A inizio giugno l’aveva ribadito a Viterbo dopo averlo già detto lo scorso marzo: “Mi sono già esposto su Latina e Frosinone individuando i nuovi siti e mettendo in mora gli amministratori delle province affinché si sbrighino a dare risposte, altrimenti li individuerà la Regione perché io non ho trovato un piano rifiuti che prevedeva altri siti, quindi li devo cercare io”: Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio, ha per le mani la patata bollente di togliere al capoluogo della Tuscia il “primato” di centro dove tutto il Lazio scarica immondizia senza ritegno, non avendo ancora individuato soluzioni provinciali. Per la verità erano mesi che Rocca affermava come la scadenza per individuare le discariche di ambito sarebbe stata quella del 31 luglio. Ma dalla Provincia di Frosinone, entro i termini indicati dal Governatore, è arrivata solo la determina dirigenziale numero 2260 del 29 luglio scorso, che certifica il fallimento completo della procedura di individuazione del sito alternativo alla discarica Mad di Roccasecca. Una procedura caratterizzata dall’affidamento al Politecnico di Torino di una lunga, quanto infruttuosa, catalogazione di luoghi ipoteticamente candidati ad ospitare un sito di stoccaggio di rifiuti solidi urbani. In più occasioni, per la verità, al presidente della Regione era sfuggita l’ipotesi che alla fine a riaprire potesse essere il sito di Cerreto, nonostante i guai giudiziari pendenti e i nodi procedurali da risolvere. Ma nella sostanza resta ancora quella della Mad la soluzione teoricamente più rapida, vista la necessità di provvedere al più presto. Peraltro in provincia non mancano ambienti vicini a Fratelli d’Italia – e ad alcuni media – che non perdono occasione per sostenere la scelta. Gli stessi che sono stati sempre convinti dell’utilità del solo sito roccaseccano.
Studio del Politecnico, anni in cerca della discarica che non c’è
“Il servizio affidato al Politecnico di Torino è stato diretto alla definizione della cosiddetta macro-localizzazione delle aree potenzialmente idonee e non idonee per la realizzazione e la gestione di discariche e impianti di trattamento rifiuti”. La Provincia di Frosinone, richiedeva nel novembre 2021 al Politecnico di applicare ogni dato (piani, vincoli, ecc) su scala territoriale-provinciale per ottenere un’individuazione più accurata delle aree interessate. Il 15 dicembre 2022, vengono trasmesse alla Provincia di Frosinone l’ultima stesura dello Studio e le cartografie, “che è
corollario dello studio di dettaglio avviato per gradi”. Con nota del 7 luglio 2023 è stata trasmessa agli Enti interessati la Determinazione n. 1922 del 23 giugno 2023, ad oggetto “Trasmissione dello studio di “Riattualizzazione Di Aree Sensibili Caratterizzanti Il Piano Territoriale Provinciale Generale – PTPG Di Frosinone”, con la quale si è condiviso lo Studio: da quel momento sono scattati i 60 giorni di tempo per fornire alla Provincia analisi, suggerimenti e osservazioni tecniche. Su richiesta dei Comuni, sono state concesse ulteriori proroghe fino al 23 ottobre scorso. Il 15 gennaio 2024 la Provincia di Frosinone ha comunicato ai comuni, all’Autorità D’Ambito e ai Consorzi, la formale chiusura dei termini per la ricezione delle osservazioni e l’avvio della fase di valutazione dei contributi pervenuti. Adesso può dirsi conclusa la fase tecnica con la constatazione che non esistono in provincia di Frosinone siti in aree bianche dove localizzare l’impianto destinato a sostituire quello della Mad. Ma si apre una fase politica che imporrà una scelta da parte della Regione Lazio, come del resto a suo tempo evidenziato dallo stesso presidente della Provincia, Luca Di Stefano. Intanto toccherà al consiglio provinciale ratificare la chiusura dello studio e l’impossibilità di scegliere un luogo preciso per stoccare i rifiuti solidi urbani dei 91 Comuni.
Ma riattivare gli impianti della Mad è un’incognita… giudiziaria
Palazzo Gramsci, quindi, rinvia la palla a Rocca e, per la verità, non pareva proprio che potesse giungere a soluzione diversa, visto come da anni sono messe le cose. La tattica della ‘non decisione’ serve del resto a superare date elettorali ed evitare poblemi politici, al di là dei prevedibili sommovimenti popolari di territori che sono stati già sfruttati e inquinati. Ma il presidente della Regione ha lo stesso necessità di muoversi con rapidità ed una procedura autorizzatoria – a meno che non si applichi una logica commissariale e d’urgenza che oggi non esiste – è una soluzione difficile da praticare, perché avrebbe bisogno di tempi lunghi: circa 3 anni prima che l’impianto diventi operativo. Basti pensare alla necessità di mettere d’accordo proprietari dei terreni con imprenditori interessati a realizzare i bacini rsu e le strutture tecniche. Ora con la Mad l’autorizzazione c’è e si tratta “solo” di riattivarla e far fronte alle altre questioni giudiziarie. Cose peraltro di non poco conto e che vanno dalle motivazioni della sentenza penale, che ha portato alle condanna del titolare dell’impianto Lozza e della dirigente regionale Tosini, per giungere alle ormai imminenti sentenze su due ricorsi al Consiglio di Stato del Comune di Roccasecca contro presidenza del Consiglio dei ministri e Regione Lazio a proposito degli atti che hanno prolungato la vita della discarica di Cerreto. Tutti giudicati che Rocca, ovviamente, non potrà che prendere in esame. Mentre da Viterbo continua a ricevere critiche e pressioni da sindaco e presidente di quella provincia. E non a molto serve ricordare – come fatto da Rocca in qualche circostanza – che lui non intende seguire le orme della stagione Zingaretti quando, “a differenza di quello che sto cercando di fare, c’erano figli e figliastri”.