Adesso è purtroppo vero: quella che qualche giorno fa sembrava una notizia inaspettata, e su cui si è alzato un polverone mediatico, è diventata realtà. Il mondo del calcio è scosso dalla morte del ‘re’ dei procuratori e del mercato, Mino Raiola.
Un lutto che sconvolge ogni uomo di pallone ma anche ogni semplice appassionato. L’agente, tra i più potenti nel suo settore, se ne è andato nell’ospedale San Raffaele di Milano. Malato da qualche mese, era stato operato d’urgenza ma non si era mai ripreso del tutto. A darne il triste annuncio è stata la famiglia tramite una comunicazione diramata sul profilo Twitter dello stesso manager: “Con infinito dolore annunciamo la scomparsa di Mino, il più straordinario procuratore di sempre. Mino ha lottato fino all’ultimo istante con tutte le sue forze proprio come faceva per difendere i calciatori. E ancora una volta ci ha resi orgogliosi di lui, senza nemmeno rendersene conto”, si legge nel post.
Appena il 28 aprile era stata divulgata la news, poi rivelatasi falsa, del decesso di Raiola. Tutte le maggiori testate ne avevano parlato, poi la smentita. E l’inevitabile tam tam social, con le accuse di poca serietà (da parte di commentatori moderati) fino allo sciacallaggio giornalistico, secondo i più indignati. Ma ora Mino non c’è più, e lascia un enorme vuoto in quel settore che lui ha vissuto in prima linea.
Raiola era nato a Nocera Inferiore il 4 novembre del 1967 e la sua carriera come procuratore era decollata in Olanda, dove aveva cominciato a occuparsi della gestione di alcuni calciatori. Poi era riuscito a farsi un nome anche in Italia grazie alla sua intermediazione nei trasferimenti di Michel Kreek, Marciano Vink e Pavel Nedvěd. Poi, solo scalata al successo. Uno squalo in un mare pieno di pescicani, uno di quegli uomini che fanno, disfano, mediano, trattano e alla fine trovano sempre l’accordo migliore. Un manager dalle doti incontestabili, che ha saputo far fruttare ogni singola operazione: tutte le sue ‘creature’ hanno generato profitto e fatto parlare. Si è preso i titoli dei più grandi quotidiani di sport e il quarto posto al mondo tra i procuratori più ricchi secondo Forbes nel 2020 con un fatturato stimato di 84,7 milioni di dollari.
Sarebbe impossibile elencare tutte le operazioni portate avanti da Raiola, ma basta ricordarne qualcuna per non smentire l’aurea ‘mitica’ che lo ha avvolto per anni: dal passaggio di Ibrahimovic dall’Inter al Barcellona nel 2009, quello di Balotelli al Manchester City, di Pogba prima alla Juventus e poi al Manchester United e, negli ultimi anni, il passaggio di Haaland dal Salisburgo al Borussia Dortmund, di Donnarumma dal Milan al Paris Saint-Germain, e di de Ligt dall’Ajax alla Juventus.
Ed oggi, 30 aprile 2022, Mino saluta per sempre un mondo in cui l’ha fatta da padrone, in cui ha mosso milioni, accordi da ‘paperoni’, clausole blindate. O lo amavi o lo odiavi, ma a lui non importava. Era uno capace di affermare, senza giri di parole: “Cruijff? Può andare al diavolo. Sta diventando vecchio e non ha avuto la forza di continuare la sua carriera da allenatore. Credo che lui e Guardiola possano andare in un ospedale psichiatrico, seduti a giocare a carte, farebbero un favore al Barcellona. Cruijff ha detto che Ibra è più adatto al calcio italiano, perché non ha detto che non era adatto a quello spagnolo prima di comprarlo?”. E adesso, a 54 anni, non c’è più l’istrionico procuratore che trasformava in oro ogni contratto.