Sono trascorsi tre mesi e mezzo dalla lettura della sentenza di assoluzione, a carico delle cinque persone imputato nel processo per la morte di Serena Mollicone. Era il 15 luglio del 2022 quando la Corte d’Assise del tribunale di Cassino, composta dal presidente Massimo Capurso, il giudice a latere Maria Vittoria Sodani e la giuria popolare, hanno assolto per insufficenza di prove l’ex comandante della caserma dei Carabinieri di Arce, Franco Mottola, il figlio Marco, la moglie del maresciallo Anna Maria ed i carabinieri Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano.
Per capire le motivazioni che hanno portato i giudici a scagionare i cinque bisogna attendere la relazione firmata dai due magistrati. Di prassi l’estensione di una sentenza di assoluzione richiede tre mesi ma in questo caso, forse per la delicatezza e della vicenda e l’ampiezza del dibattimento che ha visto sfilare centinaia di testimoni, è stato necessario prorogare la data di consegna al 15 gennaio. A distanza di ventuno giorni dal termine ultimo, però, ancora non si hanno notizie. L’attesa è tanta sia da parte della Procura che avrà quindi la possibilità di fare ricorso in Appello, che da parte dei famigliari di Serena Mollicone che cercano la verità su quanto accaduto alla diciottenne quel giorno di giugno del 2001.
E proprio sull’importanza del processo Mollicone, celebrato da da un togato applicato per carenza di organico, si è espresso anche il presidente della Corte d’Appello di Roma, Giuseppe Meliadò nel corso dell’apertura dell’anno giudiziario. “Un processo che ha avuto un rilevante impatto organizzativo sulle strutture e sull’organico”.