Salgono le performance dei laureati italiani, ma scende il valore delle retribuzioni

Presentato il XXV Rapporto AlmaLaurea: gli studenti si laureano con voti più alti e arrivano più giovani al titolo

I laureati italiani arrivano più giovani alla laurea e sono più regolari negli studi. Nel 2022 ha concluso gli studi in corso il 62,5% dei laureati, era il 40,7% nel 2012. L’età media si attesta sui 27 anni circa per i magistrali biennali. Anche il voto di laurea registra una andamento positivo: il voto medio è 104, mentre nel 2012 era circa 102. Sono i dati emersi dal XXV Rapporto AlmaLaurea sul Profilo e sulla Condizione Occupazionale dei Laureati, presentato oggi, lunedì 12 giugno 2023, al Complesso Monumentale dello Steri di Palermo, Sala delle Capriate, nell’ambito del convegno Mobilità territoriale dei laureati: quale sostenibilità?, organizzato con il Ministero dell’Università e della Ricerca e con il patrocinio della CRUI – Conferenza dei Rettori delle Università Italiane.

Valutazione positiva dell’Università

Dai molteplici indicatori emerge una valutazione positiva dell’università: il 90,5% dei laureati dichiara una soddisfazione complessiva per il corso di laurea scelto, il 72,6% confermerebbe la scelta compiuta sia di corso sia di ateneo e appena il 2,2% non sceglierebbe più l’università. Soddisfazione ampia anche per i servizi per il diritto allo studio, anche se fra i meno graditi si individuano i contributi per l’affitto (61,7%). Negli ultimi due anni diminuisce la soddisfazione espressa dagli studenti rispetto ai costi e alla
qualità degli alloggi presi in affitto durante il percorso universitario
 (-3,2 e -1,1 punti percentuali, rispettivamente).

I dati del sondaggio: coinvolti 670mila laureati

Il Rapporto 2023 sul Profilo dei Laureati di 77 atenei si basa su una rilevazione che coinvolge oltre 281mila laureati del 2022 e restituisce un’approfondita fotografia delle loro principali caratteristiche. Il Rapporto 2023 sulla Condizione occupazionale dei Laureati di 78 atenei ha coinvolto circa 670mila laureati, analizzando i risultati raggiunti nel 2022 nel mercato del lavoro da chi si è laureato da uno, tre e cinque anni. Completa il Rapporto 2023 il focus sulla Mobilità territoriale, che offre un quadro sugli spostamenti dei laureati per motivi di studio e di lavoro. Sulle dinamiche di chi si è laureato nel 2022 continuano a manifestarsi alcuni effetti dell’emergenza pandemica, già rilevati nel 2021. In particolare, sono diminuite ulteriormente le esperienze di studio all’estero e la fruizione di alcune strutture universitarie (postazioni informatiche, laboratori, biblioteche e sale studio).

L’evento è stato aperto dai saluti di benvenuto del Rettore dell’Università degli Studi di Palermo Massimo Midiri, della Direttrice generale delle istituzioni della formazione superiore MUR Marcella Gargano e del Presidente di AlmaLaurea Ivano Dionigi. Nel corso del convegno, la Direttrice di AlmaLaurea Marina Timoteo ha presentato il Rapporto AlmaLaurea 2023 su Profilo e Condizione occupazionale dei Laureati, giunto alla XXV edizione.

Mobilità per studio: si conferma direzione Sud-Nord

La mobilità per motivi di studio continua a svilupparsi lungo la direttrice Sud-Nord: il 28,6% (dato in crescita rispetto al 2013, quando era il 23,2%) di chi ha conseguito il diploma al Mezzogiorno ha scelto un ateneo di una ripartizione geografica diversa. È il 13,9% tra i laureati diplomati al Centro e il 3,6% tra quelli del Nord. Negli ultimi anni cambiano, peraltro, le aspettative nei confronti del mondo del lavoro e delle modalità in cui svolgerlo, con una decisa ricerca di un maggiore work-life balance testimoniato dall’aumentata disponibilità a lavorare in smart working (40,5% nel 2022) e da un incremento dell’importanza attribuita a tempo libero, flessibilità dell’orario, autonomia. In ogni caso, i laureati 2022 dichiarano maggiormente rilevanti nel lavoro futuro i seguenti aspetti: acquisizione di professionalità (78,1%), stabilità del posto di lavoro (71,7%), possibilità di carriera (70,4%) e di guadagno (68,3%), indipendenza o autonomia (63,1%).

Il 77% dei laureati di secondo livello trova lavoro

Nel 2022 migliora ancora la capacità di assorbimento del mercato del lavoro arrestata, seppure temporaneamente, dall’avvento della pandemia. Si registrano infatti elevati tassi occupazionali sia tra i laureati di primo, sia tra quelli di secondo livello (rispettivamente 75,4% e 77,1% a un anno dal conseguimento del titolo; 92,1% e 88,7% a cinque anni). Rilevanti per l’ingresso nel mondo del lavoro risultano le esperienze maturate durante gli studi. In particolare, a parità di condizioni, i soggiorni di studio all’estero riconosciuti dal corso di laurea (svolti dall’8,3% dei laureati 2022, con una soddisfazione al 95%) alzano del 12,3% la probabilità di trovare lavoro, mentre i tirocini curriculari (svolti dal 59,4% dei laureati 2022 e in aumento nell’ultimo anno) offrono il 4,3% di probabilità in più di avere un’occupazione a un anno dal titolo.

Ma calano le retribuzioni mensili nette

Per tutti i collettivi esaminati, nel 2022 le retribuzioni mensili nette sono risultate in calo in termini reali, cioè se si tiene conto del potere d’acquisto mutato dagli elevati livelli di inflazione, conseguenza della perdurante instabilità geopolitica. Persistono differenze di genere nei livelli occupazionali e retributivi. A parità di condizioni, a un anno dal titolo i laureati hanno l’11,7% di probabilità in più di essere occupati rispetto alle laureate; inoltre, a parità di altre condizioni, percepiscono in media 70 euro netti in più al mese rispetto alle donne. Le donne, che pure restano complessivamente in maggioranza (59,7%), diminuiscono nel passaggio dal primo al secondo livello di studi universitari e, ancora di più, nel passaggio al dottorato, nel quale rappresentano il 49,1%. La mobilità per motivi di lavoro, che coinvolge soprattutto i residenti nel Mezzogiorno (33,3% per i laureati di primo livello e 47,5% per quelli di secondo livello, a un anno dal titolo), risulta in aumento nel 2022, dopo la contrazione dovuta alla pandemia da Covid-19: tale aumento è più consistente per i residenti nel Mezzogiorno (nell’ultimo anno oltre 2 punti percentuali), per gli uomini e per quanti provengono da contesti familiari più favoriti. – Fonte www.dire.it –

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