Prendono a calci una capretta durante una festa, il video shock della mattanza diventa virale

Anagni - L’episodio agghiacciante durante una festa di compleanno. Il video finisce sui social ed ora i ragazzi rischiano grosso

Due video pubblicati sui social che lasciano davvero l’amaro in bocca per quello che molti dei nostri giovani stanno diventando. Tutto è accaduto nel weekend appena trascorso, quando alcuni giovanissimi stavano festeggiando un compleanno di 18 anni in un agriturismo alla periferia di Anagni. Nell’era in cui tutto deve essere mostrato sui social, per vantarsi, per cercare di sentirsi “grandi”, “leader”, considerati in qualche modo, loro decidono di mostrare un’atrocità senza pari. 

Nei pressi di quell’agriturismo si aggira una carpetta, piccola e indifesa, in pochi istanti diventa la loro preda. Non sa che finirà in pasto al branco e non un branco di lupi. Ma, peggio, di ragazzini senza scrupoli. In uno spezzone delle immagini si vedono alcuni dei giovani che, tra risate e parolacce, prendono la capretta e la gettano oltre un muretto. Un volo di diversi metri, il povero animale finisce a terra agonizzante. In un altro, raggiungono la loro “preda” e cominciano a prenderla a calci violentemente. “Dai fallo di nuovo, ancora, ancora” incitano i presenti. Nessuno di loro che abbia trovato il vero coraggio, quello di mettere fine alla mattanza. 

La capretta giace terra, ormai priva di vita, almeno questo è ciò che sembra dalle terrificanti immagini divenute virali sui social e poi rimosse da alcuni account. 

Ora i ragazzi rischiano grosso. Quei filmati potrebbero a breve finire nella mani dei Carabinieri, cosa che chiunque abbia visto quei video si augura avvenga al più presto. La loro non può essere considerata una bravata, è a tutti gli effetti un reato. E sarebbe il caso di non cominciare a cercare attenuanti del tipo, “erano ubriachi”, “si sono pentiti del loro gesto”.

L’articolo 544 bis del codice penale, rubricato “uccisione di animali” parla chiaro: “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni”. Tale norma è stata introdotta al fine di apprestare una tutela più incisiva agli animali, i quali però non ricevono copertura legislativa diretta, restando ferma la tradizionale impostazione che nega un determinato grado di soggettività anche agli animali.

Qualcuno di quei giovani già si difende commentando sugli stessi social: “la capra era già morta”. Subito pronti a giustificarsi, a sminuire i loro gesti perché prima non hanno pensato alle conseguenze. È forse questo l’errore più grande che si sta facendo con le nuove generazioni, non insegnare loro a riflettere sulle conseguenze delle loro azioni. Toccherà ora alla giustizia fare il suo corso nella speranza che possano esserci pene esemplari e percorsi rieducativi per questi ragazzi. Per gli aguzzini ma anche per chi li ha incitati alla violenza senza fermarli. 

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Roberta Di Pucchio
Roberta Di Pucchio
Giornalista pubblicista

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