Una cromia, quella bianconera, stampata a fuoco sulla pelle. Da quando è nato. Federico Di Stefano è oggi il portacolori per eccellenza della squadra della sua città, il Sora Calcio. A Sora è nato, vive, gioca e onora quella maglia che ben prima di lui ha indossato con fierezza il papà, Pasqualino, oltre 30 anni fa. Attaccante, come il padre, Federico è un giocatore molto versatile: il classe ’91, difatti, può rivestire sia il ruolo di prima che si seconda punta. Ma soprattutto è il ‘senso di appartenenza’ che contraddistingue Di Stefano: lui si è emozionato da piccolino sugli spalti, ammirando le gesta degli atleti di quella gloriosa e mitica serie C. Poi ne ha seguito le orme, sposando il sogno volsco appieno. La sua missione è contribuire quanto più possibile a riportare il Sora dove merita. Da ‘condottiero’ della rosa guidata da mister Alessio Ciardi, oggi è lo stesso Federico che ci racconta la sua storia e la nuova avventura che aspetta lui e i suoi compagni.
Sorano doc, che gioca nel suo Sora. Figlio d’arte, che onora la maglia della propria città e anche le gesta del suo papà. Cosa significa per lei essere un simbolo di questa squadra e dei suoi tifosi?
“Essere un simbolo di questa squadra può essere solo che un onore. Oltre ad esserne un calciatore sono un vero tifoso di questi colori ed è per tali motivi che mi viene naturale lottare ogni domenica per la maglia. Indossarla mi trasmettere sempre delle forti sensazioni”.
Immaginiamo che l’amore per il calcio sia nato praticamente con lei…come ha iniziato? Quanto è stato importante l’esempio di suo padre?
“A soli sei anni ho indossato per la prima volta la maglia del Sora nella scuola calcio che frequentavo con i miei amici e coetanei. Così ho iniziato tutta la trafila, dal settore giovanile fino ad arrivare in prima squadra a 17 anni. A mio padre devo tanto per gli insegnamenti umani e professionali, una persona a cui non ho mai sentito dire una parola fuori posto, esempio perfetto da seguire. Resta difficile arrivare al paragone calcistico con lui!”.
Quali sono state le figure a cui deve di più a livello professionale?
“Sono tante le figure da cui ho appreso molto, soprattutto dagli allenatori delle giovanili, i quali mi hanno trasmesso tanto e indirizzato nel migliore dei modi nel mondo calcistico.
A quali giocatori si ispira?
“Zappacosta, Maltese, Pecoraro, Giustini e tanti altri”.
Calciatore attuale più forte?
“Penso che il giocatore più forte al momento sia Mbappe”.
Il ricordo sportivo a cui è più legato?
“Di ricordi sportivi ne ho molti: sicuramente i campionati vinti resteranno indelebili, ma il ricordo più bello l’ho vissuto qualche anno fa, una domenica in cui la curva è stata interamente riempita in ricordo della sfortunata scomparsa di un tifoso storico, ed averla vissuta dal campo è stata un’emozione fortissima, perché mi ha fatto riecheggiare nella mente gli anni della serie C, quando da bambino vivevo quella gradinata”.
Il gol più bello che ha realizzato?
“Quello segnato in questa stessa partita, proprio perché in onore e memoria di quel tifoso che per me era prima di tutto un amico”.
Alle porte una nuova stagione con il Sora, dove pensa possa arrivare questa squadra? Che campionato di Eccellenza si aspetta?
“Da questa stagione mi aspetto tanto, è stata costruita una rosa molto competitiva. Vincere non è mai facile ma bisogna mettercela tutta per farlo. Se negli ultimi anni non ci siamo risusciti per questione di pochi punti quest’anno urge allora migliorarsi e centrare l’obiettivo, lo stesso che questa società merita ampiamente, sia per gli enormi sforzi economici che il presidente sta sostenendo ormai da anni, sia perché questa piazza per attaccamento, storia e tradizione deve ambire ad altre categorie. Mi aspetto un campionato competitivo, di livello, arduo. Avremo di fronte avversari ostici, ma ci faremo trovare pronti a battagliare con chiunque”.