Privatizzazione di Poste Italiane, le segreterie territoriali di Uil Poste, Slp Cisl e Cgil Slc lanciano l’allarme legato all’incidenza sul debito pubblico e alla ricadute sociali che la manovra comporterebbe. “Il Governo Italiano annuncia una ulteriore dismissione di quote societarie da parte dello Stato, che detiene attualmente il 64% di azioni di una azienda che, oltre ad essere la più grande società di servizi italiana, produce importanti utili per lo Stato e significativi dividendi per gli azionisti. Nonostante l’impegno a non svendere i gioielli di famiglia, il Governo si appresta a compiere un percorso al termine del quale non intravvediamo benefici né di tipo finanziario né sociale. Se lo scopo infatti è quello di ridurre il debito pubblico, sia chiaro che l’operazione porterà nelle casse dello Stato solo, si fa per dire, tre miliardi o poco più contro un debito pubblico che, a fine 2023, ammontava a ben 2860 miliardi”. – Scrivono in una nota stampa le segreterie territoriali dei sindacati.
“Stabilito che il gioco non vale la candela, ci si domanda se sia possibile intraprendere una strada che, oltre ad essere finanziariamente stucchevole, mette a rischio, come conseguenza sociale, 120.000 posti di lavoro sull’intero territorio nazionale, di cui 16.000 nel solo Lazio. Basti pensare che nella provincia di Frosinone si è ipotizzata la chiusura di decine di uffici postali, per lo più ubicati nei piccoli paesi e nelle comunità montane, mettendo in pericolo centinaia di posti di lavoro, laddove si contano già l’80% di contratti di natura precaria. Privando quindi molti cittadini del presidio di cui hanno goduto finora e cancellando la missione sociale svolta da Poste Italiane, presente in ogni angolo del Paese, con una capillarità che rappresenta il vero punto di forza di un’Azienda ormai risanata ed in continua crescita”.
“Il 25 Gennaio 2024, il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto di Palazzo Chigi, che norma le procedure per la vendita di ulteriori pacchetti, non esclusa la possibilità per il Governo di cedere per intero la sua quota. Poiché il rendimento delle azioni di Poste Italiane è al 6%, mentre i Titoli di Stato raggiungono a malapena il 4%, se ne deduce che il Governo, a fronte di una riduzione irrisoria del Debito Pubblico, rinuncia a dividendi che, conti alla mano, hanno fruttato nel solo 2023 ben 530 milioni di introiti. Nel giro di soli sette anni, addirittura, la perdita stimata dei dividendi supererebbe l’intero incasso della vendita delle azioni. – Si legge ancora nella nota – Né sono credibili le dichiarazioni del Governo di mantenere in mano pubblica la governance dell’Azienda, visto che le promesse del passato non sono state mantenute. Sono queste le ragioni per cui Cgil, Cisl e Uil hanno immediatamente chiesto un incontro al Ministro del Mef Giorgetti e messo in campo una serie di iniziative con i più importanti rappresentanti della società civile, volte a scongiurare le intenzioni della maggioranza, impegnandosi già da adesso a contrastare con ogni mezzo lecito l’iniziativa del Governo, non ultima la previsione di portare 120.000 famiglie in piazza per esprimere il proprio ‘NO’ convinto e deciso alla privatizzazione di Poste Italiane. Come federazioni unitarie territoriali di Frosinone abbiamo chiesto un incontro al Presidente della Provincia, dott. Di Stefano, per attivare il coinvolgimento dei numerosi Comuni e un percorso comune di tutte le iniziative atte a salvaguardare le conseguenze sociali ed occupazionali che ne deriverebbero”. – Concludono i sindacati.