Il sovraffollamento dei Pronto Soccorso è un problema esteso su tutto il territorio nazionale, causato, molto spesso da un numero consistente di “accessi impropri”. Lo testimonia anche il report dei Nas redatto dopo aver perlustrato alcuni PS di Roma, pieni di persone anziane, lasciate sole in casa, disidratate e depresse, che si sono rivolte al 118 per essere prese in cura.
Recarsi presso la struttura sanitaria senza averne veramente bisogno complica il lavoro di medici ed infermieri, ne allunga i tempi, e mette a rischio i pazienti che presentano invece situazioni cliniche delicate per le quali occorre intervenire in maniera immediata. Personale sanitario che lavora alacremente e si sacrifica con grande impegno h24, per cercare di tamponare l’atavica e generale difficoltà a reperire medici, certamente non voluta dalle Asl, ma perché di professionisti non ce ne sono. Aspetto che, inevitabilmente, complica ancor di più la situazione.
L’appello
È necessario ribadire come il Pronto Soccorso sia un servizio di emergenza/urgenza e non ambulatoriale e ciò presuppone che, chi ci si reca, abbia problematiche che effettivamente meritano l’intervento di urgenza. Di fronte a patologie stabilizzate o fastidi di poco conto è opportuno e doveroso, in prima battuta, rivolgersi alla medicina territoriale o al proprio Medico di Medicina Generale, il quale deciderà poi l’eventuale accesso in Ospedale.
A complicare ancor di più il lavoro del personale sanitario sono poi le richieste (spesso insistenti) che vengono avanzate dai pazienti in attesa: c’è chi invoca un farmaco e chi di essere sottoposto a radiografia. È il medico l’unica persona preposta a prescrivere medicinali, decidendo la natura e i tempi di assunzione, radiografie o qualsiasi altra prestazione.
Occorre dunque la fondamentale collaborazione dei cittadini/pazienti per evitare che il personale sanitario affronti le emergenze vere tra persone che hanno bisogno di aiuti diversi da quelli del Pronto Soccorso.