Alatri – A quasi un mese dal delitto costato la vita a Thomas Bricca si attende ancora di dare un nome ed un volto ai suoi assassini. Era il 30 gennaio scorso quando, sulle scalette sotto al ‘Girone’ il diciannovenne venne ucciso. Freddato con un colpo di pistola alla testa da un killer giunto in Largo Cittadini a bordo di un T-Max nero guidato da un complice. Tre i colpi esplosi. Poi la fuga mentre Thomas si accasciava a terra soccorso dagli amici che erano con lui.
La corsa disperata all’ospedale San Camillo di Roma, la speranza che potesse salvarsi. Poi il buio. Thomas Bricca si è spento il 2 febbraio, dopo aver lottato tra la vita e la morte. Da quel giorno i suoi familiari, gli amici, la comunità di Alatri e l’Italia intera attendono che sia fatta giustizia. I nomi dei sospettati hanno cominciato a serpeggiare in città sin dalle ore immediatamente successive all’agguato.
Ad oggi, però, non c’è ancora nessun colpevole. Mattia Toson, il ragazzo di Alatri unico iscritto sul registro degli indagati, è stato ascoltato ieri in tribunale nel corso di un interrogatorio fiume durato circa sei ore. Accompagnato dai suoi legali, Umberto Pappadia ed Angelo Testa, ha risposto alle domande degli inquirenti davanti al Pubblico Ministero, Rossella Ricca e al Procuratore di Frosinone, Antonio Guerriero. Non è ancora dato sapere con quale accusa sia stato iscritto sul Registro. Quel che è certo è che nessuna misura sia stata disposta nei suoi confronti. Nessuna contestazione, Mattia Toson è uscito dalla Procura ed è tornato a casa.
Le parole di papà Paolo
A meno di 24 ore dall’interrogatorio di ieri, abbiamo incontrato papà Paolo Bricca, nella sua officina, per raccogliere le sue sensazioni. Per dar voce al suo pensiero e capire che idea si sia fatto. Dietro la scrivania è incorniciata la foto di Thomas. Intorno, le magliette indossate dagli amici il giorno del funerale con sopra stampata l’immagine del ragazzo. Paolo Bricca è deluso, comprensibilmente amareggiato. Si aspettava una svolta in tempi brevi: “Ci aspettavamo qualche risultato ma sicuramente ci vorranno tempo e pazienza”.
Racconta di conoscere bene la famiglia Toson: “La famiglia Toson la conosco già da quando i figli di Roberto erano bambini. La sua prima moto gliel’ho data io. Qualche anno fa la madre Ilenia mi chiese di mettere a lavorare in officina il figlio Mattia per tenerlo a bada. L’ho fatto restare qui un po’ di tempo ma era ingestibile e nel crescere è diventato quello che è. La delusione più forte è stata che dopo l’omicidio nessuno si sia degnato di telefonarmi ed il dubbio è divenuto sempre più forte”.
Poi, rivela che qualcuno gli avrebbe raccontato della famosa cena fornita come alibi dai Toson quando si presentarono in caserma poco dopo il delitto dichiarandosi estranei ai fatti: “Uno degli invitati mi ha detto che
Mattia è arrivato dopo le 21.00, bianco pallido. Gli ha chiesto l’acqua come se fosse sotto shock. Questo mi lascia perplesso”.
“C’è stato qualcosa che non ha funzionato ad Alatri, hanno perso tempo. Abbiamo riferito i nomi ai carabinieri, andavano presi provvedimenti e fatte perquisizioni subito non dopo venti giorni. – Prosegue amareggiato Paolo Bricca – Quello che è stato fatto è un atto da folli, poteva morire anche qualcun altro oltre mio figlio. Io adesso chiedo solo giustizia per Thomas. E che tutto questo possa servire da lezione”. Per vedere l’intervista completa guarda il video.