Sono cose che si decidono a livello di strategie globali, dove anche il governo italiano può solamente provare a farsi sentire. Figurarsi se un sindaco può spostare di un millimetro l’interesse dei colossi dell’industria automobilistica cinese. Ma di sicuro Gioacchino Ferdinandi, primo cittadino di Piedimonte San Germano, sogna che qualcuno dal “celeste impero delle quattro ruote” possa notare i due milioni di metriquadri dello stabilimento ex Fiat, che ormai vedono capannoni vuoti, forza lavoro ai minimi storici e prospettive per nulla rassicuranti, al di là delle buone intenzioni manifestate al tavolo del Mimit dal responsabile Europa di Stellantis, Jean Philippe Imparato. Così, zitto zitto, prova a giocare le sue poche carte nelle relazioni con Pechino. Non è probabilmente del tutto casuale che nei giorni scorsi nell’aula consiliare pedemontana sia arrivato Yin Xin, corrispondente a Roma della CCTV, televisione nazionale cinese, per un’intervista dedicata al territorio del Lazio meridionale e al ruolo dello stabilimento Stellantis nel panorama automotive. “Abbiamo affrontato temi cruciali per il nostro futuro, di cui parliamo ormai da mesi – spiega Ferdinandi -: in primis il significato storico dello stabilimento ex Fiat per la nostra città, simbolo di sviluppo economico fin da 1972. Per poi affrontare la spinosa questione occupazionale, legata alle attuali e future sfide che lo stabilimento si sta preparando ad affrontare, partendo proprio dal Piano presentato il 18 dicembre. È stata un’occasione importante per raccontare ciò che sta accadendo, e per ribadire, in ambito internazionale, il nostro impegno e quello di tutti i Sindaci del territorio a sostenere lavoratori e famiglie, con la speranza di riaffermare Piedimonte San Germano come uno dei protagonisti nel panorama dell’automotive. Un grazie alla CCTV per l’interesse e per aver dato voce alla nostra realtà”.
Due colossi hanno manifestato interesse a collaborare con gli italiani
Un piccolo segnale che va in quale direzione? Quella che punta a farsi notare in qualche modo da almeno due colossi, Beijing Automobile Works (BAW) e BYD Auto interessati concretamente ad avviare una collaborazione strategica con “compagnie italiane dell’automotive” nel supply chain. Parliamo delle catene di approvvigionamento dal flusso di materie prime legato ai processi di produzione, fino alla logistica distributiva. “Per affrontare queste sfide, è fondamentale che le aziende considerino i propri fornitori come un’estensione della propria attività – spiega ad esempio Che Min Tu della cinese Lenovo (pc ed elettronica) -. Lavorando a stretto contatto con ciascun partner, le imprese possono aumentare la visibilità dell’intero processo della filiera, consentendo di coordinarsi strategicamente per prepararsi a qualsiasi potenziale problema”. Nella manifestazione di interesse nota agli ambienti governativi si parla di progetti di collaborazione in cui condividere le eccellenze tecniche e produttive. Opportunità per salvare lo stabilimento e l’indotto? O rischio che l’arrivo dei cinesi finisca per proseguire l’opera avviata da quattro anni di “bombardamenti francesi” del nostro tessuto produttivo? A Piedimonte, Ferdinandi incrocia le dita e preferisce ovviamente non sbilanciasi. Ma Pechino, alla luce di quel che si vede, si profila sempre più come l’ultima speranza più che un’angoscia incombente.
Centrale a biogas nello stabilimento, le preoccupazioni crescono
Poi c’è la questione dell’impianto di biogas che dovrebbe essere installato nell’area dello stabilimento Stellantis e che dovrebbe fungere più da struttura di smaltimento rifiuti che di vera e propria produzione energetica, visto che Stellantis ha già una centrale a metano in servizio per le “esigenze produttive” (due parolone alla luce del turno unico e delle numerose interruzioni che subiscono i 2100 dipendenti diretti residui). Dieci giorni fa – come riferito anche da Frosinone News – si è svolto l’incontro pubblico nella sala consiliare dal quale “sono emerse alcune perplessità – scrive in una nota il gruppo di maggioranza del sindaco Ferdinandi – e criticità in ordine all’impianto proposto dalla Bioenergy Cassino S.r.l. che, in base al principio di precauzione impongono un approfondimento tecnico sugli effettivi riflessi che l’installazione può avere sul territorio di Piedimonte San Germano, sulla popolazione residente, sul ciclo economico e sull’ambiente”. Il fronte nettamente contrario al progetto è guidato dall’ex sindaco Mario Riccardi, che aveva spiegato i rischi dell’ulteriore alienazione di pezzi dell’area dello stabilimento (oltre a palazzina uffici e capannoni già messi in vendita dal gruppo automobilistico), oltretutto proprio da destinare al temuto trattamento di rifiuti urbani ma anche di deiezioni animali: insomma roba per nasi forti. “Già dal 18 novembre – ricorda Riccardi – avevamo presentato una richiesta di consiglio comunale per analizzare il progetto ‘impianto agricolo per la produzione di biometano’. La maggioranza si è impegnata con tanta dedizione, spendendo tante energie nel tentativo di eludere la richiesta. Ma, il 16 dicembre, ormai disarmati, hanno dovuto alzare bandiera bianca e aggiungere all’ordine del giorno del consiglio comunale, anche l’argomento da noi richiesto. Ma, con un comportamento borderline da vera antipolitica, il giorno dopo, 17 dicembre, la maggioranza, fa richiesta a se stessa, di inserire all’ordine del giorno identico argomento, cambiando alcune parole. Non è stato altro che un tentativo disperato di mimetizzare la loro netta predisposizione favorevole alla realizzazione dell’impianto. Noi abbiamo votato la nostra proposta di totale contrarietà all’impianto”.
Chiesta al gruppo francese una relazione sulla utilità dell’impianto
I consiglieri di maggioranza hanno invece chiesto un parere alla Facoltà di Ingegneria Dipartimento Ambiente e Sanità dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale affinché esamini il progetto presentato dalla Bioenergy Cassino S.r.l. e ne valuti l’ammissibilità, anche in termini di ricadute sul centro urbano di Volla che è il più vicino all’impianto e di distanze dai punti sensibili; inoltre intendono conoscere un elenco dei fornitori del territorio che potenzialmente potranno fornire il substrato/sottoprodotto necessario al processo di produzione di biometano. Ma il punto centrale riguarda Stellantis: al gruppo francese andrebbe chiesta chiarezza sulla necessità di utilizzo da parte dello stabilimento del biometano, dell’impatto sulle politiche green dell’indotto automotive e dell’abbattimento dei costi energetici. La maggioranza che sostiene Ferdinandi ha poi chiesto a Bioenergy Cassino S.r.l. una relazione sugli eventuali benefici relativi alla realizzazione dell’impianto per la comunità locale quale, ad esempio royalty ambientali, opere compensative o eventuali infrastrutture di metanizzazione del territorio. Il sindaco, da parte sua, è stato autorizzato “ad adottare ogni opportuna iniziativa e provvedimento per sospendere la conferenza di servizi, anche con ordinanza contingibile ed urgente, al fine di consentire l’acquisizionei della predetta documentazione prima della conclusione del procedimento di autorizzazione dell’impianto di produzione di biometano proposto da Bioenergy Cassino S.r.l”. Insomma i dubbi sull’intera operazione ormai paiono molti e diffusi tra le forze amministrative e politiche di Piedimonte San Germano. Difficile dar torno a chi non intravede nulla di buono.