Non sono state “timide prese di distanze”, come forse ci si aspettava, quelle espresse dal centrodestra ceccanese rispetto al sindaco Roberto Caligiore, finito ai domicilliari e da sempre pienamente e totalmente inserito nel contesto politico cittadino e provinciale di Fratelli d’Italia. Ma sono degli autentici allontanamenti veloci e decisi da quanto accaduto – secondo le carte dell’inchiesta “The good lobby” – con cesura netta rispetto alle responsabilità del primo cittadino. Abbiamo dato conto su queste colonne del comunicato dei consiglieri e assessori di maggioranza che, nella nota ufficiale sul prosieguo dell’esperienza amministrativa con Federica Aceto nel ruolo di facente funzione, hanno parlato delle “logiche amministrative mai appartenute ad alcuno di noi”. Poi è arrivata la presa di posizione, sul suo profilo facebook, dell’onorevole Massimo Ruspandini autentico padre padrone di Fratelli d’Italia (a proposito del quale un servizio elogiativo dei giorni scorsi precisava che in FdI il punto di sintesi necessario non può prescindere – letterale – dal citato parlamentare). Salvo poi scrivere che: “Certi comportamenti se saranno confermati sono chiaramente incompatibili con Fratelli d’Italia e con la politica, non solo quella che amiamo e per la quale ci siamo spesi da sempre”. Come a dire che i “punti di sintesi” si fanno in concreto anche senza di lui (e per fortuna del deputato ceccanese stesso). Va detto che qui non ci occupiamo di aspetti giudiziari ma ci fermiamo al piano politico e possibilmente anche a quello umano. Perché se la destra tradizionale si rifà spesso alla posizione del cattolicesimo più tradizionale, alla fine non può certo far spallucce di fronte agli inviti che vengono da ambienti ecclesiastici al mondo politico di farsi carico della massima responsabilità nel trasmettere informazioni che riguardano “l’uomo sul piano umano, ma anche di diffondere valori spirituali autentici”. Ma qui ci troviamo solo di fronte alle classiche lavate di mani che hanno lo scopo evidente e prioritario di allontanare da sé ogni dubbio.
La scelta di lavarsene le mani e il dubbio che non stia bene a Caligiore
Strategia legittima, per carità. Ma che non pare contenere molti elementi di solidarietà e calore umano nei confronti di un sindaco ormai alla fine della sua carriera politica ed oltretutto umiliato anche in quella professionale. Del resto pare giusto anche chiedersi se sulla legittimità degli atteggiamenti dei suoi colleghi di partito, Caligiore, che sta meditando da tre giorni misurando coi passi le stanze di casa, la penserà davvero allo stesso modo di assessori, consiglieri e di Ruspandini. Cioè, riterrà anche lui che le parole scritte dai suoi amici meloniani siano state corrette e giuste nei suoi confronti? Una domanda meno oziosa di quel che possa apparire. Perché la risposta assomiglia ai due piatti di una bilancia: in bilico tra riserbo con stretta aderenza alle questioni sollevate dall’ordinanza della Procura o apertura di un confronto ben più ampio su cosa abbia significato e comportato questa stagione di gestione amministrativa e politica che il gruppo di Fratelli d’Italia di Ceccano ha portato avanti dall’estate del 2015 ad oggi. Un bivio che Caligiore affronterà da solo, non servono i leoni da tastiera dei social e neppure i vituperati giornalisti a determinare granché su quel che accadrà. L’evoluzione politica – rispetto al caso giudiziario – dipenderà solo dal grado di spregiudicatezza o avvedutezza di chi ha deciso (Caligiore in solitaria?), dall’iniziativa di chi ha frenato o agevolato le modalità di esercizio del potere in senso deviato (gli amministratori hanno compreso l’esistenza di un andazzo degenerativo?), da chi ha eseguito le direttive corrette o le ha disapplicate colpevolmente. Ma di sicuro, chi se ne lava le mani, alla fine non si sente in dovere di giustificare le proprie scelte. Come invece dovrà per forza fare il sindaco-carabiniere, in sempre più pesante solitudine.
Pd e Prc chiedono le dimissioni. Gli schieramenti in città… alla Giuli
Ora di questa situazione di oggettiva difficoltà del centrodestra dovrebbe approfittarne il centrosinistra ceccanese, sbaragliato da due legislature ed ancora spaccato. Il Pd, ad esempio, per bocca del segretario cittadino Giulio Conti oltre ad esprimere profondo sgomento per quel che è accaduto e riaffermare i valori di trasparenza e legalità, chiede le dimissioni dell’amministrazione di centrodestra e “si impegna a sostenere un dialogo aperto e trasparente con tutte le forze politiche locali e con la cittadinanza, per garantire che il Comune di Ceccano possa superare questo difficile momento e ripristinare l’integrità e il rispetto delle istituzioni democratiche”. Luca Fantini, segretario della federazione provinciale Dem, va oltre manifestando “profonda indignazione. La comunità di Ceccano merita trasparenza, integrità e il rispetto delle regole, elementi politici fondamentali che, prescindendo dal lavoro degli inquirenti, sono seriamente minati da quanto emerge da questa operazione. Per queste ragioni, riteniamo evidente che la parola debba tornare immediatamente ai cittadini”. Insomma dimettetevi voi di centrodestra, torniamo al voto e noi del Pd ci impegnamo. A fare qualcosa. Che? Bho.
Il Prc di Luigi Mingarelli è decisamente più duro nell’analisi sulle carte dell’inchiesta e parla di “apertura di un vero e proprio “Vaso di Pandora” e un boomerang per l’intera classe politica cittadina e provinciale che, forse, non si rende conto del sistema marcio, corrotto e corruttore, dentro al quale molti vogliono dare spazio e credito al cosiddetto campo larghissimo. in quanto pronti a fare alleanze trasversali con chi ha gravissime responsabilità politiche in merito all’accaduto”. L’analisi prosegue ancora con argomentazioni lucide e severe. Ma la conclusione è anche qui generica e blanda: si parla dei cittadini e della necessità di “riguadagnare la loro fiducia e la loro partecipazione alla vita politica di Ceccano, senza inciuci e opacità, è la sfida per chi vorrà candidarsi a governare la città”.
Al momento, dunque, nuvole di tempesta sul centrodestra, che deve capire cosa non ha funzionato anche sul piano politico e amministrativo, ma sembra poco interessato a farlo; e centrosinistra ancora lontano da un approccio di composizione unitaria dell’alternativa amministrativa. La situazione ceccanese sembra tagliata apposta per le considerazioni del ministro Giuli: in cerca dell’equilibrio di approccio tra “l’apocalittismo difensivo” e “l’entusiasmo passivo”. Chess’è!