Ceccano – Riccardo Del Brocco, ex Assessore all’ambiente di Ceccano, è comparso questa mattina a Roma, negli uffici della Procura europea, accompagnato dai suoi legali. Insieme agli avvocati Pietro Polidori e Davide Salvati era atteso per un interrogatorio dal sostituto procuratore ma, come era prevedibile, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Una scelta strategica della difesa, adottata anche da altri indagati nell’ambito dell’inchiesta “The good lobby” che lo scorso 24 ottobre ha scoperchiato il “sistema Ceccano”.
Come sottolineano i legali di Del Brocco, la decisione di avvalersi della facoltà di non rispondere non indica una mancata volontà di collaborare del loro assistito ma rappresenta un atteggiamento prudenziale in attesa di poter studiare tutte le carte del corposo fascicolo. Riccardo Del Brocco, attraverso gli avvocati Polidori e Salvati, ha fatto sapere di essere tranquillo e di riservarsi, quanto prima, la possibilità di fornire la sua versione dei fatti depositando una memoria difensiva o anche richiedendo un nuovo interrogatorio davanti alla Procura europea.
Lo scorso 5 dicembre, lo ricordiamo, l’ex Assessore dell’ormai “dismessa” giunta Caligiore era stato raggiunto da un avviso di garanzia. Già iscritto sul registro degli indagati, insieme ad altri 35 soggetti, Del Brocco dovrà difendersi dalle accuse di favoreggiamento e concorso in divulgazione di atti coperti da segreto d’ufficio. Come sottolineano i suoi legali, nell’ambito dell’inchiesta di Squadra Mobile e Servizio Centrale Operativo, il ruolo di Del Brocco è emerso come marginale rispetto a quello della “lobby” delle tangenti e degli appalti con i fondi del Pnrr.
A lui la Procura Europea contesta, a seguito dell’informativa prodotta dagli investigatori, di aver fornito alla “lobby” informazioni sulle indagini in corso. Notiziato da una “talpa” circa gli accertamenti in essere nei confronti di rappresentanti dell’amministrazione comunale, Del Brocco avrebbe riferito loro le informazioni in suo possesso. Conosceva diversi particolari corrispondenti al vero e questo lascia trasparire per gli inquirenti l’esistenza di una fonte attendibile, ad oggi ancora ignota, che avrebbe agito con il chiaro intento di salvaguardare i rappresentanti tecnico-politici del Comune di Ceccano poi travolti dall’operazione culminata negli arresti di ottobre.
In un’intercettazione audio-video captata il 18 agosto del 2023, l’ex Assessore, parlando con Camillo Ciotoli nell’ufficio di quest’ultimo, dopo la scoperta del dispositivo ambientale sull’auto di Caligiore, che aveva generato non poca preoccupazione tra i sodali, avrebbe inequivocabilmente menzionato le indagini giudiziarie in corso rassicurando Ciotoli sul fatto che non ci fossero “grandi cose” o “grandi problemi”.
L’inchiesta
Un’inchiesta partita da un’intercettazione, nell’ambito di un’altra indagine messa a segno dalla Squadra Mobile di Frosinone, che ha scoperchiato il sistema facendo saltare la “lobby” della corruzione e delle tangenti. Un terremoto politico e giudiziario senza precedenti in provincia. La Mobile e il Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine di Roma all’alba del 24 ottobre hanno eseguito l’ordinanza applicativa di 13 misure cautelari personali e sequestri emessa dal Gip del Tribunale di Frosinone, Ida Logoluso.
Ai domiciliari, oltre all’ex sindaco, Roberto Caligiore, anche Stefano Anniballi, Stefano Polsinelli, Antonio Annunziata. Per Elena Papetti, Camillo Ciotoli, Diego Aureli, Gennaro Tramontano, Danilo Rinaldi e Vincenzo D’Onofrio domiciliari per due mesi giunti ormai al termine. Per tre noti professionisti il divieto di esercitare. Unitamente alle 13 misure cautelari, la Polizia di Stato aveva eseguito il sequestro preventivo finalizzato alla confisca dei proventi illeciti incamerati dai membri dell’associazione, per un importo di oltre 500.000 euro.
Lo stesso Gip del Tribunale di Frosinone ha evidenziato che, come ricostruito nel corso delle lunghe e complesse indagini e come si evince dalle numerose intercettazioni telefoniche, le modalità illecite utilizzate dal sindaco Caligiore e dal sodalizio erano sotto gli occhi di tutti ma evidentemente il sistema di controlli amministrativi e politici è stato incapace di contrastare soggetti ritenuti privi di scrupoli che avrebbero impropriamente gestito il denaro pubblico messo a disposizione dall’Unione europea per lavori pubblici. In estrema sintesi, per gli inquirenti, il sistema degli appalti era gestito in maniera del tutto corrotta con l’affidamento sempre allo stesso imprenditore ed ai suoi prestanome. E sono gli stessi indagati a riferirlo in diverse intercettazioni ambientali quando ammettono che quelle “troppe fatture” potrebbero far insospettire qualcuno.
Gli appalti cui gli indagati si sono mostrati interessati sono finanziati con fondi del P.N.R.R. e con fondi europei per la gestione dell’accoglienza dei migranti. Da qui la competenza in capo alla Procura Europea (EPPO), organismo indipendente dell’Unione europea incaricato di indagare, perseguire e portare in giudizio reati quali frodi, corruzione e riciclaggio che ledono appunto gli interessi finanziari dell’UE.
L’indagine ha interessato in particolare: Lavori di riqualificazione del centro storico (Euro 666.500), Lavori di messa in sicurezza e riduzione del rischio sismico della scuola elementare di Borgo Berardi (Euro 440.000) e Lavori di restauro Castello dei Conti (Euro 1.386.000) – tutti affidati con procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando di gara – nonché l’appalto per i servizi di accoglienza integrata per richiedenti asilo e rifugiati. Per tale appalto, relativo al triennio 2021/2023, la cooperativa in questione ha ottenuto la corresponsione da parte del comune di Ceccano di oltre 1.500.000 euro. Nel solo 2022 la stessa cooperativa ha effettuato in favore di una delle società riconducibili all’associazione criminale bonifici per un totale di circa 60.000 euro, per asseriti servizi di pulizie.