FOCUS – Intelligenza artificiale: estinzione o salvezza dell’umanità? Il caso ‘Sora’ di OpenAi

Luigi Gabriele, partendo dalla AI chiamata Sora - come la città volsca che gli ha dato i natali - ci apre ad uno scenario alla Blade Runner

Fritz Lang lo aveva predetto con impressionante anticipo e monumentale visione futuristica nel suo capolavoro datato 1927. In Metropolis, fa il suo ingresso al cinema l’emblematico personaggio Maria-robot, percepita da tutti come umana. L’intelligenza artificiale, gestita in maniera opinabile e fautrice di un domani distopico, ha sempre solleticato la fantasia di scrittori, registi e sceneggiatori: altri esempi passano per i replicanti di Blade Runner di Ridley Scott, per i cyborg e i supercomputer di Terminator di James Cameron, per gli esseri umani sconfitti dalle macchine in Matrix dei fratelli Wachowski. Se fino a qualche tempo fa quelle pellicole fantascientifiche restavano appunto relegate nel mondo dell’immaginazione, ad oggi non è più così. E ci stiamo pericolosamente avvicinando a ciò che fino a poco fa era quasi impensabile. L’avvento dell’Intelligenza Artificiale (AI) sta cambiando a velocità supersonica diversi aspetti del presente, a partire dal mondo del lavoro. E la cosa più paradossale, dopo aver fruito di tanti film che trattavano la tematica, a subirne le spese tra i primi potrebbero proprio essere gli addetti dell’industria cinematografica. A mutare la pelle del mondo della settima arte ci potrebbe pensare il modello AI di OpenAi denominato ‘Sora’. Di qualche giorno fa la notizia ‘curiosa’ diffusa dal presidente di Consumerismo No Profit Luigi Gabriele, circa il nome con cui è stata battezzata questa intelligenza artificiale e che sembra quasi un omaggio alla rigogliosa città volsca bagnata dal Liri. Così abbiamo intervistato l’esperto – consulente debitore in comunicazione pubblica e relazioni istituzionali ed esperto in economia e consumi, ospite fisso dei principali programmi radio e tv di Rai e Mediaset e dei principali quotidiani nazionali – per farci dare un’analisi lucida e approfondita dei benefici ma anche dei rischi e pericoli derivanti da questa tecnologia sempre più invasiva.

Cosa è l’AI Sora

Ma facciamo un passo indietro. Come si legge sul sito ufficiale di OpenAi, Sora è un modello AI in grado di creare scene realistiche e fantasiose da istruzioni testuali, quindi da un testo si arriva ad un video della durata massima di un minuto – per ora – mantenendo la qualità visiva e l’aderenza alla richiesta dell’utente. Sora è in grado di generare scene complesse con più personaggi, tipi specifici di movimento e dettagli accurati del soggetto e dello sfondo. Il modello comprende non solo ciò che l’utente ha chiesto nel prompt, ma anche come queste cose esistano nel mondo fisico. Il modello ha una profonda comprensione del linguaggio, che gli consente di interpretare accuratamente le istruzioni e ‘partorire’ personaggi avvincenti che esprimono emozioni vibranti. Sora può anche produrre più riprese all’interno di un singolo video in cui persistano accuratamente i personaggi e lo stile visivo. Al di là di qualche punto debole iniziale, i risultati sono impressionanti. Così come gli interrogativi sul futuro.

La provocazione di Luigi Gabriele sul nome Sora

“Stiamo parlando un po’ anche di una mezza provocazione che ho fatto per capire come rispondeva il territorio – esordisce Luigi Gabriele, sorano di nascita -. La questione è tutta qui: la più potente intelligenza artificiale al mondo, che avrà un impatto radicale su tutta la società e che è un’intelligenza artificiale generativa, cioè che a differenza delle precedenti che concepivano solo testo, questa editerà video e grafica probabilmente sconvolgendo tutto il sistema globale della produzione di tali contenuti, ha scelto il nome Sora. È ovvio che OpenAI non ha scelto il nome Sora per fare riferimento alla cittadina laziale ai margini della provincia di Frosinone. Non è detto nemmeno che il motivo sia perché in giapponese Sora vuol dire ‘cielo’ visto che il GPT è statunitense. Potrebbe essere anche un semplice acronimo che noi non conosciamo ma di cui sapremo più in là. Ma il tema vero è che sul web un nome che fino a pochi giorni fa era sconosciuto ai più, o era noto soltanto ai locali, legato ad una cittadina laziale, a breve diventerà il più diffuso del pianeta Terra. Come lo è stato già il GPT in pochissimo tempo, lo diventerà Sora per via del fatto che sarà una tecnologia utilizzata in tutto il pianeta. Adesso non sappiamo come verrà gestita, ma tutto quello che oggi abbiamo considerato come normalità verrà sconvolto. Persino la cinematografia è messa fortemente a rischio da questa cosa. Perché possiamo immaginare che un video cinematografico in genere viene ripreso con giornate e giornate di lavoro e così, invece, i tempi sarebbero ridottissimi e persino la qualità potrebbe essere superiore: immagini bellissime in un nanosecondo attraverso una banale istruzione che si chiama Prompt.

Tornando all’AI Sora, questa non è che porterà benefici diretti al comune volsco per un motivo legato alla stessa tecnologia. Ma visto che la rete oggi funziona esclusivamente attraverso i meccanismi di indicizzazione del nome è ovvio che un amministratore intelligente coglierà l’occasione per mettere in piedi un team di esperti che cercherà il più possibile di sfruttare l’occasione facendo in modo che sul web la città di Sora non sparisca ma venga valorizzata. Da qui a qualche giorno quando scriveremo Sora online, magari proprio alla ricerca della città, è possibile che il sito del comune di Sora non apparirà proprio più nell’indicizzazione del motore di ricerca perché in primis ci sarà tutto ciò che è legato a questa intelligenza artificiale. Mentre se si coglie la chance utilizzando le giuste tecniche di SEO&SEM e di marketing online, si può sortire l’effetto contrario, facendo in modo che il nome della città di Sora venga ‘spinto’ grazie all’omonima intelligenza artificiale”.

I benefici

Alla nostra domanda circa i benefici riscontrabili con l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, Luigi Gabriele spiega: “Io sono per il 50% estremamente preoccupato, e con ciò intendo che posso arrivare addirittura a pensare all’estinzione dell’umanità, e per l’altro 50% sono incredibilmente positivo, perché forse questa tecnologia risolverà completamente tutti i nostri problemi. Parlo dal cambiamento climatico, dell’accesso alle risorse per tutti. Il momento in cui una macchina arriva alle stesse caratteristiche dell’essere umano che la ha inventata lo abbiamo raggiunto adesso grazie all’intelligenza artificiale. Stiamo parlando di un’intelligenza di natura generativa, significa che ha ancora bisogno degli input umani, delle nostre indicazioni per eseguire qualcosa magari anche benissimo”.

Gabriele fa riferimento al fatto che l’intelligenza artificiale sia stata impiegata in un’ampia varietà di campi e applicazioni come la medicina, il mercato azionario, la robotica, la legge, la ricerca scientifica, l’analisi dei dati, i giocattoli e perfino lo sviluppo di nuovi robot usando la potenza di calcolo di un personal computer. In alcune applicazioni, l’intelligenza artificiale si è radicata a tal punto all’interno della società o dell’industria da non essere più percepita come intelligenza artificiale. Essa trova applicazione anche nelle smart city: gestione dei flussi (veicolari o turistici), operatività delle reti (telecomunicazioni ed energia), acquisti online e telelavoro. Inoltre, trova applicazione nell’e-procurement, ad esempio nella ricerca e selezione di nuovi fornitori.

Rischi e pericoli

Stephen Hawking nel 2014 aveva già messo in guardia la popolazione mondiale circa i pericoli derivanti dall’intelligenza artificiale, considerandola una minaccia per la sopravvivenza dell’umanità. Così domandiamo all’esperto di spiegare l’altro 50% del suo pensiero, e il Presidente di Consumerismo considera: “A breve passeremo però, grazie alla tecnologia del learning machine, a macchine autonome, ovvero che saranno in grado di decidere, di fare da sole tutto quello che vorranno. È ovvio che ciò apre ad uno scenario quasi apocalittico dove forse neppure la fantascienza può arrivare. A me preoccupa il fatto che i cittadini comuni non si siano resi minimamente conto di quello che sta succedendo e continuino ad affrontare la loro vita in maniera molto routinaria dinanzi a questa evoluzione epocale della tecnologia che non è assimilabile all’epoca dell’accesso di Internet. Qui parliamo di qualcosa che segue un andamento evoluzionistico esponenziale. Il nostro cervello è abituato a ragionare con una logica lineare, noi ragioniamo giorno per giorno in maniera quasi piatta. Se immaginiamo un grafico, il nostro cervello pensa con una linea retta che viaggia in maniera orizzontale, la tecnologia invece è una linea che va in direzione verticale e in alto e con l’intelligenza artificiale questa verticalità è moltiplicata per centinaia di migliaia di migliaia di volte. Cioè è possibile che mentre io e te stiamo discutendo, un’intelligenza artificiale abbia già sviluppato la soluzione per un problema incredibilmente grande per il quale l’uomo avrebbe impiegato qualche decina di anni per farlo. Stiamo parlando forse della cosa più sconvolgente in assoluto che l’umanità avrebbe mai potuto pensare: una tecnologia che grazie anche alla nostra superficialità nel non aver definito prima le regole potrebbe far sparire la possibilità di accedere alla maggior parte dei lavori conosciuti. Qualcuno ipotizza entro addirittura il 2047 quasi la metà, tra il 60 e il 70 quasi integralmente tutti i lavori potrebbero essere svolti esclusivamente dalle macchine. Non ci poniamo però il tema: ma la gente come sopravviverà in questo modello economico? Allora dobbiamo cambiarlo perché non è più possibile un modello basato sul libero mercato in cui lavori, guadagni e spendi. Ma se non lavori, non guadagni e non puoi spendere quindi dobbiamo modificare completamente l’asset. Ci troviamo di fronte anche a un cambiamento della nostra visione economica e sociale? Probabilmente sì. Lo stiamo affrontando? No, non ne stiamo parlando affatto perché ogni giorno vengono venduti servizi con base a intelligenza artificiale che permettono alle aziende ad esempio di togliere il ragioniere e sostituirlo con un banalissimo software. Quando centinaia di migliaia di persone non potranno più lavorare, quale sarà la direzione? Dobbiamo dire a quell’azienda X che non siamo più in un mercato libero e quindi tutto quello che produce deve essere ridistribuito ai cittadini oppure possiamo continuare a fare libero mercato ma adottando un modello tecnologico che di per sé è incompatibile con il libero mercato? Tutto questo è ora, non è chissà quando. Noi non ci stiamo ponendo queste domande e molti cittadini continuano a vivere in una specie di bolla felice come se tutto accadrà fra chissà quanto tempo, invece no”.

Regolamentare l’AI: pura utopia?

“Non abbiamo le condizioni politiche e anche di pensiero per poter fare una cosa del genere a livello globale – analizza ancora Luigi Gabriele – perché dovrebbe esistere un super organismo che riunisca tutti gli stati sovrani e dica che l’intelligenza artificiale può essere utilizzata per questa attività e non può essere utilizzata per quest’altra. Chi non si attiene alle regole paga conseguenze legali. Questo non sta accadendo, non potrà accadere con i tempi che ha la tecnologia, troppo veloci. Ho letto anche testi che l’AI si è scritta da sola e in cui dice che non ha intenzione di sostituire l’uomo ma che può fare molto meglio dell’uomo anche nella gestione dell’amministrazione pubblica, quindi è facilmente ipotizzabile che non avremmo più bisogno nemmeno dei cosiddetti consensi democratici a cui siamo abituati, a seconda ovviamente della forma di governo, per prendere le decisioni che saranno immediate e basate sulla generalità, visto che le generative di intelligenza si fondano su delle caratteristiche generiche fornite all’inizio. Ma quando un’intelligenza sarà autonoma completamente, noi non possiamo sapere ciò che riterrà quando potrà scegliere da sola, senza il bisogno delle indicazioni umane e quando deciderà in base a dati che è stata capace di analizzare e sfruttare da sola”. A questo punto, aggiungiamo noi, le tre leggi della robotica teorizzate da Isaac Asimov nei suoi racconti di fantascienza e che servivano a rassicurare circa il rapporto tra robot ed esseri umani, ad oggi, potrebbero non bastare più…

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Cristina Lucarelli
Cristina Lucarelli
Cristina Lucarelli, giornalista pubblicista, specializzata in sport ma con una passione anche per musica, cinema, teatro ed arti. Ha collaborato per diversi anni con il quotidiano Ciociaria Oggi, sia per l'edizione cartacea che per il web nonché con il magazine di arti sceniche www.scenecontemporanee.it. Ha lavorato anche come speaker prima per Nuova Rete e poi per Radio Day, e presentatrice di eventi. Ha altresì curato gli uffici stampa della Argos Volley in serie A1 e A2 e del Sora Calcio.

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