Sora – Lo scacco al clan dei rom operato dalle Forze dell’ordine lo scorso 14 settembre sembra non essere bastato a fermare i “Di Silvio”.
Dopo il clamore mediatico suscitato dall’operazione, nei giorni scorsi, più precisamente martedì, la troupe televisiva di un noto programma Mediaset si era recata nei pressi di una delle ville simbolo del clan per alcune riprese. Davanti all’abitazione, alla periferia di Sora, mentre i giornalisti tentavano di intervistare alcuni appartenenti alla famiglia Sinti, sono stati aggrediti. Calci e pugni sferrati con la stessa violenza di sempre.
Solo la decisa reazione della troupe ha permesso di evitare il peggio. A margine dell’ennesimo episodio di violenza arriva la dura presa di posizione di Norberto Scala, Segretario generale dell’Usip Polizia.
La nota
“Siamo stati informati dell’ennesimo episodio che ha suscitato clamore in tutta l’opinione pubblica, legato ai fatti avvenuti martedì a Sora che hanno visto coinvolti alcuni giornalisti. Parliamo di una grave ed incomprensibile aggressione. Prima di entrare nei particolari dell’accaduto, vorrei esprimere per nome e per conto di tutta l’organizzazione sindacale che rappresento, la nostra solidarietà e vicinanza nei confronti di tutta la troupe di giornalisti coinvolti nel deprecabile episodio. – Commenta Norberto Scala.
Ed è solo grazie alla pronta e decisa reazione degli stessi che si è riusciti ad evitare il peggio. Noi, come sindacato in rappresentanza dei Poliziotti, in diverse occasioni abbiamo sollecitato l’amministrazione di questa provincia, di farsi carico del potenziamento del personale attraverso opportuni trasferimenti nelle città più a rischio come Sora e Cassino.
Per questo, chiediamo ai vertici dell’amministrazione la convocazione urgente del comitato provinciale per l’ordine della sicurezza pubblica, al fine di coinvolgere tutte le componenti (Polizia di Stato, Guardia di Finanza, CC, Polizia locale e Corpo forestale dello Stato) e gli amministratori, anche per dare un segnale forte di presenza dello stato sul territorio. I fatti accaduti evidenziano come, determinati gruppi di soggetti che operano quotidianamente nella illegalità, si sentano sicuri di rimanere impuniti anche grazie ai recenti interventi legislativi che non consentono ai magistrati di applicare la custodia in carcere. Ed ha anche un sapore di beffa il fatto che, nonostante siano stati arrestati per i fatti gravissimi commessi, dopo appena qualche ora si siano ritrovati nelle loro confortevoli abitazioni di edilizia pubblica residenziale, seppure agli arresti
domiciliari. È arrivato il momento di dire basta!!!”.