L’istanza ai sindaci di adottare la tariffa sociale in provincia di Frosinone e la protesta contro un’ondata di distacchi idrici da parte del gestore: il Coordinamento provinciale Acqua Pubblica Frosinone riprende la sua azione con l’arrivo dell’autunno puntando ad una nuova stagione di coinvolgimento popolare. Ormai lontani gli anni della mobilitazione più consistente per il ritorno alla gestione pubblica. Era il 15 dicembre del 2016 quando l’assemblea dei sindaci della provincia di Frosinone votò a favore, con 33 voti a favore e 16 contrari, della risoluzione del contratto di gestione del servizio idrico integrato con la multiutility romana Acea, convenzione che era in vigore dal 2003. Tra i sindaci che si espressero per la risoluzione c’erano anche quelli dei centri più importanti come Frosinone, Cassino, Alatri, Ceccano e Sora, che da mesi avevano assunto una posizione di aperto contrasto sulla gestione della società idrica. Ma di acqua sotto i ponti ne è passata tanta, i sindaci sono cambiati, ha prevalso la linea dell’accomodamento nonostante i disagi (basta pensare all’estate dei razionamenti appena archiviata) e le perdite idriche non siano state ridotte.
Possibilità di abbassare le bollette grazie ad un deliberato dei sindaci
“E’ il momento di dare concretezza alle nostre lotte – scandisce oggi, fiducioso, Mario Antonellis, leader del coordinamento e promotore del movimento politico Utopiablù -. Gli addetti ai lavori della nostra rete di comitati conoscono già le proposte che abbiamo pianificato. Partiamo ad esempio dalla tariffa sociale del servizio idrico ormai necessaria su base Nazionale, che a livello locale potrebbe essere già attuata se si pensa che nel nostro ATO coesistono due Tariffe entrambe approvate dall’Assemblea dei Sindaci. La prima è quella generale e indiscutibilmente la piu alta d’Italia, la seconda è quella equiparabile alla più bassa d’Italia, ovvero alla tariffa idrica del Comune di Milano e perfettamente aderente alla nostra proposta di tariffa sociale, è quella che è stata votata dai nostri Sindaci, per lo più inconsapevolmente, per il Comune di San Biagio Saracinisco. E’ un caso unico a livello Nazionale ed essendo entrambe queste tatiffe legittimate dall’Autorità d’Ambito e dai Nostri Sindaci crea i presupposti per cui tutti i cittadini utenti possono reclamare, in autotutela, di essere trattati con lo stesso livello tariffario nella fattispecie ovviamente quello più basso. Occorre la stessa determinazione dei tempi in cui riuscivamo a coinvolgere migliaia di cittadini organizzando manifestazioni in tutto il territorio – aggiunge riferendosi appunto agli anni attorno al 2016 -, ma al tempo stesso è necessario allargare l’orizzonte territoriale non solo alla nostra provincia. Nel frattempo, dopo anni di esperienza, abbiamo compreso perfettamente che la questione è politica e che l’approccio di queste rivendicazioni e lotte non può non tenerne conto”.
Ondata di distacchi senza prima assicurare la riduzione del flusso
Intanto i comitati per l’Aqua Pubblica della provincia denunciano “un’offensiva senza precedenti di Acea nei confronti degli utenti ribelli che hanno sospeso il pagamento di bollette esose e illegittime reclamando il giusto trattamento”. “È in atto una imponente azione di rappresaglia ordinata dal gestore in tutto il territorio dell’ATO5 con distacchi scellerati, sostanzialmente illegali – evidenzia Antonellis – violando sistematicamente le procedure codificate da Arera (l’autorità per l’energia e l’acqua) che attraverso il deliberato 311/2019 fissava, finalmente, le modalità imprescindibili che devono rispettare tutti i gestori dei servizio idrico rispetto ai presunti morosi, prima di poter operare distacchi”. Il Coordinamento ritiene che la delibera Arera sancendo “l’impossibilità di attuare le obbligatorie procedure intermedie”, impedisca di fatto ad Acea di operare i distacchi. “È bene chiarire quindi, che se in questa condizione il Gestore Romano direttamente, con il suo personale, o facendo ricorso a “operatori” esterni, procede comunque ai distacchi si pone fuori legge”. Prima di procedere al distacco occorre passare necessariamente per la riduzione del flusso idrico, garantendo 50 litri/giorno pro-capite per ogni componente del nucleo familiare dell’utenza, ricorrendo all’installazione di una apparecchiatura che dovrebbe garantire la riuscita della procedura. “Si dà il caso – sottolineano dal Coordinamento Acqua Pubblica – che la scelta di questa strumentazione nonché le modalità di messa in opera devono essere determinate e approvate, anche in termini di costi, dall’Autorità d’Ambito ovvero dalla Conferenza dei Sindaci. Ebbene la Conferenza dei Sindaci dell’ATO5 non ha mai approvato niente in tal senso”.
Un problema politico, la responsabilità è tutta di Provincia e Comuni
Quindi al momento il gestore non solo non attua la riduzione di flusso ma porta via i contatori idrici pur di proprietà degli utenti oppure – sempre secondo i Comitati dell’Acqua Pubblica – “sta tagliando i tubi di allaccio nei pozzetti di derivazione che siano dislocati su suolo pubblico o all’interno di proprietà private. Tutto questo sta avvenendo con la tolleranza dei Sindaci. Ma noi non abbassiamo la guardia: è il momento di movimentarsi sinergicamente, bloccando e denunciando questi episodi, addebitando la responsabilità politica di questo andazzo all’apparato d’Ambito, al Presidente della Provincia e agli amministratori locali. Difendiamo il diritto al bene comune per eccellenza garantito dalla nostra Carta Costituzionale così come ribadito dell’esito Referendario del 2011 e contro le logiche finanziarie del profitto indotte dalla privatizzazione selvaggia”, concludono dal Coordinamento provinciale dei comitati.