L’INTERVISTA – Regionali, Fantini traccia la rotta: “Uniti possiamo vincere”

Il segretario provinciale del Pd ritiene possibile l'affermazione di D'Amato, critica Conte e auspica la candidatura di Pompeo

A poco più di un mese dal voto per il rinnovo della giunta regionale del Lazio, si compone il quadro dei principali candidati alla presidenza. Il centrosinistra, alle urne del 12 e 13 febbraio, nel Lazio correrà diviso. Da un lato l’assessore uscente alla Sanità, Alessio D’Amato del Partito democratico; dall’altro il Movimento 5 Stelle con la giornalista Donatella Bianchi. Per il centrodestra unito, invece, in campo c’è l’ex presidente della Croce rossa italiana, Francesco Rocca. Ne abbiamo parlato con Luca Fantini, segretario provinciale del Partito Democratico.

Il Pd, stando ai sondaggi, si trova a dover condurre una campagna elettorale da sfavorito. Lei crede che ci sia una possibilità di rimonta?
“I sondaggi sono sempre relativi e, soprattutto, in molti casi ribaltati dall’esito del voto. Quella che vivremo è una campagna che ha sicuramente una rilevanza politica molto importante, ma le regionali sono elezioni dal sapore amministrativo e quindi il lavoro svolto in questi anni dalla maggioranza Zingaretti avrà un peso decisivo. E i risultati del buongoverno sono dalla nostra parte: siamo passati dall’avere una Regione sull’orlo del baratro, a rischio default, ad un Ente sano e credibile. Un esempio virtuoso in Italia e la gestione della pandemia sta lì a dimostrarlo, con il Lazio capofila per copertura vaccinale e risposte sul Covid. Quindi io direi di lasciar perdere i sondaggi e di concentrarci sulla campagna elettorale”.

Avete deciso di candidare alla Presidenza Alessio D’Amato. Perché la gente dovrebbe riporre la propria fiducia nell’assessore regionale alla Sanità?
“La sanità è un terreno scivoloso, ne sono consapevole. Ma stiamo ai fatti: la destra ha lasciato macerie, debiti e commissariamento, mentre con D’Amato assessore abbiamo superato la stagione dei buchi di bilancio ed aperto quella degli investimenti su personale, strutture, macchinari. Oggi balziamo agli onori delle cronache per interventi salvavita, per reparti di eccellenza. Certo che permangono problemi che dobbiamo e vogliamo risolvere, e penso alle liste di attesa e ai Pronto soccorso, ma il cambio di rotta rispetto al passato è evidente. E questo clima lo riscontro dalle persone che ascolto, con le quali mi confronto. Il lavoro svolto da Alessio D’Amato è tangibile, è sotto gli occhi di tutti. Oggi dal Canada scelgono Frosinone e la nostra neurochirurgia per operazioni delicatissime. Proseguendo su questa strada e spendendo bene i soldi del Pnrr, che la Regione Lazio ha intercettato rispettando le tempistiche e dimostrando grandi capacità progettuali, saranno abbattute le liste di attesa ed eliminate le file ai Ps. Quello sarà un punto di svolta definitivo, possibile grazie al nostro governo”.

Conte, con la scelta di Donatella Bianchi, prova a spaccare il centrosinistra. Lei cosa ne pensa?
“Penso che Conte abbia fatto una scelta completamente sbagliata e se ne assumerà la responsabilità. Ha fatto prevalere logiche di partito, sconfessando una linea che in questi anni ha portato risultati concreti in tutti i territori della nostra Regione. Una scelta dannosa non per il Pd, ma per il gruppo dirigente dei 5 Stelle che ad oggi ancora condivide con noi un pezzo importante di politiche regionali. Andiamo avanti per la nostra strada e con la forza delle nostre proposte, la partita è assolutamente contendibile nonostante Conte preferisca avvantaggiare le destre”.

Il centrodestra, che appare favoritissimo, ha messo in campo l’ex presidente della Croce Rossa Italiana. Ritiene possa essere un avversario temibile?
“Il profilo del nostro candidato è sicuramente il migliore tra quelli in campo. Ha dimostrato capacità amministrativa, in particolare nelle emergenze che purtroppo ci hanno colpito in questi anni. È chiaro che la destra sia un avversario temibile, ma noi sulle elezioni regionali siamo, come spiegato nei passaggi precedenti, assolutamente consapevoli del lavoro svolto per i cittadini e per le nostre comunità. Ci concentreremo in particolare sul lavoro e sui giovani: condivido la parte del programma che intende destinare 800 euro mensili ai ragazzi che in questa fase non studiano e non lavorano, a patto che si formino in base a dei corsi di alta specializzazione che la Regione proporrà, pena la perdita del sussidio. Dobbiamo specializzare figure in relazione alla richiesta del mercato e nel frattempo offrire un sostegno concreto a chi si sta formando. Mentre la destra al governo, come dimostra la manovra, privilegia i ricchi noi continueremo ad essere accanto a chi ha meno possibilità. Sono due visioni del futuro diametralmente opposte”.

In Provincia di Frosinone, nonostante i tanti sforzi, le due anime del partito restano su fronti contrapposti. La riprova è nelle Provinciali. Teme che possa verificarsi una lacerazione ancora più profonda?
“Ho lavorato fin dal primo giorno per tenere unito il Pd e proseguirò a lavorare in tal senso. Non mi stancherò mai di ripeterlo, uniti siamo più forti e maggiormente in grado di valorizzare le numerose e positive esperienze amministrative del nostro territorio. L’avversario da battere è la destra. Già dalle elezioni regionali dobbiamo costruire la lista più forte possibile, con le personalità migliori. È su questo che stiamo lavorando. Abbiamo già l’ok della consigliera regionale uscente, Sara Battisti, che ha fatto benissimo in questi anni. L’auspicio è che Antonio Pompeo, presidente della Provincia uscente che ringraziamo per il grande lavoro di questi anni, possa competere in queste elezioni che rappresentano una sfida molto importante. Siamo sicuri che rappresenterebbe un valore aggiunto per tutto il Pd”.

Parlando più in generale, i Dem sono a un bivio: un vero rinnovamento o un inarrestabile declino. Basta cambiare segretario per evitarlo?
“Non basta assolutamente cambiare segretario per evitarlo. Non ho nessun problema a dire, come abbiamo fatto anche insieme ad altri colleghi segretari di Federazione, che probabilmente rispetto alle scelte delle tempistiche di questo Congresso qualcosa si è sbagliato. Bisognava prevedere il fatto che in concomitanza con le regionali di Lazio e Lombardia non ci sarebbe stato il giusto spazio per questo dibattito congressuale. Dopodiché ai nomi va accompagnata un’importante dose di rinnovamento, una riscoperta complessiva della nostra storia, della nostra base, dei nostri iscritti. Serve un cambio di metodo per rimettere al centro non soltanto le scelte dei gruppi dirigenti nazionali, ma per far sì che queste scelte poi vengano discusse e condivise anche da chi tutti i giorni sul territorio rappresenta il partito e ci mette la faccia”.

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