Emergenza suicidi in Ciociaria, sette morti in un mese: il presidente Rocca chieda un dossier

Sette vite che nessuno è stato in grado di salvare. Una conta impietosa, nell'indifferenza degli esponenti politici locali

Un elenco che continua tristemente ad allungarsi. Un elenco che non parla di numeri ma di persone. Morte. Di giovani e meno giovani che si sono ammazzati, impiccandosi o lanciandosi nel vuoto da finestre e balconi. In provincia di Frosinone, dall’otto maggio al nove giugno, sette persone hanno deciso di togliersi la vita. La più giovane delle vittime aveva appena 16 anni, il più anziano 88. Nel mezzo, altri tre ragazzi giovanissimi, tra i 22 ed i 34 anni, un uomo di 57 anni ed uno di 69. LEGGI QUI L’EDITORIALE.

Politica ed istituzioni non possono più restare a guardare. Non possono più rimanere in silenzio. Quel silenzio, quell’indifferenza, hanno già ucciso sette persone. Vittime del fallimento di un intero sistema, assistenziale e sanitario. Così, mentre lo scorso 23 maggio, parlavamo di quattro suicidi in due settimane LEGGI QUI – e di un’emergenza sociale che non poteva più essere sottovalutata, oggi siamo arrivati ad una conta che prosegue impietosa: sette vite spezzate. Nel totale disinteresse degli esponenti politici del territorio che, troppo presi dalla campagna elettorale, non hanno avuto neppure un istante di tempo per interrogarsi su quanto stia accadendo in questa provincia.

Ma i numeri parlano e dietro quei morti c’erano famiglie. Oggi devastate dal senso di colpa e dal dolore. C’erano madri, padri, sorelle, fratelli, figli, nipoti. Oggi restano il loro strazio, il fine pena mai e sette tombe di persone che il “sistema” non è stato in grado di salvare. Dietro ognuna di queste storie ci sono richieste d’aiuto alle quali non siamo stati in grado di rispondere. La malattia mentale, in ogni sua sfaccettatura, va riconsiderata. Occorre rimodulare il sistema sanitario, in termini di prevenzione, assistenza e cura, partendo proprio da questi numeri.

E che tutto questo non diventi l’ennesimo terreno di scontro politico sul perimetro del quale battibeccare a suon di beceri comunicati stampa di accusa tra chi non ha fatto e chi sta cercando di fare. Perché su quel terreno, in un mese, si contano sette cadaveri.

Il Presidente Rocca chieda un dossier dettagliato

Il Presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, alla luce dell’innegabile disinteresse dei suoi fedelissimi rappresentanti politici di questa provincia, chieda un dossier dettagliato. Pretenda risposte che possano mettere in luce tutte le falle nel sistema e studi le soluzioni, a breve e lungo termine, per fermare la lunga scia di morte che sta devastando decine di famiglie. Lasciate sole, prima che i loro cari decidessero di togliersi la vita e anche dopo.

In provincia di Frosinone – come già evidenziato – stando alle stime di Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, in rapporto alla popolazione, servirebbero almeno 40 psichiatri nelle strutture ospedaliere preposte. A conti fatti, non arriviamo neppure alla metà. Servirebbero almeno 20 neuropsichiatri infantili, ne abbiamo all’incirca 7. I Csm della provincia sono al collasso. Per non parlare del Reparto di SPDC, unico superstite di un’impietosa politica di tagli alla sanità che ha chiuso la porta in faccia a migliaia di famiglie.

Alla luce di questi tragici fatti di cronaca sarebbe forse il caso di rivedere le priorità e le politiche d’investimento sulla salute mentale. Le malattie mentali, quel male del secolo di cui nessuno vuole parlare, sono in costante aumento. La più comune è la depressione, tra le prime cause di suicidio. I nostri giovani e non solo, come anche le loro famiglie, non hanno gli strumenti per combattere da soli. Accade così che si veda la morte come unica via d’uscita da una sofferenza che attanaglia a tal punto da annientare ogni desiderio di continuare a vivere.

Tra un decennio, o forse molto prima, i sette suicidi che abbiamo registrato in questo mese nella sola provincia di Frosinone potrebbero aumentare in maniera esponenziale. E allora occorre intervenire, anche istituendo una task force, una cabina di regia, pragmatica, che porti a casa fatti e vite salvate, magari che parta proprio da questa provincia, prima che sia troppo tardi.

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Roberta Di Pucchio
Roberta Di Pucchio
Giornalista pubblicista

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