L’INTERVISTA – Sanità in affanno in provincia, la ‘ricetta’ del dottor Lucio Conte

Sora - Il noto medico, da sempre in prima linea per pazienti e cittadini in difficoltà, analizza le criticità sulle quali intervenire

Sora – I medici di base vanno in pensione e scoppia il caos. Lo scorso 31 dicembre, quattro medici di famiglia sono andati in pensione contemporaneamente, con loro anche un collega di Isola del Liri e migliaia di mutuati si sono ritrovati a dover scegliere un nuovo medico. Anziani in fila per ore presso l’ufficio di via Piemonte, disorientati e preoccupati. Una questione che ha tenuto banco per giorni. In realtà, il problema dei pensionamenti dei medici non riguarda solo Sora o la provincia di Frosinone, è una piaga comune a tutto lo stivale.

La carenza di medici e infermieri attraversa tutta l’Italia, ma nelle zone periferiche delle aree interne assume i contorni di una “desertificazione sanitaria”. Sono 39 le province più in sofferenza, e si concentrano in 9 regioni, tra queste il Lazio, insieme a Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Calabria, Veneto, Emilia Romagna e Trentino Alto Adige. Medicini di medicina generale e pediatri di libera scelta sono tra le categorie più ‘introvabili’, o meglio, il problema sta nel ‘ricambio generazionale’.

Abbiamo cercato di fare chiarezza sul problema, analizzando quelle che potrebbero essere le soluzioni, con chi lo vive sul campo quotidianamente. Il dottor Luciano Conte, per tutti Lucio, medico di base del Distretto C di Sora, gastroenterologo, da sempre al fianco dei pazienti e delle fasce più deboli della provincia di Frosinone parla di Sanità e di quelle che sono le priorità per le strutture ospedaliere della Ciociaria e non solo.

Dottor Conte, mancano i medici di medicina generale. A Sora l’emergenza è rientrata?
“I colleghi di medicina generale che sono andati in pensione, due in particolare, avevano chiesto una proroga al pensionamento per evitare di lasciare nel limbo i loro pazienti ma questo non è stato possibile per varie vicissitudini burocratiche. Per questo si è creata un’emergenza che però sta rientrando, grazie all’impegno dei colleghi in servizio che si sono dati da fare per sopperire a questa mancanza. Oggi dobbiamo essere consapevoli dell’elevata età dei medici di famiglia. Tra 5 anni ne mancheranno tantissimi, tra cui io. Serve una programmazione a lungo termine, cosa che non c’è stata in passato. Bisognerà chiedersi quanti medici occorreranno tra 5, 10, 15 e 20 anni ed intervenire prima che i pazienti si ritrovino a fronteggiare problemi che non sarebbero di loro competenza”.

Qual è secondo lei il problema reale?
“In Italia si laureano ogni anno 10mila medici il problema non è l’accesso alla facoltà. Il problema è che ogni anno ci sono solo 5mila borse di studio nelle varie specializzazioni. Per cui, non mancheranno solo medici di base. Anzi, a ben vedere già ad oggi in Italia mancano ginecologi, cardiologi e farmacisti ospedalieri. Il Governo vuole allungare l’età pensionabile ma questa non può essere l’unica soluzione. Bisogna ripensare la sanità, ripeto, con una programmazione basata sulle reali esigenze del nostro Paese”.

In provincia di Frosinone, altro tema ‘caldo’ è quello del caos nei Pronto Soccorso e di alcuni reparti ospedalieri in affanno, non solo per carenza di personale. Che idea si è fatto a riguardo?
“Parlando della realtà del SS Trinità di Sora che conosco da vicino e nella quale opero quotidianamente, è innegabile che ci siano delle criticità. Parliamo di criticità comuni a tutti i Pronto Soccorso d’Italia che si sono verificate per i suddetti problemi. Sulla sanità in Italia c’è davvero tanto da fare. Per quanto riguarda l’ospedale di Sora, è necessaria una visione più lungimirante su una struttura che conta reparti di eccellenza che andrebbero rilanciati e potenziati. Mettiamo in rete i reparti di eccellenza della nostra provincia, facciamoli comunicare tra loro ma anche con i pronto soccorso che sono il primo ‘filtro’ di un ospedale. E poi, sempre in un’ottica di una sanità capace di fare rete, credo che sia fondamentale rivalutare un altro ‘filtro’, quello rappresentato proprio dai medici di famiglia. Se il medico di base viene messo nella condizione di poter collaborare con il pronto soccorso e con gli specialisti ospedalieri, si crea un approccio più snello ma soprattutto più efficace”.

Dottor Conte, tra qualche settimana il Lazio andrà al voto per scegliere il nuovo presidente della Regione e la nuova squadra che la guiderà. Lei ha deciso di scendere in campo candidandosi nella Lista Civica D’Amato Presidente. Appoggerà l’uscente assessore alla Sanità. Dunque, per lei nel Lazio si è lavorato bene sulla Sanità?
“Io rappresenterò in questa lista anche la voce di ArticoloUno, formazione guidata da Pier Luigi Bersani, nella quale da anni ho l’onore di militare nella piena condivisione di principi e ideali. Alessio D’Amato è stato definito il miglior assessore d’Italia alla Sanità. Si è distinto, soprattutto negli ultimi anni segnati dalla pandemia. Se il Lazio è tra le Regioni che hanno gestito al meglio l’impatto del Covid è grazie a lui. Perché ha messo medici, infermieri, operatori sanitari e tutto il comparto nella condizione di poter fare ciò che è stato fatto. Io credo che se è vero che tra le priorità del Paese e del Lazio c’è quella di ridisegnare il modello sanità, nessuno potrà farlo meglio di Alessio D’Amato”.

E allora, da medico ma anche da candidato, su cosa puntare nel Lazio per la sanità del futuro?
“In primis, occorrerà lavorare su una medicina di prossimità più efficace per affrontare il problema della carenza di medici di base. Poi, bisognerà puntare su una rete ospedaliera meglio articolata in un piano di specializzazione della risposta sanitaria. In quest’ottica andranno create le ‘case di comunità’, strutture sanitarie all’interno delle quali si opererà per alleggerire il carico dei pronto soccorso. Inoltre, per sopperire ai reparti chiusi e depotenziati, si sta studiando la creazione di reparti di medicina d’urgenza da affiancare proprio ai pronto soccorso. E, ancora, reparti specialistici di terapia semintensiva per il 40% e osservazione temporanea per il 60%, con l’obiettivo di decongestionare i pronto soccorso che saranno più liberi di gestire le emergenze. Poi, tre le priorità, c’è il fascicolo sanitario elettronico. Da qui può davvero partire una svolta del Sistema Sanitario. Il medico, da quello di base passando per quello di pronto soccorso fino allo specialista, potrà accedere a tutte le informazioni sul paziente. Si eviterà la fila dai medici di famiglia per le ricette, si eviteranno lungaggini e scartoffie. Su questo D’Amato sta lavorando minuziosamente”.

Non solo Sanità tra i suoi progetti per dare risposte al territorio. Lei è da sempre impegnato anche nel sociale, per le fasce più deboli, per i cittadini in difficoltà. Quali le priorità?
“Oggi, nella nostra provincia in particolare, le difficoltà maggiori le stanno registrando le piccole e medie imprese. Parlo di quelle realtà che danno posti di lavoro, di famiglie da tutelare e salvare. I costi delle materie prime e dell’energia elettrica si stanno abbattendo sulle piccole realtà che sono il cuore pulsante dell’economia della nostra terra. Aiutare i piccoli imprenditori significa aiutare il tessuto sociale. Non possiamo permetterci che le nostre aziende chiudano e che migliaia di persone restino senza lavoro. Per questo, occorrerà prevedere aiuti concreti. Penso a sostegni economici per mitigare i costi delle bollette. Ma anche ad una rete organizzata di cooperazione sociale che trovi in Regione ascolto e concretezza. Per questo, proporrò a D’Amato l’istituzione di uffici specializzati in provincia per mettere direttamente in contatto con la Regione le imprese del territorio che possono utilizzare i mezzi messi a disposizione. Sono tante le risposte delle quali questa terra ha bisogno ed io ho deciso di scendere in campo proprio per questo, con il forte desiderio di unire la mia voce a quella del nostro territorio”.

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Roberta Di Pucchio
Roberta Di Pucchio
Giornalista pubblicista

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