La Reno De Medici group ha avviato l’iter di cessazione dell’attività dello stabilimento cartario di Villa Santa Lucia. La comunicazione ufficiale è stata fatta dalla proprietà a Unindustria Frosinone. L’azienda, finita al centro di una vicenda giudiziaria per presunto inquinamento ambientale, ha annunciato il licenziamento dei 163 operai.
Una vicenda che se non dovesse trovare una soluzione in tempi brevi e definitivamente, rischia di compromettere fortemente l’economia di un territorio già minato dalla crisi.
“Sulla cartiera Reno de Medici di Villa Santa Lucia in provincia di Frosinone va aperto immediatamente un tavolo con la Regione Lazio. Su questo presento interrogazione. Non possono essere gli operai a pagare eventuali responsabilità per danni ambientali, va scongiurata la chiusura e convocato presto un tavolo per gestire la crisi assieme alla Regione, alle parti sociali e datoriali. Se vi sono questioni autorizzative e burocratiche vanno rapidamente verificate dalle istituzioni competenti. Non si può rischiare di perdere nella provincia di Frosinone un’altra fabbrica, si rischia la desertificazione industriale ed una vera e propria crisi sociale”. Lo dichiarano in una nota congiunta il consigliere della Regione Lazio di Azione, Alessio D’Amato, il segretario provinciale di Azione, Antonello Antonellis e il presidente provinciale, Massimiliano Quadrini.
“L’avvio della procedura di cessazione dell’attività della Reno De Medici è il chiaro segnale di una completa degenerazione della situazione economica di questo territorio. Una azienda di caratura mondiale, con una produzione continua, che decide di andare via ha un solo significato: l’occupazione in questo territorio è agli sgoccioli – spiega Gianrico Langiano, candidato alle Primarie civiche di Cassino -. Con lo smembramento di Stellantis e la delocalizzazione delle più grandi aziende dell’indotto, siamo arrivati a un impoverimento della popolazione. Occorre un intervento incisivo a livello istituzionale che possa cercare di tutelare quella fetta di operai che ancora oggi riescono a portare uno stipendio a casa”.