Ciclismo – A soli 16 anni, il frusinate Davide De Santis sale agli onori della cronaca sportiva per le sue prestazioni fantasmagoriche in sella alla bici. Già vicecampione Italiano Downhill nel 2021, domenica scorsa a La Thuile, in Valle d’Aosta, si è aggiudicato la maglia tricolore al Campionato Italiano Enduro, nella categoria Allievi. Un’emozione grandissima ma soprattutto un’enorme soddisfazione per il giovanissimo atleta e per quella terra, la sua Ciociaria, che ancora una volta si dimostra capace di sfornare preziosi talenti. Una stellina che brilla nel firmamento di questa disciplina forse ancora poco nota da noi ma che finalmente sta prendendo piede e che necessita, per il futuro più prossimo, di attenzione e strutture adeguate a fornire tutto il supporto necessario ai ciclisti. Il giovanissimo Davide si è così attirato addosso, con le discese ripide, i percorsi a tutta velocità tra rocce e guadi, i tratti in salita, tutto l’interesse degli appassionati. Con capacità tecniche e fisiche si sta ritagliando un posto importante nel circolo della Mountain Bike Gravity. Tutto ciò non senza superare tante difficoltà extra-sportive. Difatti, vista la poca disponibilità di aree idoneamente attrezzate sul territorio, Davide ha dovuto organizzarsi: si allena in montagna, a Campocatino. A sostenerlo, sia economicamente che moralmente, c’è la sua famiglia, anch’essa quindi sobbarcata di altrettante rinunce. D’accordo con papà Tullio, felicissimo dei traguardi del suo ragazzo, abbiamo intervistato Davide. Lui stesso, con tanta umiltà e grandi sogni per un luminoso futuro, ci ha raccontato della sua passione e degli obiettivi all’orizzonte.



Cosa ha significato per te aggiudicarti il campionato italiano enduro di categoria?
“Sicuramente un onore e una grande felicità. Non è tanto la disciplina, essendo io un atleta che predilige il downhill, quanto il prestigioso gesto di poter indossare la maglia tricolore; quindi, in un certo senso cominciare a vedere vicina la desiderata convocazione alla Nazionale Italiana che se fino ad ora non è arrivata, la considero una fortuna, perché mi ha dato la voglia e la forza di lavorare sodo per migliorare le mie prestazioni agonistiche”.
A chi dedichi questo successo?
“Dedico la mia vittoria alla mia famiglia, senza la quale tutto questo non sarebbe possibile, e al mio capitano, Bruno Zanchi, per essere il punto di riferimento e il mentore di cui ho bisogno in questo momento. Mi piacerebbe dedicarla, però, anche a tutti quelli che non sono riusciti a vedere il mio valore, nella speranza che siano rimasti sorpresi e felici di scoprire che invece merito il loro supporto”.
Come è stato il percorso di allenamento per arrivarci?
“Quest’anno c’è stato un cambiamento radicale: sono ripartito da un foglio bianco con un progetto, con un vero piano di allenamenti grazie a Roberto Lazzarini (preparatore), con i consigli a 360° di Bruno Zanchi (ex campione del mondo downhill, 50 anni ed ancora vincente), grazie anche all’attenzione meticolosa ad ogni aspetto del Direttore Sportivo Guido Borsetto ed a tutti gli sponsor di primissimo livello da Comes srl, Andreani Group, Formula, Fristads, DRC Rims e molti altri, oltre a Merida Italia che ha messo a disposizione una bici enduro One Sixty, a dir poco stratosferica. La costanza di risultati è il frutto di allenamenti giornalieri ben equilibrati in base agli impegni agonistici e fine settimana dedicati alla tecnica. L’obiettivo era arrivare a La Thuile allenati, integri fisicamente e con la sola voglia di strappare con i denti la maglia tricolore”.
Hai solo 16 anni eppure hai raggiunto traguardi importanti e altri ti attendono. Quanto sacrificio c’è dietro? Come coordini questa attività con la scuola e la vita quotidiana da adolescente?
“Ancora vivo le giornate anteponendo ad ogni altro impegno gli allenamenti infrasettimanali e gli impegni nei weekend, perché c’è sempre la paura di non aver fatto abbastanza per vincere la prossima gara. Se vuoi arrivare in alto, devi limitare i momenti di svago, fare delle rinunce, a volte faccio fatica anche a concentrarmi nello studio, ma posso dire che ho già il biglietto per il quarto anno di scuola secondaria nonostante il mio impegno negli allenamenti, quindi sono sulla strada giusta”.



Come è nata in te questa passione? Essendo una disciplina non priva di rischi, hai paura quando sali in sella alla bici? Che emozioni si provano?
“Ho iniziato con il Cross Country, ma non mi divertiva, perché avevo bisogno di adrenalina, provare quella sensazione di paura, di mancanza di respiro quando sei in aria per diversi metri, quando vai velocissimo tra gli alberi: ecco le emozioni forti che ti dà soprattutto il Downhill. Provai da piccolo, quasi per caso, e mi innamorai della discesa. Sempre per caso mi sono ritrovato ad ottobre 2020 a fare la prima gara nazionale, finendo 4°, un esordio senza riferimenti, quindi non avevo minimamente la cognizione di come sarebbe andata. Il fattore rischio è relativo, ci sono protezioni e vanno usate, poi si va alla velocità che ti senti di saper gestire, tranne che in gara…Lì si dà il 110% e non si pensa a nulla, se non ad arrivare il prima possibile in fondo al tracciato”.
Ora hai altri due appuntamenti importanti di fronte a te. Quali sono le tue aspettative?
“Non ho riferimenti nel downhill, ho vinto l’assoluta in una gara regionale, ma non c’erano avversari temibili, quindi vado carichissimo, fiero di avere la fascia tricolore al braccio e felicissimo di tornare in sella alla doppia piastra, nella Formula 1 della Mountain Bike, quella più estrema e, perché no, per mettere i piedi su uno dei tre gradini del podio: questo è l’obiettivo ovviamente, sia per il Campionato Italiano che per quello Europeo”.
Sogni nel cassetto e progetti per il futuro…
“Sono nel pieno di un progetto interessante, faticoso, che a volte mi porta a sacrificare il tempo libero. Un progetto che probabilmente non avrei mai iniziato senza il mio capitano Bruno Zanchi, il quale mi stimola durante le settimane ed in gara. Il progetto che abbiamo sposato io e Bruno è quello di competere in Coppa del Mondo Downhill: un desiderio che ho nel cassetto da qualche anno, e che con il suo aiuto sono sicuro di realizzare!”.