Il magistrato di Catania che ha scatenato l’ira di Giorgia Meloni, non è siciliano. Iolanda Apostolico, classe 1964, è nata a Cassino in provincia di Frosinone e qui è cresciuta, ha studiato presso il liceo classico ‘Carducci’ e qui vive la sua famiglia: la madre, ex insegnante di biologia e il fratello, stimato medico.
Una carriera improntata sulla rettitudine quella di Iolanda che, una volta trasferita in Sicilia e quindi a Catania, ha deciso di restarvi. “C’è bisogno di gente coraggiosa e lì mi sento utile”, ha sempre detto a tutti coloro che chiedevano il perché del suo non ritorno nella “Penisola”.
La decisione presa dal giudice Apostolico è stata di non convalidare il provvedimento con il quale è stato disposto il trattenimento, emesso dal questore della provincia di Ragusa il giorno 28/09/2023” e disporre “l’immediato rilascio”. Il giudice della sezione Immigrazione in premessa considera che “il richiedente non può essere trattenuto al solo fine di esaminare la sua domanda (rt.6 comma 1 d.lgs 142/2015; art.8 della direttiva 2013/33/UE); che il trattenimento deve considerarsi misura eccezionale e limitativa della libertà personale, ex art.13 della Costituzione”.
“La normativa internazionale ed europea sui rimpatri è prevalente – spiega il difensore dell’uomo, l’avvocata Rosa Maria Lo Faro, a sintetico commento della sentenza che costituisce il primo caso in Italia – nella mia opposizione alla convalida avevo anche evidenziato che la manifestazione della volontà dell’uomo di richiesta di asilo era stata esplicitata a Lampedusa e che invece è stata formalizzata 7 giorni dopo a Modica”. L’uomo era arrivato a Lampedusa il 20 settembre e in passato era stato già destinatario di un provvedimento di espulsione. Un viaggio, quello precedente, che aveva portato alla morte in mare della sua fidanzata e che lo avrebbe spinto a partire di nuovo. Secondo quanto riportato nella decisione del giudice Iolanda Apostolico, il tunisino richiedente asilo ha dichiarato che sta scappando dalla famiglia della ragazza che lo vuole uccidere, ritenendolo responsabile della morte della loro figlia.
La risposta della premier Giorgia Meloni, postata sulla sua pagina Facebook, non si è fatta attendere: “Sono rimasta basita di fronte alla sentenza del giudice di Catania, che con motivazioni incredibili (‘le caratteristiche fisiche del migrante, che i cercatori d’oro in Tunisia considerano favorevoli allo svolgimento della loro attività) rimette in libertà un immigrato illegale, già destinatario di un provvedimento di espulsione, dichiarando unilateralmente la Tunisia Paese non sicuro (compito che non spetta alla magistratura) e scagliandosi contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto. Non è la prima volta che accade e purtroppo non sarà l’ultima. Ma continueremo a fare quello che va fatto per difendere la legalità e i confini dello Stato italiano. Senza paura”.