roccasecca. È il 23 giugno del 2023 quando il sindaco di quella città, Giuseppe Sacco, prova a far saltare l’operazione in via di definizione in gran segreto tra Regione, Provincia e Tmb di Colfelice: lancia l’allarme sulla discarica di Roccasecca e sull’ipotetica acquisizione del sito da parte della Saf di Colfelice. E siccome la Saf è di proprietà dei 91 Comuni della Provincia di Frosinone, sottolinea come «un’operazione di questo calibro, prima di ogni ipotetica trattativa, doveva preventivamente interessare proprio i sindaci, soci e proprietari della società, chiamati a decidere prima di tutto se ritengono opportuna la riapertura di quella discarica». Poi puntualizza: «Al netto dei contenziosi pendenti che rendono incerte anche le autorizzazioni per l’esercizio dell’impianto, qualora la Saf intendesse chiudere l’operazione, i costi di acquisto, di realizzazione del sito che ad oggi non esiste e gli oneri economici ancora pendenti verso il comune di Roccasecca, il tutto per svariati milioni di euro, dovrebbero essere sostenuti dai concittadini di quei sindaci che a oggi sembrerebbero all’oscuro di tutto. Se la Provincia di Frosinone non ha ancora una discarica non è certo per colpa dei cittadini, ai quali non possiamo chiedere ulteriori sforzi economici in un momento di crisi come quello attuale».

Fatto sta che il grimaldello usato da Sacco – pubblicizzare una manovra che sarebbe passata sulle teste di tutti – pare funzionare, almeno per questi mesi a cavallo di vecchio e nuovo anno. Torna il silenzio sull’argomento e il 18 ottobre scorso Lucio Migliorelli si dimette da consigliere di amministrazione della Saf (dopo esserne stato presidente nella precedente gestione votata dai Pd con il sostegno di gran parte del centrodestra) visto che era stato nominato a presidente e amministratore delegato della Remat Lazio, società con sede a San Giorgio a Liri che si occupa di recupero di materiali. Considerata la situazione complessiva di crisi del ciclo dei rifiuti, di costi elevatissimi e in crescita e la gestione critica – sia sotto il profilo dei bilanci che di quanto effettivamente prodotto – della Saf stessa, appaiono davvero singolari – ma politicamente eloquenti – le dichiarazioni del nuovo presidente Fabio De Angelis, (eletto da Fdi ma con un accordo col Pd): «Ho personalmente chiesto a Lucio Migliorelli, già presidente di Saf ed esponente del Cda, di guidare l’impianto di San Giorgio a Liri che sarà fondamentale nella strategia aziendale della transizione ecologica e nella rivoluzione sostenibile del ciclo dei rifiuti nel nostro territorio. La sua esperienza e le capacità dimostrate nei precedenti incarichi saranno fondamentali per seguire al meglio questo tipo di processo. A nome mio e dell’intero management della Saf, ringrazio Migliorelli per l’importante lavoro svolto in questi anni all’interno dell’azienda».

Insomma tutto sarebbe andato al meglio. Ma per far venire fuori i fatti e connetterli logicamente, come noto, bisogna cercare dietro i giochi di potere. Stiamo provando a farlo. (…Continua).

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Stefano Di Scanno
Stefano Di Scanno
Giornalista Professionista

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