In occasione della Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio, che si è celebrata ieri, 10 settembre, emerge con urgenza la necessità di affrontare un dramma che colpisce duramente la Ciociaria: l’emergenza suicidi tra i giovani. È straziante accettare che ragazzi con ancora tutta la vita davanti possano arrivare a compiere gesti così estremi, e ancora più sconvolgente è il silenzio che spesso avvolge le cause profonde di queste tragedie.
I dati parlano da soli: tra l’8 maggio e il 6 settembre, nella provincia di Frosinone, si sono registrati 16 suicidi, la metà dei quali ha coinvolto giovani tra i 16 e i 34 anni. In questo stesso periodo, sono stati contati oltre 20 tentativi di suicidio. La situazione nel Lazio, a livello regionale, è altrettanto preoccupante. Circa 1,5 milioni di persone, il 27,1% della popolazione, soffrono di disturbi mentali, con la depressione in prima linea tra le patologie più gravi.
Tra i problemi, la mancanza di personale specializzato
Tra le cause di questi tristi epiloghi c’è, come ha dichiarato anche Sara Battisti, consigliera del PD nella Regione Lazio, la carenza di personale qualificato in servizi essenziali come la psichiatria. “Frosinone, il nostro amato territorio, ha visto un periodo tremendamente difficile nei mesi scorsi, 9 morti in quaranta giorni per suicidio” ha dichiarato Battisti, sottolineando la sua preoccupazione mentre denunciava la mancanza di medici nel reparto di Psichiatria all’ospedale Spaziani di Frosinone. “Un servizio” ha aggiunto “che alla luce di quanto specificato finora andrebbe tutelato e ampliato.”
La battaglia di Battisti in Regione è stata lunga e determinata, e ora l’esponente dell’opposizione lancia un appello alla collaborazione con la Regione Lazio. “Non intendo fare polemica politica” afferma Battisti, “ma chiedo al governatore Rocca e alla maggioranza di lavorare insieme per trovare soluzioni efficaci contro il disagio giovanile e garantire il sostegno delle istituzioni ai giovani e alle famiglie in difficoltà.”
Salute mentale: un tabù da sconfiggere attraverso l’educazione nelle scuole
Non solo chi desidera farsi aiutare incontra difficoltà per la carenza di personale qualificato, ma c’è anche chi non si avvicina affatto alle cure per paura o per scarsa consapevolezza. La salute mentale ancora oggi, nel 2024, è un tema avvolto da pregiudizi e tabù. Molti giovani evitano di rivolgersi ad uno specialista, convinti che lo psicologo non sia una figura necessaria e considerano la salute mentale una priorità secondaria per il proprio benessere.
Sicuramente una soluzione a questo enorme problema culturale può partire da una maggiore sensibilizzazione nelle scuole. In questo senso, arrivano segnali incoraggianti dalle dichiarazioni di Alessia Savo di Fratelli D’Italia, Presidente della Commissione Sanità e Politiche Sociali della Regione Lazio che – seppur nei mesi scorsi non si è pronunciata sull’emergenza suicidi in provincia- conferma l’impegno nella lotta contro il disagio giovanile a partire proprio “dall’ampliamento per ulteriori 10 milioni di euro della dotazione finanziaria per gli ‘Sportelli di ascolto’ nelle scuole” per oltre 300 istituti ammessi al finanziamento. Un piano che, a quanto spiega la Savo, prevede una collaborazione più stretta con i servizi territoriali delle Asl con un accordo tra l’Ufficio Scolastico Regionale e la Regione Lazio per implementare la rete delle ‘Scuole che promuovono la Salute’.
La nuova generazione Social: mancanza di stimoli e dialogo
A peggiorare il quadro psicologico sicuramente c’è il disagio che un giovane prova vivendo in una città senza veri e propri stimoli. Come fa notare Lorenzo Vellone, segretario dei Giovani Democratici di Frosinone “Questa emergenza nella Provincia di Frosinone è strettamente legata al malessere e al disagio giovanile. Un giovane ciociaro è costretto a vivere in un territorio impoverito sia dal punto di vista economico che culturale, dove non è garantito il diritto allo studio, non ci sono luoghi di aggregazione, i servizi di trasporto e il welfare sono carenti.”
E a rendere la situazione ancora più complessa c’è la crescente mancanza di dialogo reale, amplificata dall’isolamento portato dai Social Network. Filippo Mosticone, presidente di Gioventù Nazionale di Sora, sottolinea: “Parlano di noi come la ‘generazione social’, dicendo che siamo fortunati a vivere nell’era delle chat che ci permettono di comunicare con chiunque nel mondo senza muoverci. La verità è che siamo la generazione che soffre di più l’assenza di capacità di dialogo.” E aggiunge “Si dice sempre “aumentiamo i punti d’ascolto”: certamente, ma l’ascolto, per diventare dialogo, ha bisogno di qualcuno che abbia il coraggio di esprimersi e parlare. Quindi certamente sì allo psicologo di base e a scuola, proposte storiche di Gioventù Nazionale, ma impegniamoci a riproporre alla nostra generazione modelli di crescita e divertimento sani che portino ad aprirci, a desiderare, e ci estranino dall’alienazione, soprattutto nelle province come la nostra”.
È tempo di agire, non di tacere: serve maggiore attenzione politica
Di fronte ai dati tragici sui suicidi nella nostra provincia, è fondamentale affrontare il problema con urgenza e chiarezza. Sebbene siano stati avviati tentativi di intervento, questi non bastano. È essenziale proseguire su questa linea d’onda e mantenere alta l’attenzione. La politica deve assumersi questa responsabilità con determinazione, senza farsi influenzare da considerazioni di parte. In gioco c’è la vita delle persone e il silenzio non può essere più una risposta accettabile.