Il maltempo si abbatte sulla vendemmia, in Ue -6% vino: Italia in ginocchio

A fare le spese degli effetti del cambiamento climatico quest’anno è soprattutto l’Italia dove è ancora in corso la vendemmia

L’ondata di maltempo, con la tempesta Ciaran, è l’ultimo colpo di una stagione da dimenticare per il Vigneto Europa dove la produzione cala del 6% a causa degli effetti dei cambiamenti climatici, per un totale di poco più di 150 milioni di ettolitri. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti su previsioni aggiornate del Copa Cogeca, diffusa in occasione dell’incontro “Vino, il futuro nel bicchiere” al Merano Wine Festival, con la presenza del presidente Ettore Prandini.

Il clima sta di fatto cambiando – rileva la Coldiretti – la geografia del vino mondiale. Se da un lato penalizza i territori viticoli nel sud del Vecchio continente e alcuni nuovi Paesi produttori, come Australia e Nuova Zelanda, oltre gli Stati Uniti sempre più minacciati dal fenomeno degli incendi, dall’altro favorisce la diffusione dei vigneti in Paesi senza una tradizione enologica, dalla Gran Bretagna alla Cina, passando per la Russia, o con la ripresa produttiva in aree che in passato l’avevano avuta come la Georgia e alcune zone del Caucaso.

A fare le spese degli effetti del cambiamento climatico quest’anno è soprattutto l’Italia dove è ancora in corso la vendemmia. Il nostro Paese, con il suo patrimonio di biodiversità, è il più esposto – spiega Coldiretti – agli effetti del meteo pazzo, considerato che le operazioni di raccolta durano oltre 100 giorni, le più lunghe d’Europa, per la presenza sul territorio nazionale di ben 504 varietà iscritte al registro viti (contro le 278 della Francia) che necessitano ognuna di tempi differenti di maturazione. Il risultato è che per la prima volta dopo sette anni, l’Italia ha perso la leadership come produttore di vino in Europa e nel mondo con una produzione stimata di 43,9 milioni di ettolitri in calo del 12% rispetto all’anno scorso mentre la Francia è diventata il primo produttore con 45 milioni di ettolitri, in aumento dell’1,5% rispetto all’anno precedente.

Il maltempo ha penalizzato anche la Spagna – riferisce la Coldiretti – che resta il terzo produttore europeo ma accusa un calo del 14% rispetto all’anno scorso, mentre in Germania la produzione stimata è stata di 8,9 milioni di ettolitri con una perdita del 2%. A causa delle conseguenze del cambiamento climatico, con un inverno secco, grandinate, inondazioni e una stagione primaverile piovosa, un forte calo della produzione è stato osservato – precisa la Coldiretti – anche in altri paesi produttori europei come Austria (-6%), Grecia (-23%), Croazia (-31%) e Slovacchia (-20%) rispetto al 2022. Bene solo il Portogallo, dove si è constatato un aumento del 9% con una produzione di raccolto di poco inferiore a 10 milioni di ettolitri.

Dinanzi agli effetti dei cambiamenti climatici bisogna dunque tutelare il Vigneto Italia – sottolinea la Coldiretti – e coniugare le caratteristiche di produttività, di resistenza a patogeni e parassiti, di efficiente impiego delle risorse, con quelle di elevata qualità per il consumo e per la trasformazione. La ricerca agraria ha oggi a disposizione nuove tecnologie di miglioramento genetico che permettono di riprodurre in maniera precisa e mirata i risultati dei meccanismi alla base dell’evoluzione biologica naturale, raggruppate sotto la denominazione Tea (Tecnologie di Evoluzione Assistita). Tecniche che non implicano l’inserimento di Dna estraneo alla pianta. Per poter cogliere compiutamente queste nuove opportunità è necessario arrivare a una regolamentazione dei prodotti agricoli ottenuti da tali metodologie che oggi – spiega Coldiretti – non trovano una adeguata collocazione a livello normativo comunitario.

“Una grande sfida per far tornare gli agricoltori protagonisti della ricerca senza che i risultati finiscano nelle mani di poche multinazionali proprietarie dei brevetti” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare la necessità di “difendere e valorizzare il patrimonio di biodiversità agraria nazionale e la distintività delle nostre campagne, garantendo nuove possibilità di crescita e sviluppo all’agroalimentare nazionale”.

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