“Non dovete lasciarci sole, siamo donne, madri, figlie, sorelle. E tutto questo non doveva succedere”. A rompere il mesto corteo composto di amministratori, cittadini e volontarie diretto in via Pascoli a Cassino, sono state le grida disperate di un’amica di Yirelis Pena Santana, la 34enne dominicana assassinata una settimana fa nell’appartamento al secondo piano di uno stabile situato a due passi dal centro cittadino.
Il corteo, dopo una prima fase di confronto avvenuta all’interno del parco Baden Power, alla presenza del sindaco Enzo Salera, dell’assessora alle Pari Opportunità Maria Concetta Tamburrini e delle volontarie dei centri anti violenza di Cassino e Sora, ha quindi attraversato una parte di Cassino nel più completo silenzio. Ogni persona con un fiore tra le mani è arrivata nelle adiacenze dell’ingresso al palazzo ed ha depositato un garofano o una rosa. Mischiate tra la folla anche le amiche della sfortunata donna, madre di tre bambini, uccisa – come sostengono gli inquirenti – da Sandro Di Carlo, 26enne di Cassino.
Una manifestazione-simbolo che ha ricordato anche le altre vittime di violenza: da Giulia Tramontano, assassinata dal compagno e incinta al 7 mese. Per lei e il bimbo non c’è stato scampo; e poi ancora la poliziotta morta giovedì mattina a Roma, sotto i colpi di pistola sparati da un collega che poi si è tolto la vita. Una scia di violenza senza fine che deve essere arginata in ogni modo: dalle Istituzioni, dalle scuole e anche dalla buona volontà di chi è a conoscenza di soprusi e non denuncia.