Montecassino – Un luogo considerato sacro da sempre, simbolo di preghiera e devozione. Un monastero immerso nel verde della Valle del Liri, avvolto da un silenzio squarciato soltanto dalle distruzioni ripetute subite nel corso della sua storia, l’ultima, la più dolorosa, nel 1944. È l’Abbazia di Montecassino, fondata da San Benedetto all’inizio del VI secolo e ancora oggi considerata uno dei più grandi e autorevoli monasteri del mondo. Il complesso in provincia di Frosinone è meta quotidiana di fedeli e visitatori curiosi di conoscerne la storia e scoprire gli ambienti.
Come la Biblioteca, nel 1866 diventava proprietà dello Stato, mentre l’Abbazia è stata dichiarata Monumento Nazionale. Sono però ancora oggi i monaci a custodire il preziosissimo patrimonio librario, rimasto gravemente danneggiato durante la Battaglia di Montecassino, ma tuttora ricco di codici, pergamene e incunaboli, con un fondo antico formato da circa trentamila volumi anteriori al 1830 e quello moderno che ne conta centomila. “Una data fondamentale nella storia di Montecassino è la sua fondazione: San Benedetto nel 529 fonda l’abbazia sull’acropoli che appunto sorgeva ai vertici di questo monte e utilizza gli spazi di un tempio pagano dedicato ad Apollo per costruire la prima chiesa dedicata a San Martino”, racconta all’agenzia Dire don Mariano dell’Omo, direttore della Biblioteca e dell’Archivio di Montecassino.
Pochi decenni dopo la sua fondazione, però, l’abbazia subisce la sua prima distruzione. Siamo nel 577, trent’anni dopo la morte di San Benedetto, e il duca beneventano longobardo Zottone con una truppa di soldati distrugge il monastero. “La comunità è costretta all’esilio a Roma- riprende don Mariano- fino a che tra il 718 e il 719 il bresciano Petronace viene inviato da Papa Gregorio II a rifondare Montecassino. Da questo momento l’impulso che viene dato da Petronace avrà una espansione notevolissima e Montecassino vede rinascere la comunità e con essa tutte le attività legate alla sua vita”. Tra queste, anche quella Scriptorium. È qui che vengono prodotti alcuni dei manoscritti che la Biblioteca ancora oggi possiede. “Si tratta di testi fondamentali per la storia non solo della biblioteca e della cultura cassinese, ma anche in particolare per la storia della scrittura beneventana”. Sì, perché a Montecassino è conservato il più antico manoscritto in scrittura beneventana, una ‘minuscola’ che si diffonde alla fine dell’VIII secolo e di cui l’abbazia Montecassino è uno dei maggiori centri di diffusione. “È il Codice 753 e contiene le Sententiae di Isidoro di Siviglia in una scrittura beneventana degli inizi che si va via via canonizzando“, spiega il direttore.
Un altro gioiello nato nello Scriptorium di Montecassino è il Libellus de Signis Coeli dello Pseudo Beda, un testo astronomico corredato da 40 stupendi disegni di costellazioni. Ma l’età dell’oro della storia di Montecassino è l’XI secolo, dopo un’altra distruzione subita dal complesso monastico, questa volta a opera dei Saraceni. “Desiderio è certamente il soggetto fondamentale, il più grande abate di Montecassino del Medioevo che sarà Papa col nome di Vittore III, succedendo a Gregorio VII”. Di questo periodo è il Codice 99, testo cardine della Biblioteca che nel frontespizio mostra il giovane sovrintendente allo Scriptorium, Leone Marsicano, autore delle Cronache di Montecassino, con un drappo tra le mani, pronto ad accogliere proprio questo prezioso manoscritto che Giovanni, in procinto di entrare nel monastero guidato dall’abate Desiderio, offre a San Benedetto, fondatore dell’Abbazia.
Fonte www.dire.it