Una protesta pacifica ma incisiva per dire ‘no’ alla richiesta di archiviazione che la Procura di Cassino ha presentato nei confronti delle tre persone indagate per la morte in carcere di Mimmo D’Innocenzo. Il trentunenne romano è deceduto nel carcere di Cassino il 27 aprile del 2017 e sua madre Alessandra, il padre, i familiari e gli amici non ritengono giusta questa decisione e unitamente all’avvocato Giancarlo Vitelli stanno portando avanti una vera e propria battaglia giudiziaria.
I tre indagati, un medico, un infermiere e un detenuto che al momento del malore prima e della morte poi erano accanto al 31enne, a parere della famiglia D’Innocenzo, avrebbero sempre riferito una versione che non sembra essere ritenuta attendibile. I fatti risalgono alla sera del 27 aprile quando Mimmo D’Innocenzo viene portato nell’infermeria della casa circondariale di Cassino, a seguito di un malore e qui sarebbero stati presenti un medico e un’infermiera.
I sanitari, invece, ascoltati dal magistrato riferiscono di non aver visitato nessuno. Come nulla avrebbe visto un detenuto. Un altro mistero riguarda l’improvvisa sparizione, come riferisce l’avvocato Vitelli, che rappresenta la famiglia D’Innocenzo, “di tutto il carteggio del diario clinico del carcere del mese di aprile”. Infine e non meno importante è stato l’esito dell’autopsia che ha confermato l’avvenuta iniezione sul ragazzo.
Il foro sul braccio, come refertato dal medico legale, era stato praticato nell’arco delle 24 ore precedenti la morte del giovane”. Le indagini, riaperte per volere del Gup Marcopido, non avrebbero fatto emergere nuovi elementi e per questo il sostituto procuratore Francesca Fresch ha nuovamente chiesto l’archiviazione. Decisione questa a cui la famiglia si è opposta. L’udienza che dovrà decidere le sorti della vicenda è stata fissata per il prossimo 30 novembre presso il Gup del tribunale di Cassino. Intanto mamma Alessandra prosegue nella sua strenua battaglia in cerca della verità.