A sessant’anni compiuti la Barbie continua a essere la bambola più amata e desiderata (pare che nel mondo se ne vendano tre al secondo), la più contestata ma anche quella che, oggi, è simbolo dell’empowerment delle donne: non solo un gioco, ma vera e propria icona. E allora che se ne parli: per provare a capire il successo di questo ‘fascino’ senza tempo. La più rivoluzionaria delle bambole moderne è così al centro della conferenza “Le trasformazioni di Barbie. Da corpo ideale a centinaia di professioni” in programma lunedì 5 dicembre, alle 18, alla Casa delle donne di Villa Ombrosa (Modena), in strada Vaciglio nord 6. A indagare le ragioni del mito della Barbie sarà Giovanna Cosenza, docente di Semiotica dei consumi e dei nuovi media all’Università di Bologna.
Un fisico poco realistico
Da quando, il 9 marzo 1959, l’azienda statunitense Mattel ha introdotto sul mercato la prima linea di “fashion doll” denominata Barbie, la bambola è stata sempre molto amata ma è stata spesso anche contestata, suscitando antipatie e polemiche. Una delle critiche più frequenti è che Barbie rappresenti un corpo femminile astratto e non realistico o, peggio, incarni una femminilità vacua, tutta centrata sul bell’aspetto e sugli abiti da indossare.
Barbie è diventata simbolo dell’empowerment femminile
Negli ultimi 15 anni, però, soprattutto negli Usa, Mattel ha trasformato Barbie in un simbolo di empowerment femminile, promuovendo diverse campagne di comunicazione ed educazione contro gli stereotipi di genere, rivolte a bambine e bambini, scuole e famiglie. La sua longevità, la capacità di resistere e alle ire di femministe, pedagoghi e nutrizionisti, e la sua metamorfosi da oggetto industriale a icona pop fanno di Barbie un soggetto dotato di una propria immagine da preservare.
L’incontro su Barbie, aperto a tutti, è curato dal Centro documentazione donna di Modena e conclude il calendario di appuntamenti collegati alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. L’iniziativa su Barbie apre, inoltre, il nuovo ciclo di “Oggetti rivoluzionari”, parte del progetto “Rivoluzioni. Trasformazioni sociali e politiche nella storia e nella cultura moderna e contemporanea”, nato nell’ambito del Comitato per la storia e le memorie del Novecento in collaborazione con Fondazione Collegio San Carlo, Centro documentazione donna, Istituto storico di Modena, con il sostegno di Fondazione di Modena. Come annuncia l’assessore Gianpietro Cavazza, coordinatore del Comitato, “il progetto Rivoluzioni proseguirà con una nuova edizione, in fase di sviluppo, ricca di iniziative culturali che coinvolgeranno soprattutto i più giovani, per raccontare le grandi svolte che hanno plasmato il nostro presente, confrontando la storia globale con la storia di Modena e del territorio”.
A corredo dell’evento è previsto, nei consueti #contributiweb, l’intervento di Maria Paternostro, giornalista e curatrice della mostra collettiva Superstar. L’arte celebra la regina delle bambole. Tutti gli interventi saranno disponibili sul sito del progetto (https://rivoluzioni.modena900.it).
Fonte www.dire.it