La Asl di Frosinone non rilascia l’autorizzazione all’esercizio della libera professione. Una mancanza di risposte che trova la dura contestazione della Cisl Funzione Pubblica di Frosinone.
«Lo scorso mese di aprile scrivemmo ai vertici aziendali della Asl chiedendo l’attuazione del regolamento relativo all’esercizio della libera professione – hanno affermato il Segretario Generale della Cisl Funzione Pubblica di Frosinone Antonio Cuozzo e il Responsabile Sanità Pubblica della Cisl Fp Frosinone Vincenzo Gaetani – Nonostante la nostra richiesta non è arrivata nessuna risposta da parte dell’azienda e, per questo motivo, abbiamo inoltrato un nuovo sollecito il 25 giugno 2024. Quanto sta avvenendo è molto grave perché si impedisce ai lavoratori e alle lavoratrici di poter avere una crescita professionale attraverso importanti opportunità che si pongono e che sono costretti a declinare. È proprio per questo motivo che siamo tornati a chiedere risposte alla dirigenza Asl di Frosinone affinché ci dia le risposte che altre Aziende del Lazio (come quella di Roma 5 con attuazione del Regolamento a gennaio 2024 e Roma 6 con attuazione del Regolamento ad aprile 2024) hanno già ottemperato. Questo blocco è discriminatorio per un doppio motivo, da una parte, come detto, si impedisce la crescita professionale dei dipendenti, dall’altro una mancata opportunità economica.

Inoltre, è doveroso precisare come questa esclusività per il Personale del Comparto (Ruolo Sanitario, Tecnico ed Amministrativo) non è riconosciuta da alcuna indennità economica variabile come in altri casi. Infatti, alla dirigenza medica viene riconosciuta un’apposita indennità per l’esclusività professionale di circa 1.353,78 euro lorde, diversamente per i dipendenti del Comparto Sanità corrispondente ad euro zero. Per questo motivo siamo tornati a sollecitare i vertici aziendali con la speranza che, finalmente, possano dare le risposte che lavoratori e lavoratrici attendono. Situazione palesemente in mancato rispetto dell’attuale Contratto CCNL 2019-2021 attualmente in vigore. Questa situazione evidenzia uno squilibrio di trattamento che non può essere accettato, soprattutto tra Lavoratori nelle diverse Aziende Regionali».