È importante sottolineare come, dagli anni ’50, epoca del boom del contenitore “perenne”, ad oggi, la società sia completamente cambiata. Cambiano le nostre abitudini e cambia anche il nostro rapporto con il cibo. Viviamo nell’epoca smart, dove tutto si è velocizzato. Questo si traduce in poco tempo, si opta per pasti veloci e si continua a correre. Stiamo importando dall’estero anche la tendenza a consumare cibi pronti: da scongelare, in scatola o da riscaldare al microonde. Non è la scelta più sana o gustosa, ma è sicuramente la più veloce per chi ha tempi stretti. Evidenziamo che la maggior parte dei lavoratori, specialmente nei grandi centri urbani, non torna più a pranzo a casa, come negli anni ‘60, ma resta fuori tutto il giorno, acquistando il cibo già pronto… anche se vediamo tornare il fenomeno della “schiscetta” La sera, invece, magari stanchi dopo una lunga giornata, si decide per un delivery. Fino a quindici anni fa, la scelta non era ampia come oggi. L’unica opzione era ordinare una pizza, mentre oggi possiamo ordinare qualsiasi cosa.
Il cambiamento è avvenuto progressivamente, parallelamente alla crescita di nuovi stili di vita più frenetici e alle abitudini legate al delivery e al consumo di cibo pronto. Andando indietro nel tempo, potremmo dire che tutto è cambiato con l’emancipazione della donna. Non c’è più quella figura che trascorre l’intera giornata a prendersi cura della casa. Oggi le donne sono multitasking ma questo significa anche che il tempo non è sufficiente per fare proprio tutto! Durante il lockdown il fenomeno del delivery ha fatto un vero e proprio boom, ma parallelamente è anche vero che trascorrendo molto tempo in casa, tantissime persone si sono dedicate alla cucina. Infatti, la stessa azienda Tupperware aveva riscontrato un aumento delle vendite perchè si cucinava di più, quindi era aumentata anche l’esigenza di conservare gli avanzi.
Purtroppo, nonostante ci sia molta informazione al riguardo, ad oggi lo spreco alimentare è una gigantesca falla nella nostra società. Basti pensare che ogni anno in Italia vengono gettate circa 5,6 milioni di tonnellate di cibo. Il problema è causato da diversi fattori che vanno dall’acquisto compulsivo, per il quale siamo portati ad acquistare più di ciò che serve, alla confusione sulle date di scadenza, spesso leggendo la dicitura “da consumarsi preferibilmente” gettiamo cibo ancora commestibile, fino alla mancanza di consapevolezza da parte di individui che sottovalutano l’impatto ambientale del generare, inutilmente, tonnellate di rifiuti. Lo spreco alimentare non è solo da imputare al singolo, anche le grandi catene di supermercati, a causa di disorganizzazione logistica, sprecano enormi quantità di cibo. E poi c’è quel marketing spietato che spinge il consumatore ad acquistare quantità eccessive di cibo che finisce, spesso e volentieri, gettato via.
Una cattiva gestione della spesa familiare porta inevitabilmente a sprechi economici e ad un incremento dei consumi alimentari, con una domanda concentrata su alimenti di qualità inferiore, che è influenzata dalle logiche low cost, quindi indipendenti dal comportamento dei singoli. Il 42% degli intervistati ha individuato la causa dello spreco nella scarsa durata di frutta e verdura conservata nelle celle frigo che, una volta a casa, va subito a male, quindi il 37% dei consumatori li butta perché i cibi venduti sono già vecchi.
Il comportamento dei consumatori disattenti fa la differenza. Il 37% degli italiani dimentica gli alimenti nella dispensa o in frigorifero, portandoli alla scadenza o lasciando che si deteriorino, solo il 23% programma i pasti settimanali ed il 75% non è disposto o non è capace a recuperare gli avanzi in modo creativo per evitare di gettarli.
La mappa degli sprechi ci racconta che Sud e Centro sono le aree dove il fenomeno è addirittura superiore del 9% rispetto alla media nazionale, con 747g pro capite a settimana e al centro 744 g pro capite, mentre al Nord il comportamento è relativamente più virtuoso con un meno 11%, sempre rispetto alla media nazionale e 606,9 grammi di spreco pro capite.
Lo spreco di alimenti purtroppo cresce del 45,6% in Italia nel 2024. Ogni settimana si stima che finiscano nel bidone della spazzatura 683,3 grammi di cibo pro capite, rispetto ai 469,4 grammi rilevati nel 2023. Oltre 35 chili all’anno a persona!
Comunque gli italiani amano cucinare e la preparazione di tutti i pasti è altamente valorizzata, dalla colazione alla cena, il 42% degli intervistati dalla nostra ricerca la considera una vera passione. L’impegno in cucina si traduce anche in veri comportamenti anti-spreco concreti: il 59% degli italiani dichiara di consumare cibo prossimo alla scadenza e il 55% ricorre alla conservazione per congelamento per prolungarne la durata. – Fonte www.consumerismonoprofit.it –