Il miglioramento della sopravvivenza delle donne affette da tumore, anche in stadio avanzato, pone una questione scarsamente valutata, ovvero la gestione degli effetti collaterali e delle tossicità dei farmaci salvavita che inevitabilmente impattano in modo invalidante sul corpo e la psiche delle pazienti. Ma una strada c’è ed è quella delle terapie integrate complementari alle cure chemioterapiche. Ma di cosa si tratta? E hanno fondamenti scientifici? L’agenzia Dire accende i riflettori sul tema con l’aiuto di uno dei massimi esperti nel campo: Stefano Magno, direttore dell’Uos di Terapie integrate in Senologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma e promotore, il prossimo 31 gennaio, di un webinar, giunto alla II edizione promosso dall’Associazione Italiana Gruppi Oncologici Multidisciplinari (Aigom). Il titolo dell’evento, da appuntare sul calendario e aperto alle pazienti è “Terapie integrate in oncologia” coordinato dalla professoressa Stefania Gori, past president Aiom e direttrice del dipartimento di Oncologia dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar.
“Allungare la sopravvivenza delle pazienti con tumore e preservare la loro qualità di vita non sono due obiettivi escludenti, anzi sono complementari. Per raggiungere entrambi gli obiettivi è necessario però mettere in atto una serie di interventi che da un lato mirano alla cura del tumore e dall’altro a supportare la persona durante e al termine dei trattamenti salvavita. Storicamente si è data maggiore importanza alla sopravvivenza piuttosto che alla qualità di vita delle pazienti. Questo è sbagliato per questo, noi al Gemelli, proponiamo un approccio integrato, coordinato e sincrono con il percorso terapeutico standard alle pazienti con cancro sia in setting di malattia in stadio ‘precoce’ che in quello metastatico”, dichiara Magno.
“Il modello integrato- sottolinea l’esperto- prevede un ascolto dei bisogni di salute espressi dalle pazienti e una ottimale pianificazione di percorsi condivisi per fornire loro risposte concrete anche nella malattia metastatica. Perché questo modello possa diventare standard di cura, è necessario sostenere e migliorare la qualità della ricerca clinica e traslazionale nell’ambito degli stili di vita, del microbiota in oncologia (oncobiotica) e delle terapie complementari. Temi che saranno al centro del webinar ‘Terapie integrate in oncologia’”. “Ma attenzione- rivela Magno- l’oncologia integrata non è un mondo a parte rispetto alla medicina convenzionata e tradizionale. I trattamenti devono essere basati su evidenze scientifiche, esperienza del curante e specifici per ogni paziente. Infatti in base allo specifico disturbo corrisponde uno specifico trattamento che è già previsto da indicazioni presenti nella letteratura scientifica”. Insomma niente improvvisazione.
“Nutrizione, attività fisica, supporto psico-oncologico, agopuntura, mindfulness- rivela il direttore dell’Uos di Terapie integrate- sono esempi tipici di terapie integrate e complementari, non farmacologiche, che riescono a mitigare gli effetti avversi delle chemioterapie restituendo benessere alle donne con tumore”. “Per l’approccio alla ‘fatigue’ (uno dei tipici effetti collaterali delle terapie salvavita ndr.) le linee guida in materia- fa sapere Magno- consentono il ricorso alla ‘mindfulness’ cioè una psicoterapia integrata da pratiche afferenti allo yoga. Terapie integrate utili per vicariare e compensare alcuni limiti della medicina tradizionale come ad esempio le neuropatie, le vampate (tipiche della menopausa ndr.) e dolori cronici eccetera”.
Ancora l’esperto del Gemelli: “Il supporto psico-fisico, anche attraverso gli stili di vita e l’impiego di approcci complementari scientificamente validati, deve essere avviato fin dalle prime fasi del percorso terapeutico e deve prevedere un più attivo coinvolgimento delle pazienti nei processi di cura, al fine di ridurre gli effetti collaterali e le sequele, migliorare l’aderenza alle terapie oncologiche e la qualità di vita, durante e al termine dei trattamenti. Questo approccio è valido e applicabile in tutti i possibili stadi di malattia anche nei casi di tumore metastatico”. E ancora: “La medicina integrata non allunga la vita sicuramente la migliora e cerca di rispondere ai bisogni di salute delle donne che spesso vengono considerati marginali ma che marginali non sono”. L’esperto continua: “Ma chiariamolo ancora una volta, non ha nulla a che fare con la cosiddetta ‘medicina alternativa’ che ha quasi sempre derive dannose e fraudolente”.
In conclusione Magno dichiara alla Dire che “grazie a Komen Italia, presso il Policlinico Gemelli di Roma da oltre 10 anni ci impegniamo ad offrire terapie integrate negli stessi spazi di cura dove le pazienti sono sottoposte alle chemioterapie, con notevoli vantaggi per le pazienti. Inoltre, la nostra esperienza ci consente di dimostrare che queste donne riferiscono minori effetti collaterali migliorando così l’aderenza terapeutica e la qualità di vita”. Un modello di medicina partito dal Nord America e che anche grazie all’associazione Komen Italia è stato possibile esportare nel nostro Paese. Al Gemelli di Roma il servizio è gratuito e prevede la presa in carico presso il centro di tutte le pazienti con tumore al seno. “Siamo un ‘unicum’ in Italia”, conclude Magno, “ma speriamo che la nostra visione olistica e sistematica della paziente con tumore venga mutuata in altre ospedali italiani”. – Fonte Agenzia DIRE – www.dire.it