È la mattina del 14 dicembre 2021. Una donna, con due buste di plastica in mano, cammina spedita lungo via Damiano Chiesa, a Trieste. Per la Procura, non ci sono dubbi: quella donna è Liliana Resinovich. Queste immagini — le ultime che la ritrarrebbero in vita — rappresentano un punto fermo dell’indagine sulla sua scomparsa. Il video riprende un tratto preciso, forse decisivo, del percorso che Liliana avrebbe compiuto da casa fino al luogo dove, settimane dopo, è stato ritrovato il suo corpo senza vita. Ma si tratta anche dell’unico segmento coperto da telecamere. Oltre, più nulla: solo ipotesi. Nessuna immagine.
Lo studio della Capoccitti a “Porta a Porta”
Eppure, su quella che sembrava una certezza, si affaccia ora un interrogativo. Uno studio indipendente, firmato dalla criminalista e analista forense della provincia di Frosinone, Sara Capoccitti, rimette in discussione ciò che era stato accettato come assodato: la donna nel video è davvero Liliana?
Capoccitti, esperta in informatica forense, ha condotto un’analisi tecnica avanzata, utilizzando software specialistici e metodologie scientifiche. Il suo lavoro non è una semplice opinione: è un’analisi rigorosa, che pone tre questioni chiave illustrate anche mercoledì scorso nella puntata di “Porta a Porta”.
Attraverso una ricostruzione tecnica e calcoli complessi, Capoccitti ha stimato l’altezza della donna nel video: 1 metro e 56. Un dato che combacia con quello riportato nell’autopsia di Liliana. Ma non tutto torna: secondo il marito, Sebastiano, Liliana era alta 1 metro e 50. Inoltre, la donna ripresa nel filmato appare molto più esile rispetto ai 60 kg indicati nel referto autoptico. Una discrepanza che, per la criminalista, non può essere ignorata.
Liliana, al momento del ritrovamento, indossava pantaloni neri. Ma nel video, quelli della donna sembrano grigio chiaro. Certo, la qualità delle immagini e le condizioni di luce possono alterare la percezione dei colori. Tuttavia, Capoccitti ha confrontato quelle stesse immagini con quelle di un’altra donna ripresa dalla stessa telecamera poco dopo, con indosso pantaloni neri. In quel caso, il colore risulta fedele. Come mai questa differenza?
Un altro dettaglio solleva dubbi: la donna nel video indossa una mascherina e un evidente scaldacollo. Ma quando Liliana è stata trovata, quello scaldacollo non c’era più. E, fatto ancor più inspiegabile, non è mai stato ritrovato. Un’assenza che, agli occhi della criminalista, non può essere un semplice caso.
La donna nel video è davvero Lilly?
In un’indagine dove ogni dettaglio è cruciale, il lavoro di Sara Capoccitti apre scenari nuovi. Tecnica, metodo e competenza forense potrebbero mettere in discussione uno dei pilastri del caso. La domanda per la Capoccitti resta sospesa: la donna del video è davvero Liliana Resinovich? O si tratta di qualcun altro?. Ora il nuovo filone delle indagini dovrà chiarire anche questo aspetto.