Lui è Chris Riccardi, un ragazzo di Frosinone che, dopo anni di battaglie e sofferenze, è riuscito finalmente a concludere il suo percorso di transizione. Chris nasce 27 anni fa come Gioia Riccardi ma, sin dalla più tenera età, si sente prigioniero di un corpo che non gli appartiene. Il 27 settembre scorso, a Bologna, si è sottoposto ad un delicato intervento chirurgico che lo ha reso quello che in realtà ha sempre saputo di essere, un uomo. “Sono nato di nuovo, questa volta di martedì 27 settembre e sono un maschietto finalmente”, così in un post sul suo profilo Facebook Chris ha annunciato nei giorni scorsi la sua rinascita.

La sua è una storia bella, a tratti cruda e complessa, simile a quella di tanti giovani che in Italia decidono di iniziare un percorso di transizione o hanno paura di volerlo avviare. Per questo Chris ha deciso di raccontarla e di raccontarsi: “Per tutte quelle persone che non hanno il coraggio, che hanno paura. Nel momento esatto in cui si pensa che stia per finire la nostra vita è lì che invece inizia il tutto. Se si riesce a fare il grande salto, si può iniziare a vivere davvero”.
La storia di Chris
Vivere per 27 anni imprigionato in un corpo che non ti appartiene. Guardare le altre bambine e non sentirti come loro. Guardare i ragazzi più belli della scuola e non sentire la stessa attrazione che provano le tue amiche. Diventare adolescente e non avere alcun interesse per tutto ciò che stereotipizza l’universo femminile. È esattamente così che Chris ha vissuto gli anni più difficili della sua vita. “Io ricordo che quando ero piccolissimo, già non volevo vestire come una bambina, non volevo i capelli lunghi, i cerchietti, i fermaglietti, i lustrini che le bambine adorano – racconta – Poi sono arrivate le scuole elementari, i primi confronti. Ho cercato di farmi allungare i capelli, ho cercato di assecondare l’aspetto che la natura mi aveva dato esteriormente. Era doloroso. Così, in terza elementare, ho tagliato tutti i capelli e non li ho più fatti ricrescere. Gli altri mi consideravano ‘strana’, io ero solo me stesso. Se penso al passato mi tornano in mente parole e atteggiamenti che mi hanno ferito, non erano cose dette o fatte con cattiveria. Non ho mai subito atti di bullismo, di discriminazione ma non mi sentivo neppure completamente compreso e accettato”.
Poi è arrivato lo sviluppo, sono apparse le prime forme, il corpo ha iniziato a cambiare e a trasformarsi in un corpo femminile a tutti gli effetti e lì il dolore ha cominciato a bussare forte alla sua anima: “Il mio aspetto non combaciava con il mio sentire da sempre ma quando ho avuto il primo ciclo mestruale, quando ha iniziato a crescermi il seno, la mia vita è divenuta un vero e proprio calvario fatto di ‘Voglio sparire’ e ‘voglio morire’, come potevo vivere in un corpo che sentivo non appartenermi? Come potevo uscire di casa con il seno se Gioia in realtà era Chris?”

Un dolore con il quale Chris ha imparato a convivere negli anni della sua adolescenza, quelli che dovrebbero essere i più belli, i più spensierati, quelli carichi di leggerezza che per lui invece sono stati un macigno: “Ho iniziato ad indossare tutti i giorni un binder, una canotta contenitiva che regala alla vista un petto tipicamente maschile, ma il problema rimaneva ogni volta che mi guardavo allo specchio, ogni volta che sentivo e percepivo il mio seno, ogni volta che dovevo andare al mare o in piscina con gli amici e scoprire quella parte di me che in realtà mia non lo sarebbe mai stata. Mi sono sempre chiesto come le altre ragazze facessero a vivere bene nel loro corpo, io stavo male”.
“Addio Gioia, benvenuto Chris”
Due anni fa con la pandemia è arrivata per Chris la vera svolta. “Durante il lockdown – racconta – ho deciso di iniziare il mio percorso di transizione. Stando in casa mi sentivo al sicuro, ogni volta che uscivo invece mi sentivo chiamare con un nome che non mi apparteneva, mostravo documenti di un’identità non mia e un corpo che non mi rispecchiava. Così mi sono detto che era arrivato il momento di cambiare. Ho iniziato a percorrere a piccoli passi la strada verso la felicità. Sapevo che sarebbe stato un cammino lungo e faticoso ma non potevo più rimandare. Come da step obbligatorio in Italia, ho cominciato le sedute di psicologia e psichiatria per escludere problemi di personalità. Con la relazione e la diagnosi psicologica positiva ho potuto iniziare la cura ormonale con l’endocrinologa. Ho iniziato a prendere il testosterone, la barba mi cresceva, la voce cambiava. Mi sono registrato per mesi per ascoltare i cambiamenti della mia voce. Ero felice, avevo di nuovo voglia di uscire, di socializzare, di vivere. Quando ho avuto la relazione positiva anche dall’endocrinologa mi sono potuto rivolgere ad un legale per il cambio dei documenti. Dopo i biblici tempi della burocrazia, a febbraio del 2021 ho ricevuto la mia nuova identità. Sui miei documenti ero finalmente io, ero Chris Riccardi. Da lì ho capito che non avrei potuto fermarmi, ho scelto di completare il mio percorso di transizione. Dopo l’ok del Tribunale, un anno fa, mi sono messo in lista per l’intervento chirurgico di ricostruzione del torace maschile. Ieri ho tolto i punti, mi sono guardato ed è stato come vedermi davvero per la prima volta. Mi sono rincorso per anni senza riuscire mai a vedermi, a trovarmi. Oggi, dopo 27 anni di vita, mi vedo e provo quella strana sensazione che tanti chiamano felicità, ecco se devo dirti cos’è per me la felicità ora lo so. Mettermi a petto nudo davanti a me stesso e dire ‘questo sì che sono io’ ecco, per me questa è la felicità. Oggi ho scoperto che si può volare senza prender l’aereo. Ho scoperto che la vita vale la pena di esser vissuta ed ho scoperto che se non hai la felicità tra le mani, in un modo o nell’altro te la devi prendere, senza buttarti giù. Imparare ad amarsi, è la conquista più bella della nostra vita. Addio per sempre Gioia, benvenuto Chris”.

“Il dolore dietro la felicità“
Dietro questo tanto atteso traguardo che ha il sapore della vera felicità, c’è però anche tanto dolore. Non solo per gli anni passati a non accettarsi, a vivere in un corpo che non si riconosce proprio. Il dolore di Chris è anche quello di un figlio che è stato lasciato solo, ‘abbandonato’ da una delle figure più importanti nella vita, sua madre. “Lei ha sempre capito, ha sempre saputo ma ha sempre cercato di manipolarmi – rivela Chris – Poi a 18 anni, quando io ho cominciato ad essere indipendente e lei ha compreso che non fossi più manipolabile, ha iniziato a prendere le distanze. Mi ha lasciato solo, non ha più voluto saperne di me e io di lei. La mia famiglia è stata solo mio padre che, nonostante le difficoltà iniziali, ha compreso, supportandomi in ogni mia scelta. In questi giorni, prima, durante e dopo l’intervento c’è stato sempre, in ogni momento. Mio padre ha capito che questa strada mi avrebbe portato ad essere felice ed ha scelto di percorrerla al mio fianco. Ha scelto di volere un figlio felice, senza troppe domande”.
La vera vita di Chris comincia adesso
“Io adesso ho dichiarato ufficialmente finito il mio percorso verso la felicità e voglio che tutti sappiano che si può fare. Basta volerlo davvero e tirar fuori tanto coraggio. Oggi voglio vivere la mia vita senza più paure, senza più rinunce, senza più nascondermi. Voglio vivere davvero. Mi sto per laureare in Scienze dell’educazione e della formazione, avevo dovuto mettere in pausa gli studi per via della difficoltà di accesso alla carriera Alias, sul mio libretto universitario ero ancora Gioia. Sarebbe importante accelerare anche questo processo di cambiamento nel nostro Paese, sin dalla scuola primaria. Ora, come tanti miei coetanei, sogno di trovare un lavoro, di poter accedere ad un mutuo per compare una casa. Ora sono libero di essere me stesso, la vera vita di Chris comincia adesso”.